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Intervista ad Arianna di World in Technicolor: lavorare nei parchi Disney in Usa

Usa Friends, mettetevi comodi perché oggi, la nostra intervista ad Arianna di World in Technicolor ci fornirà un quadro completo e dettagliato dell’esperienza di lavoro nei parchi Disney negli States.

Conosceremo più a fondo l’accoglienza che gli americani riservano agli italiani, i lati positivi e negativi del lavoro per la Disney e della vita oltreoceano, attraverso testimonianze e aneddoti molto interessanti…

E viaggeremo qua e là, tra i luoghi che Arianna ha apprezzato di più (e vi do un’indizio: sono anche i miei preferiti) e quelli che invece l’hanno delusa…

Ma non è tutto: scopriremo anche come nasce il suo amore per i viaggi e per l’ambiente e come è diventata vegana e zero waster.

Buona lettura!

Intervista ad Arianna di World in Technicolor: cosa scoprirete…

1. Chi sono World in Technicolor: il blog e la mission
2. L’esperienza di lavoro negli Usa nasce da una passione preesistente o per caso?
3. Iter di selezione per lavorare nei parchi Disney
4. Difficoltà e aspetti positivi del lavoro per la Disney
5. Consigli per chi vuole provare l’esperienza di lavoro nei parchi Disney
6. Come sono visti gli italiani negli Usa?
7. Aspetti migliori/peggiori Italia-Usa
8. Luoghi del cuore e luoghi deludenti negli Usa
9. Consiglio una tappa insolita
10. Futuro viaggio insieme negli States
11. Dove seguire World in Technicolor

1. Ciao ragazzi, innanzitutto parlateci un po’ di voi e di come nasce il vostro blog e la vostra splendida mission.

Noi siamo World in Technicolor, un piccolo blog che abbiamo fondato da appena un anno, nato nel cuore della pandemia come un modo per esorcizzare questo brutto periodo.

Per capire il percorso che ha portato il nostro blog fino alla sua forma attuale devo, per forza, spiegarvi cosa ci ha portato a questo.

Ho sempre amato viaggiare e il mio sogno è sempre stato quello di condividere con gli altri le mie esperienze. Sognavo da tempo di avere un blog tutto mio: era stato sempre un qualcosa che sognavo, ma che avevo troppo paura di iniziare ad organizzare.

Sono sempre stata una grande viaggiatrice: ogni occasione che mi potesse portare a fare nuove esperienze otteneva in automatico il mio consenso.

La mia fortuna? Avere dei genitori amanti del mondo, che hanno cresciuto me e mio fratello come veri e propri cittadini del mondo.

Ho sempre viaggiato, fin da quando ho memoria.

Arianna di World in Technicolor sulla Willis Tower di Chicago - Intervista per Usa la Valigia
© Arianna di World in Technicolor – Willis Tower – Chicago

Ricordo ancora il mio primo viaggio da sola con l’Inpdap. Avevo 9 anni e mi sentivo così orgogliosa di essere una viaggiatrice, proprio “come gli adulti”.

Da allora non ho più smesso. Grazie al liceo linguistico al quale ero iscritta, ogni anno trascorso alle scuole superiori ho avuto l’occasione di essere ospite in una famiglia straniera, mentre durante l’estate continuavo con le splendide esperienze delle vacanze Inpdap.

Ricordo ancora che nel 2011 presi la bellezza di 13 aerei in un solo anno grazie, appunto, ad un mix di occasioni offerte da scuola, Inpdap e viaggi di famiglia.

Arrivata all’università, ho trascorso tutto il primo anno ad impegnarmi nello studio per poter vincere una borsa di studio per l’Erasmus. A 19 anni, per il mio secondo anno, mi sono trasferita in Galles, nel Regno Unito. L’esperienza in Gran Bretagna mi ha fornito la sicurezza necessaria per capire ciò che volevo di più al mondo dalla vita.

È successo proprio mentre ero in Galles che ho preso la decisione di partecipare alle selezioni per il lavoro alla Disney (tranquilli, presto vi svelerò tutto. Un po’ di hype ci vuole, no? ahah).

Dopo la mia esperienza negli States, sono tornata in Italia per terminare gli studi. Ed è stato proprio durante questo periodo che ho incontrato il mio compagno, Sal.

Anche lui è un grande amante dei viaggi, grazie anche ai progetti scolastici che gli permisero di trascorrere un mese all’estero ogni anno. Beh, ci apparve chiaro fin da subito che avremmo dovuto viaggiare insieme, una volta terminati gli studi.

Pensate che non eravamo ancora una coppia e avevamo già pianificato di andare a trascorrere un anno della nostra vita in Australia.

Ovviamente, una volta finiti gli studi, non avremmo potuto di certo venir meno a questa promessa e, quindi… eccoci dall’altra parte del mondo! È proprio lì che il nostro blog ha preso vita, con un nome che riassume il nostro essere estremamente positivi ed entusiasti della vita: un mondo a colori.

Purtroppo, l’emergenza Covid ci ha costretti a ritornare prima del dovuto in Italia, ma ciò non ha fermato la crescita del nostro blog.

L’amore per i viaggi non è l’unica cosa che ci caratterizza, soprattutto per quanto mi riguarda.

Sono sempre stata molto attenta all’ambiente, mia madre dice che sono nata ecologista.

Fin da piccola mi sono battuta per la natura e ho sempre sognato di diventare vegetariana.

Ed eccomi qui, da ben due anni (quasi) vegana e fiera zero waster.

Perché quasi? Perché, purtroppo, sono stata costretta a tornare a casa dei miei genitori in occasione della pandemia e, per rendere le cose più comode a casa, mangio ancora la pasta, unico alimento che ancora consumo che contiene uova. Quando non condivido il mio pasto con altri, la mia dieta è sempre completamente vegana, cosa che continuerà ad essere tale quando io e Sal torneremo a vivere insieme.

Sal si è accodato di buon grado a questo mio stile di vita. Ovviamente, non è stata mai una costrizione. Io ho avuto un mio percorso, ben distinto dal suo.

Non gli ho mai imposto questo stile, anzi, mi assicuravo di fargli fare sempre tutto ciò che voleva.

È stata una sua iniziativa quella di interrompere il consumo della carne e di vivere una vita zero waste. Giorno dopo giorno, Sal ha potuto notare che la mia non era una vita di sacrifici e, informazione dopo informazione, la sua “conversione” è stata naturale.

Manca un ultimo tassello per capire il nostro blog.

Cosa facciamo nella vita? Siamo content creators, quelli che oggi vengono definiti Digital Nomads. Lavoriamo costruendo e gestendo siti web, gestendo social media e creando contenuti. Questo ci permette di viaggiare e lavorare ovunque, esattamente come piace a noi.

Ed ecco che World in Technicolor assume la forma che ha oggi: un blog di viaggi che racchiude il nostro essere nomadi, avendo però a cuore la natura e tutti gli abitanti del nostro pianeta.

Scriviamo solo di esperienze ecosostenibili e aiutiamo la gente ad avere una coscienza “Green”, attraverso viaggi “lenti”. Siamo, infatti, ben lontani dai soliti weekend “mordi e fuggi”.

Arianna di World in Technicolor con lo skyline di Chicago sullo sfondo - Intervista per Usa la Valigia
© Arianna di World in Technicolor – Chicago Skyline

2. Arianna, l’esperienza negli Stati Uniti è nata da una passione preesistente per gli Usa o è capitata per caso?

Eccoci arrivati al punto clou di questa intervista. Finalmente, direte voi!

Sarò molto schietta nella mia risposta: gli Stati Uniti non mi hanno mai attirata, non ho mai avuto il classico desiderio di vivere il Sogno Americano.

Mi hanno sempre affascinato la storia e la natura e ho sempre, erroneamente, affidato questa tipologia di viaggio alla sola Europa. Capite bene come fossi solo poco più di una bambina quando ho preso parte a questa avventura.

Il motivo che più mi ha spinto a prendere parte al colloquio di lavoro negli USA è stato molto semplice: il mio amore, molto maniacale aggiungerei, per la Disney.

Il parco Disney di Parigi è stata, fin da quando avevo 3 anni, la meta annuale dei miei viaggi di famiglia. Mio fratello ed io sognavamo, un giorno, di poter diventare Cast Member, di essere parte attiva di quel sogno.

Ecco perché, non appena mi si è presentata l’occasione, ho DOVUTO assolutamente partecipare!

Ironia della sorte? Mio fratello, nello stesso periodo, ha iniziato a lavorare per il il parco di Disneyland Paris, dove è poi rimasto per anni.

Capite bene, dunque, che questo era un sogno già ben radicato nella nostra mente hahaha!

Ovviamente, dopo essere arrivata lì, sono cresciuta e ho realizzato che la storia non è solo quella secolare italiana ed Europea, ma anche quella più recente. Parlando di natura, non sono mica messi male in America… al contrario!

Ecco perché sono sempre convinta che viaggiare faccia crescere e allarghi la mente. Se ripenso a com’ero quando partii per gli States rispetto a com’ero una volta tornata… beh, ne ho acquisite di esperienze!

3. Raccontaci l’iter che hai seguito per esser selezionata per il lavoro nei parchi Disney.

Name Tag Walt Disney World di Arianna - World in Technicolor
Name Tag Walt Disney World © Arianna – World in Technicolor

Il processo di selezione per lavorare alla Disney è estremamente lungo!

Il primo passo è stato quello di candidarmi, cosa che ho fatto attraverso il sito web di Disney Careers.

Ho dovuto inviare il mio CV in inglese, ovviamente, e ho dovuto aspettare.

Mi ricontattarono dopo una settimana con una mail che diceva che avevo superato il primo step!
Il secondo step prevedeva una chiamata su Skype, in cui bisognava parlare sempre in inglese.

Durante questa chiamata mi venne spiegato un po’ tutto: il tipo di lavoro, le informazioni sul visto e l’accommodation.

Questa chiamata fu un vero e proprio colloquio conoscitivo, la prima chance di far capire all’azienda quale fosse il mio carattere e quali fossero le motivazioni che mi spinsero a fare domanda.

Ero talmente emozionata per quel colloquio che ricordo di aver parlato velocissimo e a voce molto alta. Al termine della chiamata, i miei coinquilini gallesi, bussarono alla mia porta allarmati: pensavano fosse successo qualcosa di brutto!

Alla fine della conversazione ricordo anche di aver telefonato subito ai miei genitori, ma avevo già dimenticato completamente tutte le domande che mi avevano fatto: il vuoto totale! ahaha

L’attesa successiva fu tremenda. Due settimane di silenzio. Ero convinta, ormai, di dover lasciar perdere e, invece, ecco che arrivò la notifica di mail!

Avevo superato anche il secondo step!

Intervista ad Arianna di World in Technicolor - Arianna con l'Oscar in mano durante il Warner Bros Studio Tour
Warner Bros Studio Tour ©  Arianna World in Technicolor

Cosa mi venne richiesto, allora? Una cover letter in cui bisognava spiegare, con precisione, le mie motivazioni e le mie ambizioni per questo programma interculturale negli USA.

Ricordo di essermi fiondata tra le mura completamente rivestite in legno della biblioteca della mia università Gallese. Volevo scrivere una lettera perfetta.

Una volta inviata la mail, ecco che arrivarono altri strazianti giorni di silenzio.

Ed ecco che arrivò, infine, dopo settimane, la convocazione per il colloquio di persona che si sarebbe tenuto a Roma.

Ero ancora in Erasmus e ricordo di aver organizzato tutto minuziosamente per non perdermi questa esperienza unica.

Arrivai a Roma la sera del primo giugno. Il colloquio avrebbe avuto luogo il giorno seguente e sarei tornata in Galles il giorno successivo all’incontro.

Non avevo mai sostenuto un colloquio di lavoro, non avevo neanche idea di cosa fare!

Cercai dei vestiti adatti e una mia amica mi insegnò a fare lo chignon per sembrare professionale.

Ricordo l’ansia che avevo il giorno del colloquio!

Avevo 19 anni e, intorno a me, c’erano ragazzi provenienti da tutta Italia e dalle età più svariate.

In mano avevo la mia cartellina con il CV, il criminal record e alcuni documenti che mi avevano inviato dalla Disney.

La giornata del colloquio era stata divisa in 2 parti: la prima in cui veniva spiegata la dinamica aziendale della Disney e gli obiettivi del programma; la seconda, invece, era legata al colloquio vero e proprio.

Va qui precisato che il ristorante per cui sarei andata a lavorare ad Epcot, uno dei parchi del Walt Disney World in Florida, è gestito da una terza compagnia.

Ecco perché, al momento del colloquio vero e proprio, si veniva chiamati in causa per ben due volte!

Il primo colloquio avvenne con un rappresentate della Disney. Le sue domande furono, ovviamente, le mie preferite! Tutto era legato all’amore verso il brand: dovevano assicurarsi che avrei collaborato al fine di creare magia per i clienti… Compito molto easy per me! Ahahah

Il secondo colloquio avvenne, invece, con un rappresentante del ristorante. Quando è toccato a me, la prima domanda che mi fu posta fu: “Non sei troppo piccola? Non hai paura di non riuscire a reggere lo stress?”. Ero piccola, certo, ma per niente scoraggiata. Evidentemente il mio entusiasmo è stato palese e, perciò, tutte le preoccupazioni del recruiter sparirono all’istante.

Avevo finito il colloquio, avevo dato il meglio di me: bisognava solo attendere per l’ultima volta!

Tutte le persone che avevo conosciuto al colloquio, avevano iniziato pian piano a ricevere la tanto attesa mail di selezione già qualche giorno dopo il colloquio.

E a me? La mia casella di posta elettronica continuava a rimanere immobile e silenziosa.

Poi, un mese dopo il colloquio, ecco che ricevetti la mail più bella di tutte. Ero stata selezionata! Dopo tanti mesi, il mio sogno si realizzò. A quel punto, dovevo solo concentrarmi sui preparativi della partenza.

Ingresso al parco di Epcot ad Orlando Florida dove ha lavorato Arianna che partecipa alla nostra intervista presentandoci il suo blog World in Technicolor
Ingresso al parco Epcot – Orlando – © Arianna di World in Technocolor

4. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato in questo lavoro? E gli aspetti positivi?

Una marea di cose e sensazioni. Prima fra tutte le difficoltà, e mi duole dirlo, furono gli italiani con cui lavoravo.

Il ristorante era gestito da italiani, così come tutti i camerieri al suo interno. Tutto ciò, ovviamente, per rendere l’esperienza ai clienti quanto più reale possibile.

Tutto lo staff veniva seguito e formato dai dipendenti che erano lì da più tempo, dando vita ad un continuo ricambio di gente!

La prima posizione coperta dai “novellini” era quella del busser, che si limitava a pulire i tavoli; si passava poi al runner, che portava il cibo, fino ad arrivare poi al grado di Server, ossia il cameriere che gestiva la sua personale stazione, i propri clienti e il proprio busser.

Questo schema ha avuto, per me, dei lati positivi e negativi, ovviamente.

Appena arrivata, il ritmo di lavoro era distruttivo! Piatti pesanti, passo veloce e tanti clienti da soddisfare.

E qui arriviamo alla prima difficoltà che ho detto, gli italiani.

Purtroppo in quel locale si faceva molto nonnismo e gli ultimi arrivati venivano trattati spesso male. Fortunatamente, queste persone furono relativamente poche. Ho conosciuto amici meravigliosi che mi hanno aiutata a diventare quella che sono oggi.

Ma eccoci al lato positivi di questo lavoro: la gratifica. Sì, era stancante, lavoravamo anche per sette giorni di fila, ma conoscere così tanti clienti, ascoltare le loro storie e ricevere complimenti non aveva prezzo. Scelsi di fare questo lavoro perché volevo portare magia alle persone, ed è stato ciò che ho fatto, dall’inizio alla fine della mia esperienza.

5. Che consigli dai a chi vuole fare questa esperienza? 

Beh, qui la risposta potrà sembrarvi banale, ma vi assicuro che è la più vera che io possa darvi.

Partite con lo spirito di divertirvi e di crescere.
Non fatelo per gli Stati Uniti, per lo stipendio o per allungare il vostro CV… Questi sono tutti effetti secondari.

Dovete partire per crescere, per conoscere un’ambiente nuovo e creare conoscenze che durano una vita. Sono sempre stata una persona entusiasta e sognatrice e vi assicuro che è con questo spirito che dovete partire per questa avventura.

Graduation Day per Disney World, Arianna di Word in Technicolor con Topolino e Minnie - Intervista per Usa La Valigia
Graduation Day © Arianna di World in Technicolor

6. Ci racconti come sono visti e accolti gli italiani negli Stati Uniti?  

Qui, la mia risposta potrebbe essere un po’ relativa. Ho avuto poche occasioni di parlare con gli americani nella loro vita vera, diciamo così.

Il 99% degli Americani conosciuti erano miei clienti al ristorante e ho scoperto che la loro percezione dell’Italia è molto differenziata, a seconda del loro grado di istruzione e del loro Stato di appartenenza.

I casi tipo sono stati tantissimi: molti americani erano di origine italiana, quindi adoravano raccontare le loro storie, sempre molto emozionanti. Pensate che ho anche scoperto dei miei “cugini” americani! (Avere lo stesso cognome e una certa somiglianza fisica ci ha portati a dire dire di essere parenti. Chissene se non è vero, ci piace che sia così!).

Chi veniva al parco con lo spirito per cui Epcot è nato, ossia per fare una sorta di viaggio intorno al mondo, mi poneva 3000 domande sull’Italia. Molte persone non c’erano mai state e avevano fame di saperne di più!

Ci sono stati anche casi in cui alcuni americani credevano che noi camerieri fossimo, in realtà, attori americani pagati per avere un accento italiano e recitare ad Epcot ahaha!

Infine, ho scoperto che i Newyorkesi non sono famosi per la loro modestia!

Una cliente in particolare litigò con me perché era convinta che la pizza non fosse una nostra invenzione. Sosteneva, inoltre, di aver mangiato la vera pizza in Italia, in uno dei ristoranti per turisti (quelli con le tovaglie a quadri, avete presente?) e che sapeva benissimo, quindi, come fosse fatta una vera pizza.

Quella che offrivamo al ristorante era perfetta e da campana posso confermarlo!

Ovviamente, a nulla servirono le mie spiegazioni: la sua frase di chiusura fu “I’ve been to Italy, I know better than you”. Ricordo di essermi arrabbiata molto quel giorno, il mio orgoglio italiano era stato appena ferito ahaha.

Tramite altri clienti ho poi scoperto che i newyorkesi sono, di solito, descritti come presuntuosi da tutti gli abitanti degli altri stati e questo mi ha fatto calmare!

I miei genitori, quando sono venuti a trovarmi, hanno fatto un tour su tutta la costa est degli USA e mi hanno raccontato di essere stati trattati come dei reali ogni volta che qualcuno veniva a conoscenza della loro nazionalità.

Ecco perché vi dicevo che la mia risposta poteva essere relativa!

7. Indipendentemente dal lavoro, quali sono gli aspetti migliori rispetto all’Italia che hai riscontrato oltreoceano? E quelli peggiori?

Il nostro stile di vita è sicuramente un punto a favore dell’Italia anzi, più che a favore!

Gli americani vivono per lavorare! Noi italiani abbiamo un concetto di vita più calmo, fatto anche di piccoli momenti di relax, come il caffè al bar con gli amici.
Gli USA sono fatti di cibo take away al volo, sempre di corsa.

Anche i grandi spazi non aiutano: per spostarsi da un posto all’altro è sempre necessario utilizzare un mezzo. Il supermercato dove andavo a fare la spesa distava ben 18 km da casa!

Questo porta ad assumere uno stile di vita sedentario e stressante. Sono stati tanti i casi di obesità che ho visto in giro, con tutta la tristezza che ne conseguiva.

Sono cresciuta con questa idea dell’America in qualità di paese più avanzato del mondo, il famoso “sogno”. Non che ci sia mai cascata, ma credevo fossero tutti dei geni, ricchi e soddisfatti.

E invece, parlando con i clienti, sono state tante le storie tristi che ho ascoltato.

L’istruzione e la sanità sono due punti in cui gli USA sono molto indietro rispetto all’Italia.

Non vi dico quante volte mi è stato detto che Parigi fosse in Italia o che la torre di Pisa fosse a Venezia!

Quindi, sicuramente, devo spezzare un’altra lancia a favore dell’Italia.

Anche a livello lavorativo, spesso mi dicevano “se lavori hai soldi”. Ed è vero, ma è proprio questo il punto. Guadagnavo molto, ma un giorno di malattia e puff, i soldi non bastavano quasi!

L’assicurazione sanitaria costava molto, anche se l’80% della mia veniva finanziata dalla Disney!

Ho visto molte persone anziane lavorare, anche in situazioni estremamente stancanti. Il motivo? Non esiste la pensione! L’Italia, con tutti i suoi difetti, si fonda sull’assistenzialismo, cosa che in America non esiste. Non vi dico quanti senzatetto ho incontrato durante la mia permanenza!

Lo so, probabilmente avrei dovuto parlarne bene, ed è stato così fin quando non sono andata in Australia. Lì ho avuto modo di vedere che le cose possono funzionare bene, unendo cultura italiana a quella americana.

Questo perché, un lato positivo degli Stati Uniti è sicuramente il suo progresso tecnologico, cosa che in Italia sta iniziando ad arrivare solo ora.

Sicuramente ci sono molti servizi che agevolano la vita!

Le opportunità di lavoro, poi, sono molte. Molte aziende americane, che in Italia non troverebbero spazio, si basano proprio sullo stile di vita degli americani e su tutti i comfort annessi.

Pensate a tutte quelle aziende legate a servizi che in Italia non immaginiamo neanche!

8. Durante questo anno di lavoro hai avuto modo di viaggiare? Hai fatto altri viaggi negli Stati Uniti? Raccontaci qual è il tuo luogo del cuore e perché. E qual è invece quello che più ti ha deluso?

Arianna di World in technicolor di fronte al fagiolo di Chicago
Il fagiolo di Chicago – The Bean (Cloud Gate) © Arianna di World in Technicolor

Purtroppo il lavoro mi ha tenuta impegnata più di quanto avrei voluto, con il risultato di non aver viaggiato molto. Inoltre, quella è stata la mia prima volta negli States, quindi tutto ciò che ho fatto è stato una continua novità!

Sono stata in giro per la Florida, Miami (ovviamente)New Orleans, Chicago e Los Angeles.

La città che, sicuramente, mi ha sorpresa maggiormente è stata Chicago. Pulita, ordinata e piena di cultura.

Tutti gli altri posti mi sono sembrati caotici, mentre invece, Chicago, era precisa e con tante cose da fare. Sicuramente da non perdere!

Sorprendentemente, la città che mi ha delusa di più è stata Los Angeles. Saranno state le alte aspettative, tutti film, tutte le persone che sognano di vivere lì, ma non l’ho trovata una bella città.

Soprattutto Hollywood: mi è sembrata spenta e sporca. Camminando sulla Walk of Fame, ho trovato molte stelle rotte, molti senzatetto, caos e, il tutto, aromatizzato alla pipì!

Mi sono ripromessa di tornarci per darle una seconda chance, ma sono sicura che ci sono tanti posti negli States che meritano maggiormente di essere visitati!

Arianna con la stella di Johnny Depp alla Walk of Fame di Hollywood -
Walk of Fame Hollywood – © Arianna di World in Technicolor

9. La città o l’attrazione fuori dai classici itinerari o dalle tappe più gettonate che hai visitato e vorresti far conoscere?

Key West, senza neanche doverci pensare! Situata nella parte meridionale più estrema della Florida, questa città sembra essersi fermata nel tempo.

Dalla spiaggia è possibile vedere Cuba e lo stile delle case di sicuro ricorda l’isola caraibica.

Case coloniali, in legno… sembra veramente di tornare indietro nel tempo, in una città cubana, però!

Lì è anche possibile visitare la casa di Ernest Hemingway, con i suoi tipici gatti a sei dita!

Ve la straconsiglio, è un vero gioiello nascosto!

10. Avete intenzione di fare un viaggio insieme negli States? Dove vorreste andare?

Avete toccato un tasto molto dolente, qui!

Sal non è mai stato negli USA e avevamo deciso di farci un giro di un anno!

Il piano era partire dall’Australia e volare in California e da lì, partire alla scoperta della natura americana con un mitico van!
Avevamo già organizzato tutto ma, purtroppo, i nostri piani non avevano previsto questa pandemia!
Ma non ci scoraggiamo, lo faremo non appena potremo.

L’obiettivo è quello di visitare i posti più remoti, fuori dalle guide turistiche.

Riserve naturali, piccoli paesini, questo è da sempre il nostro modo di viaggiare!

Sicuramente New York sarebbe stata una delle poche tappe famose. Ben 13 mesi negli States e non sono mai riuscita ad andarci, ci credete?

11. Dove possono seguirvi i nostri lettori e rimanere aggiornati sulle vostre pubblicazioni?

Possono seguire le nostre folli avventure Green su vari canali!

Blog worldintechnicolor.com

Instagram come @worldintechnicolor_    

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TikTok come @worldintechnicolor  

 A breve avremo anche un nostro canale YouTube quindi Stay tuned!

Grazie infinite Arianna, per aver partecipato alla nostra intervista per Usa Friends, raccontandoci in modo così dettagliato le tue esperienze e le tue opinioni.

Il motivo principale della nostra rubrica è proprio quello di far conoscere la realtà americana, con i suoi pro e i suoi contro e anche quello di scoprire aneddoti curiosi sulla vita oltreoceano. E tu sei riuscita alla grande a soddisfare tutte le nostre curiosità e soprattutto a fornire informazioni utili e precise a chiunque voglia affrontare un percorso simile al tuo.

Grazie e in bocca al lupo per il vostro progetto americano

Chissà che non ci incontreremo proprio in qualche paesino sperduto degli States, non appena si potrà…

8 risposte su “Intervista ad Arianna di World in Technicolor: lavorare nei parchi Disney in Usa”

Siamo d’accordo! Arianna è stata molto esaustiva nel darci le sue interessanti risposte e soprattutto ci parla di un argomento che potrebbe esser un grande aiuto e stimolo a chi pensa di intraprendere il suo percorso.

Complimenti Arianna! Sei una ragazza in gamba e un esempio per molte ragazze determinate come te. Complimenti davvero e un grandissimo augurio per i tuoi prossimi obiettivi

Buongiorno Carla, siamo d’accordo anche noi! Arianna ha fatto davvero un bel percorso che speriamo serva da stimolo e da esempio a molte altre persone.

Buongiorno Stefania, come non essere d’accordo… La voglia di viaggiare noi ce l’abbiamo sempre e sempre più forte e leggendo le varie esperienze dirette all’estero ed i tanti aneddoti, aumenta ancora di più.

Grazie mille, di nuovo, a te Arianna per aver partecipato e dato tutte queste interessanti info. L’articolo è stato apprezzato davvero tanto, in base alle statistiche. Speriamo che in molti lo prendano da ispirazione per seguire il tuo esempio 😉

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