16 settembre oggi ci aspetta una bella visita di San Diego
Oh mamma è già passata una settimana dal nostro arrivo. E’ volata, tra i neon di Las Vegas e l’immensità dei parchi naturali.
Il tamponamento è solo un ricordo lontano e siamo pronti di nuovo ad avventurarci all’esplorazione della tanto desiderata California, che non lasceremo più per le prossime due settimane, così come le immense Freeway e le migliaia di macchine che sfrecciano ovunque, dietro, davanti, sotto e sopra di noi.
Ormai il nostro orario standard di check out è alle 9 perché iniziamo a non sentire più il jet lag e ad avere l’effetto contrario quindi la mattina ci piacerebbe dormire di più, ma le cose da vedere son tante, perciò let’s go. Lasciamo Indio per una visita veloce a Palm Springs : prima o poi ci andremo per il famoso Festival Coachella, ma nel frattempo “sondiamo il terreno”.
Il nostro arrivo a Palm Springs
Palm Springs è una graziosa cittadina che sorge nel deserto e forte è lo stacco rispetto al resto del paesaggio. Ci si arriva infatti dopo ore di viaggio passate in mezzo al nulla, in uno scenario completamente arido e spoglio.
Poi all’improvviso appare la città piena di locali e abitazioni molto curate, circondate dal verde delle palme.
Esordiamo con il primo contromano di una lunga serie: ad un incrocio al semaforo, Dome non si accorge che al di là delle 4 corsie che vanno a nord, c’è un divisorio e poi le altre 4 in direzione sud e così al verde imbocca la carreggiata al contrario e in un attimo perdiamo altri dieci anni di vita. Per fortuna gli automobilisti iniziano a suonarci e ci scansano abilmente, così col cuore a mille riusciamo a fare inversione a u e via.
Parcheggiamo nel cuore della Downtown a N Palm Canyon Drive.
Una sua particolarità è la suggestiva passeggiata sulla Walk of Fame. Lungo tutto il marciapiede sono state installate grosse mattonelle con stelle riportanti al loro interno nomi di personaggi di spicco che hanno abitato qui. Possiamo trovare quindi nomi di presidenti, cantanti, letterati e altre celebrità cui Palm Springs ha voluto rendere questo prestigioso omaggio.
Immortaliamo il tutto come sempre con quante più foto e video possibili, ma a malincuore dobbiamo lasciare la città senza riuscire a fare una visita approfondita. Ci piacerebbe poter restare più a lungo, ma abbiamo poco tempo e altre due ore di viaggio prima di raggiungere San Diego, che ha la priorità. Dobbiamo tassativamente rimetterci in marcia.
Iniziano i primi problemi con l’hotel a San Diego
Nel frattempo la nostra sfortuna vuole che mi arrivi una email dall’Howard Johnson (cliccate per la recensione) dove dobbiamo alloggiare questa e le prossime due notti, in cui mi avvisano che la prenotazione con Booking sta per esser cancellata perché la mia carta di credito è stata rifiutata. Mi faccio coraggio e chiamo il motel.
Me la cavo abbastanza bene con l’inglese ma al telefono proprio non riesco a parlare. Dopo aver chiesto conferma tre volte, capisco che mi tengono la camera fino alle 18 e che devo presentarmi prima di quell’ora con una carta nuova. Ok: prima tappa motel, così non abbiamo impedimenti su come organizzare il resto della giornata.
Arriviamo alle 13,20, ma udite udite la camera non è pronta e di conseguenza non posso lasciare un’altra carta per garantire la prenotazione. Noi vogliamo solo pagare, non entrare in camera, ma niente, ci concedono solo altro tempo fino alle dieci di sera…che stress! Questo hotel è già partito con il piede sbagliato.
Ripartiamo velocemente, siamo nella zona della University, circa 15 minuti dalla Downtown, così impostiamo nel GPS l’indirizzo della USS Midway che è l’unica attrazione in programma nella giornata perché chiude alle 17 e quindi ha la precedenza. Parcheggiamo proprio negli spazi appositi accanto a quest’ultima, a pochi passi dalla celebre opera “The Unconditional Surrender”.
Finalmente iniziamo la visita di San Diego : The Unconditional Surrender
Da un lato l’immensa portaerei, di fronte a noi la statua del bacio del marinaio con la sconosciuta e la meravigliosa vista sull’oceano e sulla baia di San Diego. Scattiamo decine di foto ed io per l’occasione sfoggio il mio bellissimo vestitino bianco simile a quello della ragazza, comprato a Las Vegas pensando proprio a questo momento.
Chiediamo ad altri turisti di immortalarci nella stessa posizione del bacio, e finiamo per ridere come matti quando questi iniziano a scattare da ogni angolazione e tutti ci guardano e ci applaudono. Siamo davvero uguali alla coppia dietro di noi.
Ci dirigiamo verso la portaerei e già dall’esterno si vedono sul piano in alto una serie di velivoli, accipicchia quanto è grande! All’ingresso non troviamo molta fila, ma Dome inizia a sollevare dubbi sul suo interesse per questo tipo di visita.
L’avevo inserita nell’itinerario perché nel viaggio passato era chiusa, ma ne farò a meno anche questa volta. Risparmiamo i 23 dollari dell’ingresso e decidiamo di passeggiare lungo l’Embarcadero. A farci compagnia il bellissimo skyline con i palazzi riflettenti di vetro e le barche ormeggiate al molo.
Un delizioso pranzetto
Ci avviciniamo al veliero del Maritime Museum, ma la nostra attenzione viene catturata da una serie di food trucks in un’area verde dalla parte opposta della strada. Tra una cosa e l’altra non abbiamo nemmeno pranzato e la vista di tutte queste leccornie ci risveglia l’appetito. C’è addirittura chi fa la pizza napoletana!
Il nostro naso da segugio e occhi da aquila però ci portano di fronte a due ragazzi che cuociono hamburger sulla griglia e compongono deliziosi sliders. Non ci imbottiamo di patatine fritte, non scegliamo il menu combo, restiamo leggeri ordinando due classici sliders con hamburger e cheese a 4,50$ l’uno.
Lascio Dome destreggiarsi col suo buffo inglese, ormai sa alla perfezione come ordinare panini senza schifezze e me ne vado alla ricerca di un posto dove accomodarci.
Nel parco adiacente è allestita un’area relax fantastica: ci sono dei grandi ombrelloni bianchi e chiunque può sedersi all’ombra e rilassarsi. Molte persone sono sdraiate su teli enormi e colorati e penso che forse potrei andare in auto a prender il nostro asciugamano per la spiaggia.
Mi accovaccio senza sedermi nel prato giusto per tenere il posto, non posso rischiare di macchiare di verde il mio bellissimo abitino bianco così resto lì ad aspettare Dome, poi decideremo il da farsi.
Durante l’attesa mi rendo conto però che molte persone se ne vanno, lasciano i teli a terra e dopo poco ne arrivano altre e prendono il loro posto: allora quello rosa accanto a me potevo prenderlo pure io?!? Che spettacolo questa cosa: un’area relax già fornita di ombrelloni e giacigli, con la musica in diffusione, i food trucks, i grattacieli dietro e l’oceano di fronte.
Non posso assolutamente chiedere di meglio. O forse sì… del buon cibo. E vengo subito accontentata: sta arrivando infatti Dome con dei panini che sembrano veramente deliziosi. Come si siede iniziamo a mangiare e fughiamo così ogni dubbio: sono proprio squisiti.
Il Seaport Village di San Diego
Ricaricate le energie siamo pronti per esplorare il Seaport Village più a sud. Si tratta di una piccola area commerciale all’aperto, con ristoranti, fast food e negozi di souvenirs nei pressi del molo, con scorci fantastici sulla baia.
Passiamo un po’ di tempo alla ricerca di qualche ricordino e di un gelato per Dome, al quale però deve rinunciare perché non si trova niente al di sotto dei 9 $, decisamente troppi per il nostro budget… la cosa ironica è che dopo 5 minuti decide di investire ben 30 $ in una felpa a stelle e strisce, senza batter ciglio.
Il Gaslamp Quarter
Anche il capitolo shopping è stato depennato e possiamo dedicarci alla prossima tappa: il Gaslamp Quarter, il quartiere più vivace della Downtown, pieno di negozi e ristoranti.
Non dista molto a piedi, ma i km macinati finora ci fanno optare per prendere l’auto. In pochi minuti siamo al centro della movida e parcheggiamo lungo la Fifth Avenue, dopo aver fatto avanti e indietro un paio di volte.
Si libera infatti un parcheggio proprio mentre stiamo per perder le speranze, ci sono però una serie di cartelli con divieti e come al solito ci mettiamo qualche minuto a capire se e come possiamo sostare.
Dome ormai sicuro del suo inglese, entra in un negozio e usando le due parole chiave park e possibile, riesce ad avere la conferma che la domenica non si paga. Nonostante siano quasi le 6 i locali sono già pieni e cerchiamo ispirazione per una possibile cena, mentre curiosiamo tra negozi di grandi marche e souvenir.
L’atmosfera festaiola è evidente ed è molto piacevole, ma i prezzi dei ristoranti non fanno per noi, così ci limitiamo a passeggiare.
Ci sono davvero tanti locali stracolmi di ragazzi che mangiano, ridono, scherzano e guardano trasmissioni sportive in TV. Dall’alto di un palazzo una forte musica attira la nostra attenzione: ci avviciniamo per curiosare e capiamo che è un lussuoso hotel con una terrazza sul tetto piena di gente che balla e sorseggia drinks.
All’ingresso invece è tutto un via vai di auto che arrivano, si fermano e scaricano velocemente altri gruppi di ragazzi che sorridenti si uniscono alla festa. L’atmosfera euforica contagia subito anche noi: sono passate poche ore da quando siamo arrivati in città ma già Dome dice di amarla.
Nel frattempo però i nostri stomaci iniziano a reclamare cibo e ancora non abbiamo deciso dove cenare.
Tramonto all’Embarcadero
Quasi quasi facciamo il bis di quei deliziosi sliders del pranzo, salutiamo il vivace Gaslamp Quarter e ci avviciniamo di nuovo all’Embarcadero…
Qui la fame passa però in secondo piano non appena ci si presenta di fronte un meraviglioso tramonto sull’oceano, il primo di Dome.
La statua dell’Unconditional Surrender e la USS Midway assumono colori favolosi con il sole che piano piano si nasconde dietro di loro.
Restiamo lì finché non sparisce del tutto, ad ammirare le onde scure mosse da quella leggera brezza marina che la sera diventa un po’ più pungente, seduti sulle scalinate accanto al National Salute to Bob Hope and the Military.
Siamo talmente rilassati e spensierati, che non ci accorgiamo del tempo che passa… Dobbiamo tassativamente rientrare in albergo prima delle 10 per risolvere il problema del check-in. E cenare.
Questa sera cena in motel, facendo tappa da Walmart
Prendiamo davvero un altro mini panino o optiamo per una bella cena casalinga? Vince a mani basse la seconda opzione. Vicino al motel ci sono un Target e un Walmart, Dome ormai me li sta facendo visitare tutti, in ogni cittadina anche sperduta, perché vuole comprare un tablet sperando di trovare qualche buona offerta.
E così ne approfitta anche questa volta e andiamo ad imbottirci di confezioni di Linguini Alfredo e Mac and Cheese e a importunare commessi di elettronica per cercare questo benedetto tablet, che non troviamo.
Sbrighiamo velocemente le nostre commissioni e arriviamo in motel appena in orario, pago il conto in sospeso e lascio anche una simpatica cauzione di quasi il doppio del costo totale per due notti. Finalmente possiamo accedere alla tanto agognata camera e preparare la nostra succulenta cena al microonde.
Dome inizia subito a scartare le varie confezioni e a imbandire la tavola, io faccio mille viaggi per scaricare le valigie, ebbene sì, si son invertiti i ruoli, ma l’uomo di casa in questo momento non vede altro che il cibo.
E poi come nei film, un litigio in diretta…
Io invece mi appresto casualmente a vedere qualcosa di molto più interessate. Carica delle ultime borse e zainetti, all’improvviso sento un gran caos e vedo uscire proprio dalla camera accanto alla nostra una ragazza e un ragazzo, visibilmente agitati. Lei gli urla contro che lo ama e che ha fatto di tutto per lui ma lo maledice perché l’ha tradita. Lui se ne infischia, sale in macchina e accende il motore, pronto a fare retromarcia. A questo punto la ragazza, che è grande e grossa più della berlina gli si posiziona dietro e continuando a piangere e ad urlare inizia a tirare botte e calci sul bagagliaio.
“Ok siamo in un film, dove sono le telecamere? E chi è la guest star?”. Eh sì mi piacerebbe…
Non è la prima volta che mi capitano cose simili, ma questo motel ce la sta davvero mettendo tutta per scalare la classifica dei miei peggiori.
Vorrei capire meglio la dinamica del litigio, ma mi rendo conto che non è il caso; rischio grosso pure io se solo mi faccio vedere perciò saltellando accovacciata sul pavimento, rientro in camera. Dome mi aspetta sbalordito chiedendo delucidazioni, io scrollo le spalle e chiudo tutte le serrature: anche questa è l’America!!!
Riscaldiamo la nostra deliziosa cenetta e in pochissimi minuti spazzoliamo via tutto, dimenticando l’accaduto.
Un’altra splendida giornata se n’è andata lasciando dentro di noi infinite emozioni. Crolliamo un po’ sconcertati ma felici perché domani ci attende un’altra straordinaria avventura: il SeaWorld e il debutto nell’oceano per Dome.