18 settembre
C’è un bellissimo sole oggi che ci da il buongiorno per la nostra ultima giornata a San Diego. Sono molte le cose da vedere, quindi vogliamo fare una bella scorpacciata al buffet del nostro hotel, per partire con la giusta carica. A dirla tutta in questo alloggio anche la colazione lascia alquanto a desiderare, senza contare che ci sono solo due tavoli e il tutto è allestito accanto al desk del check-in in un minuscolo spazio. Facciamo scorta di quel poco che c’è, qualche muffin, un po’ di latte e cereali, caffè e succo d’arancia. E mentre Simo cerca qualche ultima info per delineare bene il percorso di oggi, mi accorgo che si blocca con aria turbata. Non capisco cosa sia successo, ma mi rendo conto che sta ascoltando la conversazioni degli impiegati al desk. Pochi minuti ed è pronta a farmi la solita traduzione: uno di loro stava parlando con il 911 per denunciare una macchina rubata che è parcheggiata qui di fronte dal giorno prima. Chissà forse saranno i due della sera del nostro arrivo?
Mah… menomale stiamo per andarcene. Impacchettiamo velocemente i resti della colazione, non vogliamo problemi e torniamo in camera per caricare in auto le valigie. Sono passati forse 10 minuti e davanti alla lobby vediamo l’auto della polizia e un ragazzo seduto sul marciapiede, in manette!!! Che roba!!! Questo hotel non si è smentito fino alla fine… Lancio praticamente la chiave della camera all’impiegata e scappiamo a gambe levate. Addio Howard Johnson, eri un buon compromesso posizione prezzo, ma è sicuro che non ci rivedremo.
Con un’altra scena da film che si aggiunge alla nostra collezione di stramberie e disavventure è arrivato finalmente il momento di visitare la Old Town San Diego. Si tratta del quartiere in cui la città ha avuto le sue origini, ma non solo… qui possiamo dire sia nata la California, in quanto è stato il primo vero insediamento di tutto lo Stato, da parte dei colonizzatori spagnoli.
La Old Town è totalmente un altro mondo: è quasi più semplice sentir parlare spagnolo che inglese. Ad accoglierci i colori vivaci dell’ Old Town Market, con tanti negozietti e souvenir di ogni genere e noi non ce ne facciamo scappare nemmeno uno, per la gioia di Simo. Pochi passi e sentiamo una musica allegra cantata dal vivo provenire da qualche parte vicino a noi. Ed in effetti c’è un gruppetto di messicani nella piazzetta principale del mercato, che cantano e suonano i loro strumenti ed io mi perdo letteralmente per svariati minuti ad ascoltarli. Usciti dalla zona del mercato ci ritroviamo nel 1800, la grande piazza d’armi con la bandiera americana che sventola sul pennone al centro, le abitazioni fedelmente ricostruite come quelle dell’epoca…. Che bello, siamo qui da pochi giorni e abbiamo già incontrato mille scenari diversi, ma tutti favolosi. Da una parte c’è la carovana, dall’altra l’antica prigione e il tribunale, e poi l’abitazione del fondatore della città. Quando entriamo ci salutano dei signori vestiti a tema che spiegano come funzionavano le cose a quel tempo, sicuramente tutto interessante…peccato questo mio piccolo problema con l’inglese! Bèh come sempre mi affido all’ interprete della coppia, Simo.
Arriviamo all’ ora di pranzo in un batter d’occhio e siamo così elettrizzati che non possiamo andarcene senza prima fermarci in un tipico locale. E allora, vai di tacos e burritos, tra musica messicana e festoni colorati alle pareti. Sarà l’euforia della giornata o il lungo passeggio, ma letteralmente li divoriamo in pochi secondi, apprezzandone ogni singolo boccone. È ormai ora di andare, ma sicuramente questo luogo rimarrà ben impresso nelle nostre menti. Bye bye Old Town anche con te questo è sicuramente un arrivederci; finiamo così ultime foto di rito e siamo già in auto pronti a ripartire. Sapete che vogliamo fare adesso? Dato che io sono un grande fan di Top Gun (leggete qui per tutte le locations), che ha accompagnato la mia adolescenza, non posso perdermi la Marine Corps Air Station Miramar, che ha fatto da location a molte riprese di questo film cult. Dista solo 13 miglia, perciò impostiamo il navigatore e partiamo. Purtroppo impieghiamo molto più tempo del previsto per raggiungerlo e una volta a destinazione, il gps impazzisce e non capiamo dove realmente dobbiamo andare. Troviamo l’ingresso, ma ci accorgiamo che qualcosa non va: c’è un gate di fronte a noi con dei marines che controllano documenti ad ogni auto che si immette in quella direzione. Simo capisce tutto in quanto ha già avuto esperienze simili: stiamo per entrare in una base militare e non ci è di certo permesso. Attimi di panico, non possiamo fare inversione, dobbiamo incolonnarci con le altre auto e aspettare di presentarci davanti ai militari. Poi toccherà come sempre a Simo destreggiarsi con il suo inglese per spiegare perché stiamo cercando di intrufolarci in una base militare. Arriva il nostro turno e dichiariamo che semplicemente siamo dei fan di Top Gun alla ricerca delle locations del film . Il marine non sembra molto stupito, evidentemente non siamo gli unici che si sono presentati oggi con la medesima intenzione. Controlla comunque i passaporti e ci indica dove fare inversione a u, per andarcene, spiegandoci che se vogliamo possiamo visitare il museo dell’aviazione lì accanto, ma magari domani, perché oggi è già chiuso.
E così aggiungiamo un’altra disavventura alle tante e con la coda tra le gambe accantoniamo per un po’ Top Gun perchè un luogo davvero mozzafiato ci attende. La Jolla!!! Dista solo 11 miglia da noi, ma come sempre ci vuole quasi un’ora per raggiungerla. L’attesa però è sicuramente ripagata dalla meraviglia di questo piccolo “gioiello”. Simo era sicura che sarei rimasto a bocca aperta, quando ha insistito per aggiungerla nell’ itinerario e ancora una volta devo darle ragione. È un tratto di costa selvaggia, lunghissima e soprattutto … da togliere il fiato.
Non è semplice trovare parcheggio lungo la strada ma per fortuna ci accorgiamo che c’è un gruppo di ragazzi che per oggi ha finito di surfare. Devono però cambiarsi e sistemare tutto in auto prima di ripartire. Nessun problema, ci accostiamo in seconda fila e aspettiamo che finiscano. Non gli mettiamo fretta, sappiamo che tanto è l’unico modo per non girare altre tre o quattro volte per tutto l’isolato, anche se poi dobbiamo camminare un po’. La passeggiata è comunque meravigliosa: una caratteristica del luogo è che non ha le classiche spiagge che ci si aspetta di vedere. Costeggiamo infatti una scogliera che finisce a strapiombo sull’oceano, abitata da centinaia di simpatici inquilini, i leoni marini. Il loro baccano si sente a distanza. Man mano che ci avviciniamo alla Seal Rock ci accorgiamo di quanti sono e ci accolgono con i loro richiami incessanti. Mentre tentiamo di fotografarli da lontano arriva un gruppetto di ragazzi con grosse reti. Non capiamo che cosa stiano facendo, ma ben presto ogni dubbio viene dissipato. Sono dei volontari del SeaWorld e sono qui oggi perché gli hanno segnalato che c’è un leone marino vicino a riva con un arpione infilato in gola. Dopo la nostra visita a questo parco acquatico abbiamo scoperto che molti degli animali che ospita, provengono appunto dall’oceano perché per problemi di varia natura, andrebbero incontro a morte certa. Ed è per questo che assistiamo ansiosi a questo tentativo di “cattura”. Tentativo però, che non va a buon fine. Questo perchè gli altri leoni marini , intuito un possibile pericolo si mettono quasi a protezione del loro compagno ferito per fargli muro e impedire ai ragazzi di avvicinarsi troppo mentre lo stesso si accinge a scappare. Vani sono i tentativi di lancio della rete. Suo malgrado, l’animale riesce a tuffarsi in acqua e i volontari non possono fare altro che aspettare.
Noi decidiamo di non assistere ulteriormente a questa scena che ci ha un po’ rattristato, confidiamo nella loro bravura e pazienza e speriamo che riescano nel loro compito, ma proseguiamo più avanti dove gli scogli sono meno a picco e si riesce ad arrivare a pochi passi dei leoni marini. L’odore che emanano è nauseabondo, sarà che sono davvero tanti e che l’acqua è stagnante, ma ci piacciono un po’ meno dopo aver scoperto questo loro aspetto. Simo però è entusiasta e devo nuovamente immortalarla in infiniti scatti, mentre si avvicina sempre più. Ovviamente ci sono molti cartelli che intimano di rispettare i loro spazi, ma alcuni sono così dolci, che molte persone arrivano davvero a pochi centimetri.
Un po’ più avanti, la scogliera finisce su una piccola spiaggia dove c’è la possibilità di sdraiarsi e prendere il sole. O magari fare un bel bagnetto nell’acqua cristallina. Che bello, faccio il mio ingresso nell’oceano per la seconda volta a distanza di due giorni; non male direi. Siamo a La Jolla Cove, che fa parte di una riserva marina e quindi è molto frequentata dagli amanti dello snorkeling per tutta la sua vita subacquea. La prossima volta dovrò attrezzarmi con maschera e pinne per non perdermi questi spettacoli. Simo però non la pensa come me, mi accorgo che non è entrata in acqua ma è sparita vicino ad una piccola grotta a fare foto alle onde che si infrangono sulle rocce in fondo ad un breve tunnel. Uno scorcio meraviglioso.
A costo di risultare ripetitivi o banali, consigliamo vivamente a chiunque si trovi a passare da queste parti, di programmare una sosta a La Jolla, non solo per il paesaggio ma anche per una passeggiata tra le sue villette lussuose. Di rientro alla macchina, ci godiamo per l’ultima volta l’atmosfera rilassante al Cuvier Park. Che sensazione favolosa! Il fresco e morbido abbraccio dell’erba ci avvolge e, complice l’ebbrezza del vento ci concediamo un rigenerante riposino. Ora siamo veramente carichi ed è arrivato il momento di proseguire il tour. Ciao San Diego. Ci hai ospitato e fatto vedere parte della tua bellezza. In questi pochi giorni abbiamo cercato di assaporare e catturare quanto più possibile di te. Il tuo calore e il tuo colore, lo porteremo sempre dentro di noi!!! A presto San Diego. Questo non è assolutamente un addio… ma un sicuro arrivederci!!!!!!!
Dopo l’insuccesso con Miramar, c’è ancora una tappa che riguarda Top Gun: la casa di Charlie (più info qui) , l’ufficiale poi fidanzata di Maverick (Tom Cruise) il protagonista. Si trova ad Oceanside a 30 miglia a nord da dove ci troviamo, e non possiamo perdercela dato che è lungo il nostro tragitto per Costa Mesa, dove dormiremo questa notte. Impostiamo il navigatore che questa volta ci porta esattamente dove vogliamo. Purtroppo però anche qui abbiamo una grande delusione. Della bella casetta del film, non rimane altro che una struttura fatiscente e disabitata che, se non fosse per i posters appesi che lo ricordano, nessuno capirebbe cosa realmente è.
Decidiamo ugualmente di fare foto e video ricordo e visto che fra poco tramonta, andiamo a goderci lo spettacolo nella vicina spiaggia. Ci facciamo riscaldare dal tepore degli ultimi raggi di sole che si appresta a svanire in acqua, ma non prima di offrirci il suo meraviglioso spettacolo di luci rosse e arancio. Non c’è nulla da fare. Non ci si può abituare mai a certi scenari così pittoreschi che ti scaldano il cuore. Di fronte a noi l’oceano che è ormai un gigantesco specchio argento splendente e noi qui, al centro di tutto, con i piedi rinfrescati a riva e lo spettacolo del cielo che cambia ogni secondo. Il tutto accompagnati dalle urla di gioia dei surfisti. No, non vorremmo essere in nessun’altra parte del mondo se non qui!!!Mentre siamo assorti a guardare il tramonto, un’altra bella sorpresa si imbatte sul nostro cammino. Non ce n’ eravamo accorti prima, ma a pochi passi da noi c’è il rimessaggio delle auto dei guardaspiaggia. E il bello è che il garage è ancora aperto e si possono ammirare tranquillamente. Non c’è nessuno in giro e troppa è la tentazione per me… mi devo avvicinare. E in pochi secondi sono dentro, al loro fianco, pronto a farmi immortalare da Simo!!! Che figata amici.. si perché se Top Gun è stato uno dei miei film preferiti, Baywatch è in cima alla classifica dei telefilm. Quanti pomeriggi passati in compagnia di Mitch e degli altri guardaspiagge, sognando ad occhi aperti di venirci di persona
. Vicino a noi poi, c’è una torretta di controllo incustodita, anch’essa troppo allettante per non salire e farsi altri due scatti. Questa volta anche Simo, che prima era rimasta in disparte, vuole essere immortalata e si esibisce nelle classiche pose da guardaspiaggia.. che ridere. Ancora altre due foto ricordo e via.. anche questa è fatta. Non appena il sole ci saluta ci rimettiamo in marcia, abbiamo ancora 50 miglia da percorrere prima di arrivare a Costa Mesa e durante il tragitto dobbiamo cercare ispirazione su dove cenare. Simo è incaricata come sempre di risolvere il dilemma, mentre io mi destreggio tra il traffico della Interstate 5. Propone Hooters, una catena di ristoranti caratterizzati da ragazze vestite in modo particolarmente aderente con il classico stemma del gufo sulle magliette e io non posso che accettare. Prima però dobbiamo fare un’ultima tappa, la visita alla Chiesa Mission San Louis Reyf …… Arriviamo purtroppo che è già buio e la troviamo chiusa. Non rimane altro che scattare velocemente delle foto al suo esterno e ripartire. Come sempre siamo affamati e non vediamo l’ora di sederci e cenare. Arriviamo da Hooters e mi conquista subito. Al di là delle belle ragazze succinte (Simo non me ne volere haha!!) è l’atmosfera che mi colpisce. È il tipico locale americano visto diverse volte nei film, con musica, schermi dove seguire ogni genere di sport e soprattutto, tanti ragazzi. Il servizio è molto efficiente e non dobbiamo aspettare molto prima che vengano a prendere l’ordine. E altrettanto velocemente ci portano i nostri panini che nemmeno a dirlo… divoriamo. Sono veramente succulenti e soddisfano appieno le nostre aspettative.
Anche il locale fa altrettanto e decidiamo di lasciare una bella mancia alla gentile cameriera che ci ha servito. Ora, a stomaco pieno e con ancora negli occhi le bellissime cose fatte e viste oggi siamo pronti a fare rientro in hotel. Si perché come sempre un’altra bellissima giornata ci attende domani: l’isola di Santa Catalina!!!!
Una risposta su “Giorno 10 – Old Town – la Jolla – Oceanside”
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