28 Settembre
Ora ci dirigiamo verso Union Square, il centro dello shopping e della vita di San Francisco. E se possibile faremo anche un giretto in Cable Car. Siamo vicinissimi, abbiamo ancora un paio d’ore di luce per visitare comodamente tutto, prima di dire definitivamente Ciao alla nostra amata America. Si magari!!!
Imbottigliati nel traffico
Come al solito il traffico e i lavori sono pronti a torturarci. Arriviamo in zona in pochi minuti, poi il degenero. I parcheggi lungo la strada non ci sono. Hanno appena messo le ganasce all’auto vicina a dove pensavamo di poter parcheggiare.
Impostiamo gli indirizzi di vari parcheggi in centro che ho preventivamente cercato e nulla. I lavori lungo la strada ci fanno deviare altrove e il navigatore, anzi i navigatori (il Garmin e quello del cellulare) impazziscono in mezzo ai palazzi.
Ci mettiamo un’ora, sbagliando venti volte la strada, passando per corsie riservate agli autobus, o bloccate dai lavori…comincia a salire la disperazione. Sarò ripetitiva ma non prendete mai l’auto a San Francisco.
Per fortuna, passiamo casualmente in una traversa a due blocchi di distanza da Union Square e vediamo l’ingresso di un parcheggio a più piani. Preso! 8 dollari l’ora ma non ci importa, siamo sfiniti e non vediamo l’ora di scendere.
Union Square
Andiamo di corsa a Union Square dove per fortuna Dome rimane colpito dai negozi e dai palazzi tutti intorno e dall’ambiente piacevole.
Un tizio che litiga violentemente con una pianta ci riporta subito alla realtà: quanto è folle San Francisco.
Arriviamo alla fermata del cable car, il famosissimo tram che si vede in qualsiasi film girato in città, con la speranza di salirci e fare un giretto, ma c’è una fila spaventosa. Probabilmente l’attesa non sarebbe poi così lunga, ma l’ora passata imbottigliati nel traffico ci ha fatto perder troppo tempo e pazienza.
Decidiamo così, anche se a malincuore, di non fermarci e andare oltre.
Entriamo al Westfield Shopping Center per un ultimo saluto all’Abercrombie, dove non trovo niente di carino e poi passeggiamo su e giù per la Powell, finchè non cala la sera e tutto si illumina delle luci delle insegne, dei palazzi e delle auto.
Le nostre considerazioni su San Francisco
L’atmosfera è piacevole, soprattutto per Dome che ancora si meraviglia di trovarsi in mezzo a tutti questi palazzi così alti. San Francisco ha davvero tanto potenziale, diversi stili di architettura, grattacieli che si alternano a casette variopinte, i parchi, l’oceano, le spiagge…ma la nostra breve ma intensa esperienza col traffico metropolitano ci lasciano un po’ l’amaro in bocca.
La trovo sicuramente più pulita e rinnovata rispetto al 2012 ma concordiamo entrambi che non fa al caso nostro. Bene. Siamo arrivati alla fine del nostro tour, è buio già da un po’, la fame inizia a farsi sentire e ci aspetta una lunghissima nottata pre volo.
Ultima cena, dove? Ma da Red Lobster
Trovo per mia grande sorpresa un Red lobster a poche miglia dall’aeroporto, così decidiamo di avvicinarci, anche per oggi siamo abbastanza stanchi. La cena, la nostra ultima cena di questa vacanza, è alquanto deliziosa.
Ci ingozziamo di gamberetti e lobster mac and cheese, veramente gustosissimi.
Ed è proprio in questo momento che penso: “ cavolo anche questa volta non abbiamo visto il famoso gate all’ingresso di Chinatown!!!” …eh vabbè, ci toccherà tornare anche a San Francisco… e un sorriso mi illumina il volto. Torneremo, certo che torneremo.
L’autonoleggio è a cinque minuti dal ristorante, facciamo il pieno per la riconsegna e ci facciamo forza. Avevo inserito nella prenotazione il rilascio alle 4 di notte, ma ormai possiamo anche anticiparlo.
Per me è questo il momento più brutto della vacanza: quando riconsegni la tua cara macchinina, più grande, silenziosa e comoda di quella che hai in Italia.
Quando ti separi da colei che ha macinato migliaia di km e ha vissuto con te di tutto e di più, quando la ripulisci dalle bottiglie vuote, cartacce, abiti sparsi sotto i sedili. Quando magicamente appaiono i sedili posteriori…e tu devi dirle addio… e salire sulla navetta per l’aeroporto stanca e carica di valigie: ecco, questo è il momento più triste.
Venti giorni prima ti stava portando verso una nuova avventura. Ora invece è pronta per riportarti a casa… non vorremmo mai scendere.
Di nuovo in aeroporto…
Arriviamo in aeroporto alle 11 pm e il nostro volo parte alle 8 di domani mattina. Non abbiamo volutamente prenotato un hotel, per risparmiare su questa notte che sarebbe stata sprecata, ma un paio di poltrone un po’ più comode potevano metterle all’ingresso!
Un impiegato Delta ci aiuta subito a fare il check-in automatico, stampiamo i biglietti e come sospettavo, non paghiamo la tariffa per i bagagli.
A casa qualcuno dovrà darmi spiegazioni mooolto approfondite sulla questione. Fatto sta che in due minuti abbiamo fatto anche questo, ma l’imbarco bagagli inizia alle 4.
Ci mettiamo nelle uniche 4 sedie di fila lungo la vetrata che si affaccia sull’esterno. Pensiamo di dormire a turno e qui le foto parleranno da sole.
Da notare l’accampamento di valigie che Dome farà cadere addosso a un ragazzo seduto a terra accanto a lui. Al che lo sveglio.
Russa anche più forte di un trattore. O lo abbandono qui, o lo sveglio.
Io mi appisolo una mezz’ora, ma le note di “San Francisco” di Scott McKenzie, in versione remixata, disturbate a tratti dagli annunci costanti sul non lasciare incustoditi i bagagli, che riecheggiano agli altoparlanti, mi creano quel misto adrenalina/tristezza e non riesco a prender sonno.
Arriva il momento di passare il metal detector e pronta all’attacco c’è la nostra nuvolina di Fantozzi. Fermano una valigia nera! Di chi sarà?!? La nostra?!?
Ci portano in un angolo per aprirla e controllarla. L’addetto della security toglie con minuziosa precisione tutti gli abiti che avevo incastrato stile tetris. Ovviamente il problema è in fondo.
Eh si perché ci ho messo le impronte stampate su gesso alla Walk of fame, per paura si rompessero in stiva. Nemmeno lo apre. Passa lo stick antidroga o antiesplosivi e poi… avete presente tutto quello che aveva tolto con tanta precisione?!?
Mi dice: “io adesso non so come rimetterlo , ma potete andare, tutto ok”!!! Me lo accatasta tutto arruffato in valigia , che ovviamente nemmeno si chiude, e mi dice: “Vai a ricomporlo là”. Evvivaaaa!!!
Up in the air
Arriva il momento dell’imbarco. Ci siamo. Il volo per Minneapolis procede tranquillamente e io dormo beata.
Abbiamo 2 ore abbondanti di scalo. Passano veloci fin quando agli altoparlanti iniziano insistentemente a chiedere se qualcuno vuol cedere il proprio posto, perché c’è stato un problema di overbooking e 17 persone son in più. “Vai: panico. Tocca a noi!!! Così sì che finiamo in bellezza”.
Partono con un rimborso di 500 $ e piano piano salgono a 900$. Io non avrei problemi, ma Dome deve tassativamente rientrare a lavoro il giorno dopo. Dobbiamo partire per forza. E ce la facciamo…è andata bene!!!
L’intercontinentale passa velocemente tra un pasto, un film e una dormita. Facciamo scalo a Parigi e scendiamo per l’ultima volta nella minuscola pista di Peretola a Firenze.
Fine…. e’ davvero finito tutto. E la lacrimuccia scende…
Speriamo che vi siate divertiti in nostra compagnia per questo favoloso primo nostro viaggio insieme negli States. E saremmo felici se potrà esser utile come spunto per vostri futuri viaggi in questa parte d’America che ci ha ospitato e conquistato completamente.
Ciao America e come sempre… alla prossima!
Una risposta su “Giorno 20 – (Parte 2) Ciao America”
[…] avete letto il nostro diario di viaggio a San Francisco avrete anche capito che è meglio non avere e spostarsi con l’auto a San Francisco, sia […]