Raggiolo, uno dei Borghi più belli d’Italia, nascosto tra i boschi casentinesi, in Toscana, è sorprendentemente ricco di cose da vedere.
“Un piccolo borgo di pietra, un labirinto dell’anima, un luogo in cui perdersi, una dimensione in cui ritrovarsi.”
Questo è il messaggio di benvenuto che ci accoglie una volta arrivati al cospetto del grosso masso con la scritta Raggiolo, qualche centinaio di metri prima dell’ingresso al piccolo borgo arroccato, che domina dall’alto la valle.
Raggiolo si raggiunge percorrendo per qualche chilometro una strada tortuosa, che quasi si confonde con i boschi circostanti ed appare all’improvviso, raccolto come un piccolo presepe, elegante e circondato dal verde di una folta vegetazione.
Raggiolo la conosco da sempre, dai tempi dell’asilo e poi da quando, più grandicella, passavo di lì per fare escursioni nei boschi più in alto. Ma in 30 anni non avevo ricordo di averla mai visitata all’interno, tra i suoi vicoli graziosi e ben curati, tra quelle casette in pietra eleganti, ordinate, i davanzali fioriti, che da qualche anno gli hanno permesso di entrare a far parte dei Borghi più belli d’Italia.
E c’è voluta la pandemia per farmi decidere di andare in esplorazione, nel modo migliore e più completo possibile: raggiungendone il cuore, dopo aver percorso un breve sentiero nel bosco.
Cosa vedere a Raggiolo
Come vi dicevo, ho deciso di arrivare all’interno del borgo di Raggiolo seguendo il sentiero le Vie del Castagno, dove ero certa avrei trovato qualcosa di molto particolare.
Il sentiero le Vie del Castagno
Il percorso inizia in prossimità del grande sasso con inciso Raggiolo, ma non è possibile parcheggiare lungo la strada accanto, perché proprietà privata. L’ideale è quindi proseguire in auto per circa 200 metri fino a che, a sinistra, si incontra un piccolo bivio. Da qui si attraversa un gruppetto di casette in pietra raggiungendo una piccola piazza con qualche parcheggio gratuito.
A questo punto si può tornare indietro a piedi ed iniziare il percorso proprio dal grande sasso, oppure svoltare direttamente a sinistra ed entrare immediatamente nel bosco, seguendo in ogni caso le indicazioni per le Vie del Castagno.
650 metri circa di passeggiata, costeggiando il torrente Barbozzaia, immersi nel verde della rigogliosa vegetazione boschiva ripariale. Si alternano le alte fronde di ontano nero, salice bianco e nocciolo selvatico a specie floreali coloratissime quali dentaria e ranuncoli.
Il silenzio più assoluto, lontano dalla strada principale mai eccessivamente trafficata e dal paese, comunque sempre piuttosto tranquillo. A farci compagnia il canto degli uccellini e il solo rumore del torrente che scende vorticoso a valle, creando meravigliosi giochi di acqua da fotografare per ore.
Il sentiero è lievemente in salita, ma facilmente percorribile. L’incanto della natura circostante, vi distrarrà da ogni ipotetica fatica anche se, nel caso in cui il tempo dei giorni precedenti non sia stato dei migliori, è sempre meglio munirsi di scarpe adatte per evitare di fare zig zag tra le pozze.
Tra una cascatella e l’altra si incontra un ponticino in legno che porta ad un ripido sentiero dal quale si raggiunge Raggiolo in pochi passi. Ma il meglio deve ancora venire perciò proseguite lungo il sentiero anche quando incontrerete i cartelli di divieto d’accesso e proprietà privata.
Le “pietre animate”: sculture di animali nella roccia a Raggiolo
Poco dopo si aprirà un bel prato di fronte a voi, con un’abitazione abbandonata e un altro piccolo ponte, raggiungibile passando tra la siepe fiorita e la casa, per qualche metro. Un’ambientazione delle fiabe. Tutto curato e pulito e soprattutto finalmente appare ciò che stavo cercando.
Per caso, cercando immagini di Raggiolo su Instagram, per farmi un’idea di cosa vedere assolutamente, ho trovato un paio di foto molto particolari. Un gufo, un lupo e un cinghiale, scolpiti nella roccia in mezzo al fiume.
Ebbene sì, si tratta di di un’opera dello scalpellino Roberto Vignali, che è riuscito a dare un’anima alle pietre che emergono dall’acqua, riproducendo animali che rappresentano l’essenza del paese.
Il cinghiale e il lupo simboleggiano la natura selvaggia di Raggiolo. Sono i simboli per eccellenza del territorio che lottano in continuazione per riappropriarsi dei terreni di cui l’uomo li sta privando. Sono considerati dannosi e anche pericolosi, ma sono l’anima del bosco e per questo non posson esser ignorati.
Il Mulino di Morino
Attraversato il ponte ricoperto di erbe e muschio, un cartello fatto a mano indica un altro breve sentiero che porta al Mulino di Morino. Un antico mulino ad acqua, regolarmente funzionante fino a 15 anni fa. Qui veniva prodotta una farina di castagne di qualità eccellente, grazie alla particolare tecnica di macinatura.
Al suo interno si trova l’Ecomuseo della Castagna e della Transumanza, che purtroppo al momento della mia visita non era ancora riaperto dopo il lockdown.
E’ sicuramente una tappa imperdibile. Rappresenta l’ennesima testimonianza dell’anima e dell’identità del paese, che nei decenni passati ha trovato una grande fonte di sostentamento in questa attività.
Per conoscere gli orari di apertura consiglio di contattare i recapiti in fondo all’articolo.
Tra il ponte e il Mulino vi cadrà l’occhio anche su di un piccolo parco giochi, pulitissimo e ben curato. Non mi sarei mai aspettata di trovarlo così accogliente, anche in mezzo al bosco e dopo tanti mesi di lockdown. Invece a Raggiolo si vede in ogni angolo ed anche in queste piccole cose, la cura che i suoi abitanti hanno per ogni minimo particolare e in ogni momento. E questo è un loro grande punto di forza.
Questa attenzione gli ha davvero fatto meritare l’ingresso tra i Borghi più belli d’Italia. Ciò che ho particolarmente apprezzato è l’aver visto come gli abitanti si interessino a rimanere meritevoli di questa qualifica, a differenza di molti altri Borghi, che dopo la nomina, si lasciano andare.
Dopo un’ultima breve salita si entra finalmente nel paese.
Cosa vedere nel cuore di Raggiolo uno dei Borghi più belli d’Italia
Il sentiero diventa lastricato e gli alberi lasciano spazio ad un panorama mozzafiato dominato dal verde dei boschi circostanti e dal Monte della Verna, all’orizzonte.
E finalmente si iniziano a vedere le casette in pietra e i tanti tetti rossi, che si arrampicano lungo il crinale. E poi i colori accesi dei tanti fiori che fanno capolino dai balconi o penzolano lungo le mura dai giardinetti privati.
La stanza del Tempo
Una piccola porta aperta ci mostra la Stanza del tempo. Stampe di vecchie fotografie, scarpe da lavoro, una sella di un mulo, una stadera e vari strumenti tipici dei boscaioli. Un salto indietro nel tempo, per capire la vera anima di Raggiolo.
Ad ogni passo un piccolo dettaglio da scoprire: gnometti in legno nascosti qua e là e tanti quadretti, con poesie e frasi.
Divertitevi a cercarli tutti, perdendovi tra i vicoli del paese. Ricordate però che i primi “cappellini a punta” vi accoglieranno dal loro covo in legno, tra gli alberi del parco giochi. Aguzzate la vista!
Il Muro delle parole dimenticate
In corrispondenza della fontana che si incontra poco dopo la stanza del Tempo, il Muro delle Parole Dimenticate ha il compito di ricordare gli antichi vocaboli della comunità. Quelli tramandati dai nonni dei nonni, testimonianze di un passato ormai troppo remoto.
Nelle pietre del muro sono incise immagini di piccoli animali e di insetti, con i corrispondenti nomi in raggiolatto, individuati da una ricerca dell’Università di Firenze. E così si ricorda la ciùcola (lucertola), il cuccusillo (moscon d’oro), i tanaglioni (forbici) e la mosca paolina (coccinella).
La Piazza di Raggiolo
Pochi passi, tanti dettagli da scoprire e si arriva a Piazza San Michele, l’antica piazza del paese, un tempo racchiusa tra le mura castellane che oggi sono state trasformate in abitazioni.
Con la sua forma semicircolare, è facilmente riconoscibile e vede vicoli e scalette che si snodano salendo verso l’alto.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Sulla piazza si affaccia la Chiesa di San Michele Arcangelo, un tempo Palazzo di Giustizia del Conte Guido Novello. Da qui amministrava la giustizia o partiva per le spedizioni di caccia o di guerra.
Al suo interno si possono ammirare una tela del Seicento della Madonna del Rosario e una Del Quattrocento su San Michele Arcangelo, un busto in gesso del Redentore della bottega di Ferrucci (1456-1526) e un bassorilievo della Madonna col Bambino della bottega di Donatello.
Ecomuseo della Castagna
Accanto alla chiesa, nella vecchia scuola del paese, attiva fino alla Seconda Guerra Mondiale, ha invece sede l’Ecomuseo della Castagna.
La Bastia
Di fronte alla chiesa un vicolo sale in forte pendenza. Dopo una breve camminata si arriva di fronte ad una chiesetta sobria, importante prevalentemente per il suo significato.
Qui si trovavano infatti due elementi fondamentali del castello: la torre più alta e la cisterna. Proprio sopra quest’ultima, fu fatta costruire la chiesetta per usarla come sepolcreto. Della torre invece si ha traccia nel muro posteriore, in cui si nota una netta staccatura dal resto della struttura. Praticamente è ciò che resta dell’antico cassero, ancora oggi definito “la bastia”, a testimonianza delle origini corse di Raggiolo, di cui vi parlerò fra poco.
Tornando nella piazza principale, si inizia ad uscire dal paese e in meno di 10 minuti a piedi si arriva al parcheggio fuori dal borgo in cui è iniziato il nostro tour.
Il tunnel di Raggiolo
Nel tragitto di ritorno al parcheggio, vi troverete di fronte ad un tunnel molto particolare. Dopo un bando per un progetto di riqualificazione, l’arte moderna è stata messa al servizio di una struttura fino a quel momento poco attraente. Ed è così che appare una volta celeste con le costellazioni, simbolo di un viaggio sotterraneo, di passaggio dalle tenebre alla luce e di rinascita.
Nel pannello nell’area verde a lato della curva troverete tutte le informazioni inerenti al significato di questa opera.
Il ponte dell’Usciolino
Tra il tunnel e il nostro punto di partenza, fa capolino, a sinistra, un cartello in legno, con le indicazioni per Quota.
Attraverso un sentiero di 5 km circa, che inizia con il ponte romanico dell’Usciolino, si raggiunge un altro borgo molto carino, Quota. Con una giornata intera a disposizione potrebbe esser un’ottima idea visitare entrambi e abbinarci anche questa semplice escursione nel bosco.
Consiglio di fare il percorso che parte da Raggiolo e non viceversa in quanto da Quota il sentiero non è segnalato e seguendo la strada più larga si arriva qualche centinaio di metri prima del Ponte dell’Usciolino. Il percorso è comunque fattibile in circa mezz’ora, ma lo sconsiglio a chi non conosce bene il luogo.
Le origini di Raggiolo
Longobardi, conti e castelli
La storia di Raggiolo è molto antica. Venne fondato nel VII secolo da goti o longobardi, e nel 967 l’imperatore Ottone I lo concesse come feudo a Goffredo d’Ildebrando.
Il castello raggiunse il massimo spledore quando, dalla metà del XIII secolo, passò in mano ai conti Guidi. Guido Novello II, conte di Raggiolo, vi si stabilì dal 1301 al 1322, rendendolo uno dei feudi più importanti e ricchi della vallata.
Il 1440 fu l’anno che segnò la caduta definitiva dei Conti Guidi in Casentino con le truppe di Niccolò Piccinino che incendiarono il castello e uccisero quasi tutti gli abitanti.
Il castello non fu mai più ricostruito e adesso ne rimangono solo le tracce di cui vi ho parlato precedentemente.
Raggiolo il Paese dei Corsi
Esplorando il paese capita spesso di imbattersi nella parola Corsi. Gli abitanti di Raggiolo sono infatti, secondo la tradizione, originari della Corsica.
Si dice che un provvedimento del Granduca, fece arrivare i Corsi per ripopolare la zona, come successe per la Maremma. Altre ipotesi, vedono invece i raggiolatti emigrare in Corsica e poi tornare in paese.
Non ci sono documentazioni certe a chiarire queste supposizioni, ma gli abitanti di Raggiolo non hanno dubbi sulle loro origini e le mostrano ancora con fierezza.
Nel corso dei secoli si sono fatti riconoscere per il loro carattere da montanari, chiusi, dediti alla raccolta di castagne, alla vita nel bosco e alla transumanza. Gelosi delle proprie terre che ancora oggi gli procurano buona parte del loro sostentamento.
Con le nuove generazioni sta scomparendo il lato burbero e poco aperto agli estranei e si fa spazio sempre più l’interesse per un rinnovamento che però non dimentica mai le origini.
E infatti le poche persone che abbiamo incontrato in paese, non hanno esitato a fornirci informazioni, scambiare quattro chiacchiere o a rivolgerci un semplice saluto.
Quando visitare Raggiolo
La natura che fa da cornice al borgo tra i più belli d’Italia di Raggiolo, lo rende appetibile in qualunque momento dell’anno.
Il fogliame che passa dal verde acceso ai colori caldi autunnali e poi ancora al bianco della neve che lo trasforma in un villaggio incantato, permette di godere di una piacevole visita del borgo tutto l’anno.
La festa della Castagnatura
Tuttavia i primi giorni di novembre si svolge la “festa della castagnatura”, uno dei principali motivi di orgoglio di Raggiolo e potrebbe esser questo il momento giusto per una visita che soddisfa tutti i vostri sensi.
Le vie del borgo vengono animate da prodotti tipici a base di castagne, dal ceppo acceso, da prodotti artigianali locali e da canti e storie raggiolatte intorno al seccatoio.
Contatti, indirizzi e numeri utili per la visita di Raggiolo
La Brigata di Raggiolo
Via Piana 6, Raggiolo Tel. 3473308906 – 3387293424
Email: labrigatadiraggiolo@gmail.com
Ecomuseo del Casentino
Tel. 0575507272
Email: ecomuseo@casentino.toscana.it
Comune di Ortignano Raggiolo
Via Provinciale 4
Tel. 0575-539214 Email: ortignanoraggiolo@casentino.toscana.it
Dove dormire in Casentino o in Toscana? Fatevi consigliare da Dormoa.com con i migliori appartamenti selezionati con cura, compilando il form che appare cliccando nel banner.
9 risposte su “Raggiolo: cosa vedere in uno dei Borghi più belli d’Italia in Toscana”
Paese senz’altro da visitare!
Senza dubbio merita una visita anche se purtroppo è ancora troppo poco conosciuto.
[…] Raggiolo: cosa vedere in uno dei Borghi più belli d’Italia in Toscana […]
Un borgo casentinese reso”diverso” dalla la riservatezza della comunità che lo ha abitato in passato, ma non meno interessante e bello di qualsiasi ialtro borgo della vallata. Direi una “perla” che merita di essere mostrata al resto del mondo.
Sono d’accordissimo con le tue parole. Per questo nel mio piccolo, ho voluto dedicargli un articolo e farlo conoscere ai miei lettori e followers e sono certa che in molti lo apprezzeranno 😉
È possibile avere le coordinate del sentiero le vie del castagno?
Buongiorno Melania, grazie per aver letto l’articolo e per aver scritto. Purtroppo però non so darti informazioni così precise ma puoi rivolgerti ai vari recapiti che ho indicato in fondo all’articolo e troverai sicuramente chi può aiutarti. Buona giornata
Grazie Simona per tutti i luoghi che ci fai scoprire.
Grazie mille Alex per aver lasciato il tuo commento. Mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato il mio lavoro e spero di esserti utile anche in futuro. 😉