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Cosa vedere a Orciano di Pesaro : il borgo dei cordai di Terre Roveresche

Su una collina che separa la valle del Metauro da quella del Cesano, due alte torri, attirano il nostro sguardo curioso non appena terminata una visita a Mondavio: scopriamo così Orciano di Pesaro e decidiamo di fare una deviazione per vedere che cosa offre.

Orciano di Pesaro, insieme a Barchi, Pagge e San Giorgio di Pesaro, fa parte di Roveresche, un Comune nato il 01 gennaio 2017. Un Comune che comprende 4 castelli principali e tante piccole frazioni a cavallo tra le vallate del Metauro e del Cesano.

Inizia la nostra esplorazione di Orciano di Pesaro

Arriviamo lungo un’unica via principale, su cui si affacciano un paio di bar, negozi e ristoranti ed è qui che decidiamo di parcheggiare. Proprio davanti a noi scorgiamo il pannello con le indicazioni turistiche, che ci illustra come svolgere la visita.

Con una camminata di circa 800 metri, in una quarantina di minuti dovremmo riuscire a visitare tutto, non possiamo farci sfuggire questa occasione.

Sinceramente non lo avevamo incluso nel nostro itinerario in quanto non menzionato negli itinerari inerenti quelle zone. Ed invece seppur piccolo, è stata proprio una piacevole scoperta.

Il Parco del Castagno

La prima tappa è un breve tunnel tra i palazzi che ci porta in un giardino interno in cui al centro si mostra maestoso un castagno secolare del 1700, alimentato da una sorgente sotterranea.

Cosa vedere a Orciano di Pesaro castagno secolare
Il Castagno secolare – Orciano di Pesaro

In realtà si tratta di un ippocastano, comunemente chiamato anche Castagno d’India, con un tronco dalla circonferenza di 4 metri, i cui frutti venivano utilizzati come nutrimento per i cavalli.

Adiacente, l’hotel ristorante Il Castagno cerca di catturarci con i suoi inebrianti profumi di grigliata, ma non è il momento per noi di fermarci qui, purtroppo…

Piazza principale con le Chiese di Santa Caterina San Silvestro e la casa natale di Cosimo Betti

Pochi passi ed arriviamo nella piazza principale del paese, Piazza Garibaldi. Una graziosa area con tavolini all’aperto su cui si affacciano due chiese e qualche locale.

L’ ex Chiesa di Santa Caterina, sulla sinistra è al momento inaccessibile, sembrerebbe per un cambio di destinazione d’uso e anche quella di San Silvestro è chiusa, nel vicolo in discesa lì accanto. Ci dobbiamo limitare ad osservarle dall’esterno, nella classica struttura a mattoncini rossi, che caratterizza molti palazzi del paese.

L’occhio ci cade allora su una targa proprio sopra l’insegna del bar. Indica il luogo di nascita di Cosimo Betti, magistrato del 1700 appassionato di astronomia, fisica e poesia. Purtroppo della sua dimora originale ne resta solo la collocazione.

Targa casa natale Cosimo Betti Cosa vedere a Orciano di Pesaro
Targa casa natale Cosimo Betti – Cosa vedere a Orciano di Pesaro

Porta Nuova

Proseguendo lungo la lieve salita, rimaniamo stupiti di fronte ad un imponente arco di accesso alla struttura del castello sormontato da una alta torre civica campanaria con il cupolino.

E’ una delle due porte d’ingresso, Porta Nuova, rivolta verso Sud, che si contrappone a Porta Vecchia, a Nord.

Cosa vedere a Orciano di Pesaro Porta Nuova
Porta Nuova – Orciano di Pesaro

Questo massiccio complesso architettonico, in origine era il Palazzo ducale, scelto dalla famiglia Della Rovere per trascorrere la propria villeggiatura. Il palazzo ha purtroppo cambiato numerose destinazioni d’uso e conserva ben poco al suo interno che ne riesca a testimoniarne le origini.

Di Orciano di Pesaro si hanno tracce sin dal VII secolo quando apparteneva all’esarcato di Ravenna. Nel corso del 1300 fu occupato e saccheggiato più volte dai Malatesta.

Entrò poi a far parte del Ducato d’Urbino, insieme al vicariato della vicina Mondavio. Guidobaldo II Della Rovere lo cedette nel 1550 al conte Antonio Landriani e successivamente al conte Prospero Bonarelli a cui fu tolto nel 1574.

Probabilmente la struttura che vediamo risale a questo periodo storico.

Sono rimasti solamente una piastra in arenaria degli inizi del 1500, con il simbolo dei Della Rovere e uno stemma sopra l’arco con le insegne di Giovanni Della Rovere, che permettono di stabilire una data di costruzione intorno alla fine del 1400.

Nel 1622 accolse le monache di clausura dell’Ordine di San Benedetto, che vi rimasero fino alla soppressione degli ordini religiosi. Da quel momento il palazzo ha ospitato la sede municipale, la scuola media e la scuola agraria.

La Chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano di Pesaro

Dalla vista dell’arco e dei campanili, tutto ciò che abbiamo incontrato nel minuscolo cuore del castello, tra le sue mura, è stato per noi uno stupore continuo.

Sulla destra la chiesa di S.Maria Nuova, sembra volersi nascondere tra gli altri palazzi rossi dello stretto borgo, ma basta un attimo per rimanere stupiti dalla bellezza della sua monumentale porta in pietra.

Secondo un’antica tradizione il portale è attribuito a Raffaello Sanzio di Urbino, quello che è certo è che la ricchezza dei suoi dettagli e la sua imponenza non passano inosservati.

La chiesa di Santa Maria risale all’epoca rinascimentale e prende l’appellativo di “Novella” perché ha sostituito la chiesa di Santa Maria della Pieve, di cui si attesta l’esistenza fin dal 1156 nella bolla di papa Adriano IV del 5 maggio 1156.

La costruzione della nuova struttura, comprensiva di torre campanaria, risale al 1492, su disegno dell’architetto Baccio Pontelli, l’architetto di papa Sisto IV.

Piazza Gio Pomodoro

Improvvisamente i palazzi lasciano spazio ad una splendida terrazza con vista sulle colline circostanti. Un getto di luce e di immensità ci sorprende ancora.
L’ennesima piacevole sorpresa.

Siamo in piazza Gio Pomodoro, recentemente risistemata, con al centro la scultura “Sole Deposto” del famoso artista locale, la cui casa natale sorgeva proprio lì.

Le sedute lungo il muro che la delimita ci invitano a sederci per goderci quella meravigliosa e soprattutto inaspettata vista. Mondavio con la sua Rocca Roveresca e i suoi campanili è proprio di fronte a noi e laggiù all’orizzonte anche i monti più alti

Il museo della corda e degli antichi mestieri

La nostra attenzione è richiamata anche da una corda e da un orcio in bronzo fuso posizionati sulla colonna a sinistra che fiancheggia un vicolo in discesa.

Da qui si accede al Museo della corda e del mattone.

Purtroppo da ottobre a marzo è aperto solamente la domenica dalle 9,30 alle 12,30, oppure tramite prenotazione.

cosa vedere a Orciano di Pesaro il museo della corda e degli antichi mestieri
Cosa vedere a Orciano di Pesaro – Il Museo della corda e degli antichi mestieri

La nostra improvvisata ci ha fatto perdere l’occasione di una visita sicuramente interessante. Scopriamo però che sin dall’antichità Orciano era rinomata per la produzione della canapa e per la fiorente attività dei cordai, ricercati anche dai marinai fanesi per la produzione di reti per i loro pescherecci, una tradizione che ha plasmato l’animo del paese.

 All’interno del museo è così possibile scoprirne di più. Qui sono esposte le materie prime per la produzione della corda, così come gli strumenti di lavoro e il macchinario principale corredato da un’ampia esposizione di varie campionature.

Ad accogliervi nella prima sala ci sarà però anche una sezione dedicata al mattone: documenti storici e fotografici della Fornace di Orciano e alcuni esempi di prodotti finiti. Non mancano anche testimonianze delle attività rurali e artigianali che si svolgevano in paese, caratteristiche che ritroviamo un po’ in tutto il territorio marchigiano, da sempre legato ad artigianato ed agricoltura.

Insomma un borgo piccolo e raramente menzionato nei classici itinerari marchigiani, oscurato dai vicini Borghi più belli d’Italia di Mondavio o Mondolfo, che però vale sicuramente una breve visita, come tappa intermedia tra i due.

Consiglio però di includere anche il Museo della corda, del quale vi lascio il link della pagina Facebook in cui troverete i recapiti utili.

Cosa vedere nelle vicinanze di Orciano di Pesaro:

Fa parte del territorio di Orciano di Pesaro anche l’antico castello di Montebello, l’imponente Palazzo Roveresco. Qui si segregò volontariamente, dal 10 maggio 1609 al 7 giugno 1632 giorno della sua morte, Lavinia Della Rovere, figlia di Guidubaldo II e Vittoria Farnese e vedova di Alfonso d’Avalos marchese del Vasto.

Attualmente il palazzo si trova in un pessimo stato, con restauro in corso, ma se siete curiosi di vederne gli esterni, dista solo 7 km dal centro.

Noi nell’itinerario di quella giornata abbiamo incluso anche Mondavio e MarottaMondolfo: dalle rocche in collina, alla spiaggia e ai colori dei mosaici che caratterizzano il borgo marinaro.

Aggiornamento maggio 2022: Dopo aver visitato anche uno degli altri borghi che insieme a Orciano di Pesaro fa parte del comune di Terre Roveresche, vi consigliamo di fare un salto anche a Barchi. A darvi il benvenuto una porta ad arco del ‘600 completamente ricoperta da un albero della vita colorato realizzato ad uncinetto.

Nelle vicinanze consigliamo anche una visita a Morro d’Alba, il borgo della Scarpa e della Lacrima.

2 risposte su “Cosa vedere a Orciano di Pesaro : il borgo dei cordai di Terre Roveresche”

Se posso le suggerirei alcune correzioni:
Non definirei le due torri campanarie perchè quella inglobata nella Chiesa non ha le campane. Limiterei la definizione a “due alte torri”.
Eliminerei anche la sorgente sotterranea che alimenterebbe il Castagno, le assicuro che è una bufala. Il Castagno ha un impianto di irrigazione automatico resosi necessario dalle dimensioni raggiunte e il limitato spazio occupato dalle radici.
La Porta di accesso al Castello è decisamente imponente, ma non è certamente Nuova. Essa è il Mastio di difesa dell’antico Castello, costruito come veniva concepita la difesa nell’Alto Medioevo ed è ancora molto simile, tranne che per la copertura a due falde (prima vi era la terrazza merlata) e per la mancanza del ponte levatoio, a come si presentava, già nel 1348 quando i Malatesta, decisi a conquistare tutta la Marca di Ancona, la conquistarono senza troppa fatica. Gli resistettero e dovettero prenderle a forza d’armi: Jesi, Osimo e Orciano.
Molto dopo il complesso si trasformò nel palazzo dei Della Rovere. In seguito alla morte di Antonio Landriani (genero di Guidubaldo II) la Contea venne affidata nel 1559 a Pietro (non Prospero, suo figlio nato il 1582) Bonarelli (figlio della sorella di Landriani e di Giacomo Bonarelli).
Eliminate qualsiasi riferimento a Novella, riferito alla Chiesa di Santa Maria (è un appellativo fiorentino usato da Gianni Volpe che non ha riscontro nei documenti storici). La sua costruzione è terminata nel 1492 e il progetto di Baccio Pontelli modificava una struttura preesistente che includeva la Torre nuova costruita dalle fondamenta dai Malatesta nel 1348. Per confermare la loro preminenza la costruirono più alta della preesistente torre che venne conservata in segno di rispetto e in onore dei prodi orcianesi. La Torre Malatestiana che aveva, al pari di quella civica, una forma semplice, venne messa a nuova foggia da Baccio Pontelli e integrata nella Chiesa, al punto da utilizzarne il fusto per ospitare la cappella di sinistra. Ripeto, questa Torre non ha campane. La Pieve di Santa Maria e il Castello di Orciano sono citate nei documenti Papali di conferma al Monastero di Fano già in epoca Bizzantina.
Nella parte del Museo correggere il termine “ferro battuto” riferito alla corda sulla colonna di destra della Piazza Giò Pomodoro. La corda e l’orcio che si trova sulla colonna di sinistra, sono fusioni in bronzo eseguite dall’artista a rappresentare due sicure produzioni e/o riferimenti della nostra Terra, ma soprattutto sono i simboli della vita rappresentando gli organi femminile e maschile.
la parola “produzione”, riferita alla canapa, con “lavorazione”. In effetti la canapa proveniva quasi interamente dalla Regione Emilia Romagna, la marginale coltivazione locale era usata per le necessità dei singoli produttori.

Buongiorno signor Rodolfo, la ringrazio per aver dedicato il suo tempo alla stesura di precisazioni così dettagliate.
Vorrei però puntualizzare anche io alcune cose:
– Innanzitutto io non sono né una studiosa d’arte, né una guida turistica né tantomeno voglio sostituirmi a loro e considerando che il mio pubblico di lettori ha esigenze più disparate, per non annoiare chi non è del settore (che ripeto non essere nemmeno una mia competenza) tante informazioni troppo specifiche, (date, nomi ecc) sono volutamente omesse.
Lo scopo del mio articolo è di far conoscere luoghi interessanti e dimenticati dal mondo per aiutare il turismo e le piccole realtà a risollevarsi. Il compito di fornire adeguate informazioni storiche ed artistiche dovrebbe spettare però alle amministrazioni comunali o agli enti preposti per il turismo. A malincuore mi rendo conto che quindi forse in questo caso qualcosa non ha funzionato.
Tutto quello che scrivo, è comunque frutto di attente ricerche e per quanto posso ammettere di aver commesso un paio di imprecisioni con il termine campanarie e fusioni in bronzo anziché ferro battuto (che verranno immediatamente corrette), tutte le altre notizie sono state riprese dai pannelli che si trovano affissi lungo il paese e dall’unico sito web in cui sono riuscita a reperire informazioni su quello che offre il paese (lavalledelmetauro) confermate poi anche attraverso ricerche incrociate sempre online.
Per quanto riguarda la sorgente sotto il Castagno, tale informazione è scritta nel pannello rosso proprio nelle vicinanze dell’arco di ingresso all’area che ospita l’albero.
Stessa cosa per la definizione Novella, che oltre ad essere citata nel pannello nominato precedentemente, è scritta anche sulla targa affissa accanto alla porta della chiesa.
Per la definizione “Porta Nuova” in contrapposizione a “porta Vecchia” se ne trovano riferimenti sia nel sito lavalledelmetauro, che con i successivi controlli incrociati, cercandola direttamente su Google.
Per l’ultimo punto inerente la sostituzione di produzione con lavorazione, rimango nuovamente perplessa, in quanto nel solito pannello di benvenuto all’ingresso del paese sono riportate le seguenti parole: “sin dai tempi antichi ad Orciano era fiorente la coltivazione della canapa ed il cordaio ne era il suo artigiano.”
Mi dispiace notare queste incongruenze di informazioni e soprattutto una carenza così evidente di documenti online, ma anche di assistenza in loco, che possano aiutare il visitatore ad avere una piacevole esperienza di visita.
Io ho anche cercato un contatto diretto con chi si occupa del settore turistico ma ahimè, vuoi restrizioni improvvise, vuoi scarso interesse nel mio lavoro, nessuno si è preoccupato di fornirmi materiale informativo, né tantomeno di accogliermi per una visita più approfondita.
Se in futuro Lei o chiunque rappresenti ufficialmente il comune di Terre Roveresche, vorrà collaborare con noi per una maggiore pubblicità del territorio sia sul nostro sito, sia sui nostri social, saremo ben lieti di discutere i termini e di impegnarci per valorizzare questi luoghi che ci hanno piacevolmente sorpresi.
Diversamente, ci organizzeremo con visite in autonomia e racconteremo ai nostri lettori esclusivamente quello che il luogo ci ha permesso di scoprire, così come capiterebbe a qualsiasi turista che vi arriva per caso. Con i suoi pro e i suoi contro.
Grazie dell’attenzione e buona giornata

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