Le Grotte di Frasassi, nel cuore delle Marche, sono un vero miracolo della natura: ve le abbiamo già descritte nel precedente articolo, ma quante curiosità ci nascondono?
Ve ne vogliamo svelare qualcuna…
Innanzitutto partiamo con un promemoria sulla differenza tra stalattiti e stalagmiti:
Cosa sono le stalattiti
Sono formazioni calcaree che pendono dalla sommità delle grotte in cui si verifica il fenomeno del carsismo. Il nome deriva dalla parola greca, gocciolante. Un tipo particolare di Stalattiti sono i cosiddetti “capellini d’angelo”, minuti e fini.
Cosa sono le stalagmiti
Sono concrezioni calcaree a forma di colonna che invece si innalzano dal pavimento e sono state prodotte dal gocciolamento di acqua che deposita strati di minerali. Il nome deriva dalla parola greca “stalagma”, che significa goccia.
Scommettiamo però che fra qualche minuto ci dimentichiamo questa distinzione?
Cosa sono le cortine lamellari
In questo caso la goccia d’acqua non ha la forza di cadere a terra, ma scivola lungo la parete e contemporaneamente solidifica, creando una sorta di vela con lo spessore di qualche cm. E’ così che hanno origine le “cortine lamellari”, un nome che si distingue sicuramente meglio…
Curiosità e info tecniche sulle Grotte di Frasassi
Durante le visita percorrerete solamente 800 metri dei 35 km di grotte che son state fino ad oggi esplorate.
Inizialmente era stato progettato anche un secondo tunnel di uscita (per evitare di attraversare al contrario il solito percorso), ma non verrà mai aperto in quanto gli studiosi si sono resi conto che avrebbe generato correnti d’aria dannose per il prezioso ecosistema interno.
La temperatura delle grotte è di 14 gradi tutto l’anno. E’ consigliato portarsi abbigliamento adatto, in estate è un ottimo luogo per trovare un po’ di refrigerio, ma l’escursione termica si farà maggiormente sentire.
L’umidità è del 100%.
E’ assolutamente vietato toccare le concrezioni: il grasso delle mani si deposita su di esse rendendole impermeabili alle successive gocce che non potranno più depositarsi.
Ricordate che ogni concrezione cresce di un solo mm all’anno.
Quanto si scende sottoterra durante la visita delle Grotte di Frasassi?
In realtà ci spostiamo sempre all’altezza del livello dell’ingresso, sempre con 750 metri circa di montagna sopra di noi.
Il primo piano è considerato la parte in cui scava il fiume, mentre durante la visita ci muoviamo nel secondo piano in un saliscendi di scale e percorsi artificiali creati per facilitare la visita ma soprattutto in modo da danneggiare il meno possibile le concrezioni più belle.
Il terzo e il quarto piano adesso sono una cosa sola, in quanto il pavimento del terzo piano è crollato millenni fa, creando il pavimento su cui ci spostiamo noi adesso.
Come si sono formate le Grotte di Frasassi
Questo miracolo della natura ha avuto origine durante il Pleistocene, 1 milione e 400 mila anni fa.
Il fiume Sentino si trovava 300 metri più in alto, pronto a creare la gola che vediamo adesso.
Difficile immaginare che 200 milioni di anni fa ci fosse un paesaggio simile a quello delle attuali Bahamas: mare basso, acque poco profonde, calme, la barriera corallina e tanti organismi con guscio calcareo.
Quest’ultimi, disintegrandosi e accumulandosi, hanno formato questa immensa roccia che successivamente è emersa dal mare ed è stata soggetta a processi erosivi.
L’acqua in particolare, ha svolto una duplice azione:
distruttiva, creando le cavità,
costruttiva, riempiendole di stalattiti, stalagmite e varie concrezioni.
Alta concentrazione di anidride carbonica all’interno delle grotte
Dentro le grotte c’è una maggiore concentrazione di anidride carbonica e ve ne renderete conto dopo avere salito qualche rampa di scale. Vi sentirete improvvisamente affannati. Ma sapete che cosa crea questo fenomeno?
L’acqua piovana che filtra attraverso le rocce, porta con sé anidride carbonica e vari materiali che compongono gli strati attraversati. Nel momento in cui arriva all’interno delle grotte, incontra diverse condizioni ambientali e, per reazione chimica, perde l’anidride carbonica che si diffonde negli ambienti con una più alta densità.
Come vengono illuminate le grotte di Frasassi?
Da nessun angolo delle grotte filtra luce naturale dall’esterno.
Le lampade utilizzate per consentirci di ammirare gli ambienti sono di colorazione fredda e neutra, per far sì che non si inneschi alcun processo di fotosintesi con conseguente creazione di alghe o muffe che danneggerebbero le concrezioni.
I colori che si vedono delle rocce sono quindi dovuti al loro aspetto naturale. Se una goccia attraversa uno strato di roccia contenente ossidi di ferro e poi li deposita, dà origine al colore rosso. È così che si è creata la famosa “Fetta di pancetta” di cui vi abbiamo parlato nell’articolo “Le grotte di Frasassi: cosa aspettarsi dalla visita”.
Grazie all’illuminazione artificiale è possibile vedere anche la “Sala del trono”, il punto dal quale si son calati gli esploratori che l’hanno scoperta.
Le dimensioni risultano falsate
Le dimensioni all’interno delle grotte, sono in realtà molto diverse da come le percepiamo.
Il nostro cervello inganna gli altri sensi: essendoci poca luce, l’occhio fa fatica a mettere a fuoco e svanisce il senso della profondità e delle dimensioni. Per di più non esistono elementi extra, quali alberi o palazzi, con cui fare paragoni.
Per questo rimaniamo sbalorditi quando scopriamo che i due Giganti sono altri circa 20 metri, o che la Spada di Damocle pende per 7 metri e mezzo o che, infine, la Madonnina dello speleologo è alta due metri. A noi sembrano decisamente più piccole.
Si può dar sfogo alla fantasia
Vi abbiamo parlato nel precedente articolo di una serie di figure riconoscibili nelle concrezioni o nelle pareti delle grotte, ma in ogni angolo vi aspetterà un personaggio o uno scenario differente.
Sapete di poter trovare Dante Alighieri? E anche Babbo Natale? Non mancano figure di animali quali il gatto, il cane, il cammello e il dromedario a far compagnia alla più conosciuta orsa. E c’è pure la Statua della Libertà con un pappagallo…
Niente però vi vieta di immaginare una realtà totalmente diversa intorno a voi.
C’è vita all’interno delle Grotte di Frasassi?
Nel laghetto dell’orsa si trova una zona sulfurea al solito livello della falda freatica. Qui l’acqua ricca di ossigeno e meno densa resta sopra, mentre quella ricca di zolfo rimane al livello del suolo. Quando si incontrano si crea, per reazione chimica, l’acido solforico dalla duplice valenza:
scioglie il calcare, lo trasforma in gesso e lo rende facilmente erodibile,
fornisce energia chimica utilizzata da alcuni animaletti per creare se stessi e per innescare una catena alimentare indipendente dalla fotosintesi clorofilliana. Si tratta del processo della chemiosintesi, che avviene in assenza di luce, scoperto qui dentro negli ultimi 20 anni.
Sono state trovate oltre 20 specie di esseri viventi, alcune sconosciute alla scienza fino al momento della scoperta, altre autoctone e endemiche.
Il Niphargus ictus ne è un esempio: è un piccolo crostaceo troglobio, simile ad un gamberetto, lungo dagli 8 ai 10 mm, di colore bianco, con occhi atrofizzati perché vive al buio e che nuota a pancia in giù.
La scoperta casuale delle Grotte di Frasassi
Le grotte furono scoperte nel 1971 da un gruppo di giovanissimi, di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Solo un paio di loro erano maggiorenni e avevano qualche esperienza di speleologia, gli altri ne conoscevano le basi grazie ad un semplice corso di avvicinamento.
La scoperta avvenne quasi per caso. Le loro energie erano concentrate nell’esplorazione della “grotta della Speranza”, quando furono avvisati da alcuni amici che nelle vicinanze usciva un fiotto d’aria dal terreno.
Un gruppetto si distaccò dagli altri per andare ad esplorare la zona indicata e trovò realmente un ingresso nel terreno e si addentrò arrivando fino ad una saletta chiusa su tutti e 4 i lati.
Anche qui l’aria continuava a filtrare e proseguirono l’esplorazione in cerca del punto di ricircolo. Arrivarono nei pressi di una frana e continuando a scavare furono investiti da un fiotto d’aria ancora più intenso. Eccoli arrivati nella Grotta Grande del Vento, successivamente chiamata Abisso Ancona, in onore della città da cui provenivano la maggior parte degli impavidi esploratori.
Dovettero fare vari viaggi in città per recuperare l’attrezzatura adatta e richiamare tutto il gruppo in loro aiuto. Aprirono un cunicolo di circa 80 metri arrivando a quella che oggi è chiamata la “sala del trono” e poi al “terrazzino del brivido”. Lanciarono un sasso per calcolare lo spazio vuoto sotto di loro.
Il sasso impiegò 5 secondi per toccare terra e rimandò un eco fortissimo: sotto i loro piedi c’era qualcosa di molto profondo e molto ampio.
Maurizio Bolognini e Fabio Sturba erano gli unici due maggiorenni che si giocarono tirando a sorte, la possibilità di calarsi per primo. Toccò a Maurizio Bolognini fare la prima discesa immerso nel buio delle grotte, con semplici scalette metalliche, per circa 120 metri.
Non appena toccò terra lo accolsero due immense concrezioni, quelle che adesso chiamiamo i Giganti.
Ciò che scoprirono, loro e i successivi esploratori, lo trovate in questo articolo.
Per saperne di più
Per conoscere la storia esatta di questa sensazionale scoperta vi rimando al sito web http://www.frasassigsm.it scritto dagli scopritori del Gruppo Speleologico Marchigiano C.A.I di Ancona.
Se cercate spunti per visitare altre bellezze della zona vi consigliamo:
il Tempio del Valadier oppure Cupramontana.
2 risposte su “Curiosità sulle grotte di Frasassi”
Interessante e completo articolo ma la storia della scoperta non rivela “la vera storia della scoperta” ma le fasi successive dell’esplorazione. Collegandosi al sito web http://www.frasassigsm.it scritto dagli scopritori del Gruppo Speleologico Marchigiano C.A.I di Ancona, si può conoscere la storia ed il suo affascinante svolgimento.
Grazie Giancarlo per l’apprezzamento e per la precisazione! Ho provveduto ad inserire il link al vostro sito web, così anche tutti i nostri lettori potranno emozionarsi scoprendo la vostra vera storia!