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Primo viaggio internazionale post lockdown: le mie emozioni

Ed è finalmente arrivato anche per me il mio primo viaggio post lockdown, un viaggio internazionale! Non più un’uscita a qualche km da casa (che non facevo ugualmente da mesi) ma migliaia di km macinati in un paio di giorni e ben due confini esteri oltrepassati.

Se devo dirla tutta, il turismo di prossimità può regalare tante sorprese ma la forzatura di questo ultimo anno non è certo una cosa che mi ha entusiasmato.

Durante il 2020 ho scoperto e riscoperto le mie due regioni, la Toscana e le Marche, ma ci sono quelle esperienze e quelle esigenze che per essere totalmente appaganti hanno bisogno di esser vissute all’estero, almeno per me.

Durante questo mio primo viaggio post lockdown, organizzato in poche ore e, inaspettatamente addirittura internazionale, in treno dall’Italia all’Austria mi sono sì meravigliata ed emozionata ad ogni singolo dettaglio che sfrecciava veloce davanti ai miei occhi, ma l’euforia vera è arrivata solo una volta varcato il confine…

Tratta Italiana in treno
Benvenuti in Austria
L’arrivo alla stazione di Vienna
Un saluto veloce in centro a Vienna
Viaggio di ritorno in auto
Un saluto alla mia bella Toscana
Rientro in treno alla base marchigiana

Il mio primo viaggio dopo il lockdown: tratta italiana in treno

Salire nuovamente su un treno, nonostante sia il mezzo di trasporto che proprio non riesco a farmi piacere, è stata già un’emozione assurda. Passare dal mare alle campagne sconfinate e vedere poi quella piccola lepre che correva veloce in quel brillante prato verde, mi ha trasmesso un senso di libertà infinito.

Libertà, una parola che davvero avevo dimenticato cosa significasse.

Arrivare poi in stazione a Bologna, dovermi districare tra binari, cartelloni e coincidenze, percorrerne i corridoi labirintici, ricordare la mia ultima volta lì, quando correvo per cercare un taxi per raggiungere al volo l’aeroporto, mi ha fatta quasi commuovere.

Scendere a Verona, la città che avrei dovuto visitare per la prima volta ad agosto 2020 e trovarmi di fronte l’imponente chiesa che si affaccia sulla piazza della stazione di Porta Nuova, mi ha fatto credere anche solo per un attimo di esser lì pronta ad esplorare e a meravigliarmi di fronte ad una città sconosciuta.

Piazza della stazione di Verona Porta Nuova vista durante il mio primo viaggio internazionale post lockdown
Piazza della stazione di Verona Porta Nuova

E anche solo controllare su Google Maps le attrazioni nelle vicinanze, mi ha ridato quella scarica di adrenalina che non avevo da tempo.

Mi son resa conto che mi era mancato anche dover esibire il biglietto elettronico, nonostante la paranoia del cellulare scarico che mi porta a controllare assiduamente il livello di batteria. Anche di quella del mio fedelissimo compagno di viaggio: il powerbank.

Ma una delle emozioni più grandi è stata sentire gli annunci solo in inglese (e in tedesco), iniziare a pensare di nuovo in quella lingua che tanto adoro. Uno dei motivi principali per cui l’estero è sempre la mia prima scelta.

Il mio primo viaggio dopo il lockdown: la tratta austriaca

Esser obbligata a comunicare in inglese, a pensare in inglese, rispondere ai controllori, anche solo con un “Thank you” o “You’re welcome”, quanto è bella questa sensazione?

La natura e i paesaggi meravigliosi austriaci

Ma altrettanto meraviglioso è anche il paesaggio che lentamente iniziava a cambiare. Attraversando le Alpi, mi sono stupita della neve che cadeva copiosa solo dalla parte sinistra mentre a destra faceva capolino timido il sole.

Ho riscoperto la sensazione di meravigliarmi di fronte alla potenza della natura, passando dalle montagne innevate sulle vette rocciose da cui sgorgavano potenti cascate, ai prati verdi pianeggianti e infiniti.

E poi i tanti piccoli paesini, le casette colorate con uno stile diverso dal nostro: finestre piccole, senza persiane o balconi. Oppure le classiche strutture in legno di montagna. Solo questi i pochi elementi che smorzavano l’unico colore dominante: il verde. Verde dei prati ma anche degli infiniti filari di alberi da frutto e varie coltivazioni, quasi pronti per una fioritura esplosiva.

E ancora tutte quelle chiesette, piccole, strette, allungate, con il campanile lunghissimo e il tetto a punta, costruite su alture dove sembrano restare in equilibrio per miracolo.

E poi un lago, con il timido riflesso delle montagne innevate e delle nuvole. Un paesaggio incantevole.

Le città austriache: un assaggio della bellezza imperiale

Poi è apparsa Innsbruck in tutta la sua eleganza e la cupola di un immenso palazzo che credo sia stato la residenza imperiale.

E Salisburgo affacciata sul fiume.

Una cartolina fiabesca. Un tripudio di palazzi, campanili e cupole della città vecchia, sovrastata dalla collina del Mönchsberg con il castello-fortezza di Hohensalzburg e dalle Alpi bavaresi in lontananza.

Quell’incantevole scorcio è rimasto impresso indelebile nella mia mente insieme al desiderio di tornarci presto per ammirarlo per ore.

Scatto fugace di Salisburgo dal treno preso durante il mio primo viaggio internazionale post lockdown
Scatto fugace di Salisburgo dal treno preso durante il mio primo viaggio internazionale post lockdown

Le emozioni dell’arrivo a Vienna: il mio primo viaggio internazionale post lockdown

E poi l’arrivo a Vienna. Casa. Di nuovo alla stazione centrale: uno degli ultimi posti visti all’estero nel gennaio 2020, prima di raggiungere l’aeroporto per rientrare in Italia. Vederla alle 19 quasi deserta, dopo averla lasciata alle 23 di 14 mesi prima, gremita di viaggiatori, ignari della catastrofe che si sarebbe scatenata nei giorni successivi, è stato un colpo al cuore.

Il silenzio più totale, le saracinesche dei negozi abbassati, la panetteria “amica”, quella dei panini al formaggio comprati al volo prima di esplorare la città, chiusa, buia, senza il suo irresistibile richiamo. Quel profumino di prodotti caldi e appena sfornati in ogni momento della giornata, non aleggiava più nell’aria.

E poi di nuovo l’ingresso della metro. Niente caos, niente corse frettolose e lunghe file sulle scale mobili. La mia fedele metro rossa, mai vista così desolata nemmeno a tarda notte.

Ma a tirarmi su il morale, la sorpresa di uno dei tramonti più spettacolari mai visti in vita mia. Dalla fermata di Donauinsel, dove la metro passa sopra il Danubio, un cielo rosa meraviglioso come mai avevo visto le decine di volte che ho fatto quel tragitto nei viaggi precedenti.

Il mio primo tramonto meraviglioso  con le sfumature di rosa sul Danubio a Vienna durante il primo viaggio internazionale post lockdown
Tramonto sul Danubio – Vienna

E appena arrivata a casa ho trovato una Sacher Torte per un dolce benvenuto. Dopo una primo assaggio fallimentare, anni fa, me ne sono innamorata.

Sarà stata la situazione? L’euforia di riscoprire sapori nuovi dopo così tanto tempo? O semplicemente quella volta, in una delle pasticcerie più famose di Vienna, non ero stata fortunata con quella fetta che mi era sembrata insapore?

Sacher torte assaggiata durante il mio primo viaggio internazionale post lockdown
Una Sacher Torte tutta per me – Vienna

Un saluto veloce in centro a Vienna

Non ho fatto in tempo ad arrivare che già son dovuta ripartire la mattina dopo, questa volta in auto. Ma un giro veloce in centro me lo sono concesso. L’ennesima sorpresa era lì ad attendermi: mi sono ritrovata improvvisamente di fronte all’Inceneritore di Spittelau.

Si tratta di un impianto di trattamento termico dei rifiuti ridisegnato esternamente dall’architetto Friedensreich Hundertwasser dopo l’incendio del 1987.

Lo avevo scoperto da pochi giorni su Instagram e volevo assolutamente vederlo. Non era in programma durante questa fuga veloce, ma il caso ha voluto che mi apparisse di fronte in tutta la sua stravaganza e nei suoi colori accesi, proprio durante il tragitto in auto.

Inceneritore di Spittelau novità vista a Vienna durante il mio primo viaggio internazionale post lockdown
Inceneritore di Spittelau – Vienna

Ed il mio stupore è salito di nuovo alle stelle: Vienna ha voluto farmi uno splendido regalo di benvenuto e arrivederci allo stesso tempo.

Nonostante non fossi lì da turista, sono riuscita ugualmente a vedere qualcosa di nuovo. E soprattutto qualcosa che desideravo intensamente.

E poi è arrivato il momento di una passeggiata veloce in centro che mi ha fatta rinascere. Ma mi ha anche spezzato il cuore.

Parcheggiare per puro caso accanto al luogo della sparatoria di novembre 2020, trovarmi di fronte alle due guardie che costantemente monitorano la zona, quella zona che per giorni mi è rimasta impressa nella mente dopo aver visto il terribile filmato dell’attentatore che a sangue freddo colpisce e se ne va, è stata la prima grande ferita che mi ha lasciato Vienna.

Monumento in memoria delle vittime dell'attentato del 2020 a Vienna
Monumento in memoria delle vittime dell’attentato del 2020 a Vienna

Un attimo di silenzio di fronte a quella piccola lapide con qualche fiore appassito, in ricordo delle vittime. Tutto questo mi ha riportato alla mente il senso di impotenza e disperazione nel vivere anche se da lontano quei momenti di terrore. Quel terrore che si aggiungeva alla paura di viaggiare che già il coronavirus aveva innescato in molti di noi, da mesi ormai.

Vienna deserta, ma sempre meravigliosa

Ma adesso lasciamo spazio ai pensieri positivi. Qualche altro passo e l’Ankerhur, l’orologio capolavoro in stile Liberty, con le statuine che cambiano ogni ora, ha risvegliato il mio buonumore. Quante volte sono passata lì davanti, quante altre vorrò farlo per riuscire a vedere tutti i personaggi e soprattutto la loro sfilata con la musica dell’epoca in sottofondo a mezzogiorno.

E la Vermählungsbrunnen, la fontana lì accanto, che non mi aveva mai colpita più di tanto, in quel momento mi è sembrata così bella.

Pochi passi ancora e Lugeck, uno dei miei locali preferiti per assaggiare piatti tipici a Vienna, mi è apparso davanti, seppur chiuso. E poi la gelateria Zanoni, Akakiko, Nordsee, quante volte ci siamo fermati per un pasto veloce… Quanto avrei voluto fermarmi anche in quel momento senza dover invece sentire il nodo alla gola vedendole chiuse.

E poi finalmente eccola là: Stephansdom. La maestosa cattedrale che per un attimo non ho riconosciuto. Anche la sua facciata sembrava spoglia, sbiadita, triste come tutto il centro di Vienna, quasi deserto. Era lì, imponente, senza la folla di turisti che si accalcavano in piazza, nel silenzio assordante, con al posto delle carrozze con i cavalli pronte a far emozionare qualche turista, le auto della polizia ad ogni angolo, pronte a far rispettare il distanziamento e l’uso della mascherina rigorosamente ffp2.

Ma poi in un angolo della piazza è apparsa di nuovo in tutto il suo splendore. Qualche pianta verde in vaso e il sole che la illuminava sono riusciti a regalarmi un ultimo fugace ricordo perfetto di questa visita.

Ciao cara Vienna, sono fiduciosa di tornare presto a trovarti e spero che mi accoglierai con quel caos pacato di turisti come hai sempre fatto, con i tuoi ritmi mai troppo frenetici e tutte le tue meraviglie aperte per esser visitate.

Il mio primo viaggio internazionale post lockdown: 12 ore in auto per il rientro

Per recuperare tutti i km e le ore di viaggio perse in quest’ultimo anno, non potevo certo farmi mancare il viaggio di ritorno in auto. 900 km e ben 12 ore di viaggio.

Era dall’ultimo viaggio in Florida a novembre 2019, che non percorrevo così tanti km in un giorno. 900 km esattamente come quelli fatti per arrivare da Perry a New Orleans lungo la costa del Golfo del Messico, tra Florida e Louisiana.

Certamente i paesaggi non sono gli stessi e mi sono mancate le schifezze da sgranocchiare in viaggio che compravo negli strabilianti shop dei benzinai americani. Ma fare di nuovo ininterrottamente da navigatore, ascoltare la musica, cambiare continuamente scenari, lamentarmi per la posizione scomoda…mi hanno riportata in quell’atmosfera da on the road che tanto adoro.

Mi sono addirittura emozionata vedendo i bagni dell’autogrill e i classici panini che non sono mai cambiati da quando ne ho ricordo (solo i prezzi continuano a lievitare).

E tutte quelle confezioni XXL di biscotti, caramelle, prodotti tipici…Un cappuccino disgustoso preso dal benzinaio in cui ci fermiamo di solito a far rifornimento di Gpl (in Austria sono rarissimi) e un altro aromatizzato alla nocciola ai distributori automatici di una rest-area, mi hanno ricordato gli intrugli che sono solita fare negli Stati Uniti. E la curiosità di sperimentare cose e sapori nuovi, che poi nel caso delle bevande, immancabilmente mi deludono. Ma che continuo a fare.

E’ stato emozionante anche fare il primo picnic all’aria aperta, proprio in un tavolino di quella rest-area, circondata da alberi e montagne imponenti. E poi passare in pochi minuti dal violento temporale attraversando le Alpi ad un altro tramonto incredibile con un’enorme palla rosa infuocata all’orizzonte.

Rest Area in cui ho fatto il mio primo picnic all'aria aperta post lockdown durante il mio viaggio internazionale
Rest Area in cui ho fatto il mio primo picnic all’aria aperta post lockdown

Un saluto veloce alla mia bella Toscana

Alla fine del viaggio ho ripercorso anche la strada di casa in Toscana. Quel tragitto che non rifacevo ormai da Natale. E ho rivisto la mia famiglia al completo (anche se mancavano Dome e Dixie, disperati per questa mia improvvisa fuga) e le mie gattine… 3 mesi e mezzo lontani.

Non è più sostenibile questa situazione. Come abbiamo fatto a sopportate tutto questo per così tanto?

In 48 ore ho vissuto un concentrato di emozioni e rivisto tutto ciò che avevo nella lista di luoghi in cui tornare immediatamente dopo il lockdown.

L’ho fatto prima del previsto, inaspettatamente, velocemente e lo ammetto: non sono disposta più ad accettare di sopravvivere come ci hanno imposto fino ad adesso.

E mi auguro che la tanto attesa luce in fondo al tunnel stia davvero arrivando. Perché questa volta, non aspetterò più per sentirmi di nuovo viva e libera. Costi quel che costi.

Ultimo step di questo viaggio post lockdown per rientrare alla base marchigiana

Ultima piccola parentesi. Alla fine c’è stato anche il viaggio in treno per rientrare da Arezzo ad Ancona, ma stendiamo un velo pietoso, per non interrompere l’idillio di questo viaggio.

A parte le solite 5 ore per fare poco più di 200 km, non hanno nemmeno controllato il biglietto e sono stata con l’ansia per tutta la prima tratta, perchè di 22 minuti di scalo per prender la coincidenza, me ne son rimasti 3.

Per fortuna che poi anche l’altro treno l’aveva presa comoda.

“Bentornata a casa Simo!”

E voi avete già fatto il vostro primo viaggio internazionale post lockdown? Che sia stato per turismo laddove possibile o per urgenza come me, o per lavoro? Come vi siete sentiti?

E per chi è ancora in attesa, siete pronti a rivivere un turbinio di emozioni da far girare la testa e battere forte il cuore?

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