Un anno dopo che Gustav Klimt ed altri artisti lasciarono la Künstlerhaus per creare una nuova corrente artistica, era già stato creato il Palazzo della Secessione Viennese, per accoglierli.
Era il 1898 quando Joseph Maria Olbrich costruì per la Secessione un edificio espositivo in stile Liberty, nelle vicinanze del Naschmarkt.
Il palazzo della Secessione viennese
Una struttura inaspettata in quel quartiere di Vienna, spicca per il bianco delle sue pareti sovrastato dall’oro della cupola che si staglia verso il cielo. Cupola che i viennesi chiamano “il cavolo d’oro” ed è formata da circa 3000 foglie di lauro e 300 bacche, ormai diventata il simbolo della Secessione.
Ricorda un albero che sembra voglia squarciare l’edificio e all’epoca suscitò scalpore e disapprovazione, tanto che non fu costruita nella collocazione scelta inizialmente, all’angolo tra la Ringstrasse e Wollzeile.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il palazzo subì gravi danni e la cupola è stata quasi completamente distrutta. Con il restauro si scoprì che solo un terzo delle foglie era realmente ricoperta d’oro.
Tra gli altri elementi che contraddistinguono il palazzo, troviamo tre gufi su entrambi i lati, simbolo di Atena, dea della prudenza, del silenzio e della vittoria.
Ma è sul portone d’ingresso del palazzo, il riassunto di tutta la corrente artistica: il motto “Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit“.
“Al tempo la sua arte. All’arte la sua libertà”.
Ver Sacrum, sulla facciata sinistra, indica invece la rivista ufficiale della Secessione Viennese fondata nel 1898 da Klimt.
Piccola curiosità: sapete che il Palazzo è rappresentato sulla moneta austriaca da 50 centesimi?
L’omaggio a Beethoven per la XIV mostra dell’Associazione degli artisti austriaci Secessione
Dal 15 aprile al 27 giugno 1902, gli artisti Secessione decisero di omaggiare il compositore Ludwig van Beethoven, archetipo del genio sofferente, proprio all’interno della palazzo.
Un totale di 21 artisti presero parte alla mostra curata da Josef Hoffmann. Max Klinger espose al centro di una sala la statua di Beethoven. Klimt partecipò con il fregio di Beethoven ma molti altri artisti come Alfred Roller, Adolf Böhm, Ferdinand Andri portarono il loro contributo.
L’obiettivo della mostra era quello di riunire architettura, pittura, scultura e musica, nel concetto comune di opera d’arte, che doveva nascere dalla fusione di tutte le arti.
Il Fregio di Beethoven di Gustav Klimt
Adesso nel piano interrato del palazzo della Secessione Viennese, si può ancora vedere il “Fregio di Beethoven” realizzato da Gustav Klimt. Era esposto nella prima sala in cui i visitatori accedevano, nella navata laterale sinistra. Ad oggi è considerata una delle opere salienti per l’Art Nouveau viennese e segnò l’inizio del periodo d’oro per l’artista.
Klimt fu il fondatore e primo presidente dello Jugendstil, una corrente rivoluzionaria non solo artistica in cui vennero meno i confini tra arte elitaria e popolare e le differenze tra arte libera e artigianato artistico.
Il fregio di Beethoven, dislocato su 3 pareti è lungo 34 metri e vuole essere una grandiosa interpretazione pittorica della Nona Sinfonia di Beethoven.
Nel fregio vengono rappresentate in sequenza “L’anelito alla felicità” che si scontra con le “Forze ostili” e trionfa con “l’Inno alla gioia”.
Le forze del male vengono rappresentate ricollegandosi alle figure mitologiche greche come le Gorgoni e il Tifeo, una scimmia spaventosa con coda da serpente e le ali, figlio di Gea e Tartaro.
Solo dopo aver superato questo ostacolo l’artista, rappresentato dal cavaliere, riuscirà a far trionfare l’arte. Spogliatosi quindi dalla veste da combattente potrà riabbracciare la rappresentazione della Poesia vista anche come una resa al potere dell’Eros femminile. In quella parete un’ampia area vuota deve lasciare l’attenzione rivolta verso la statua di Beethoven sottostante, per poi terminare con la rappresentazione paradisiaca dell’“inno alla gioia”.
Le dimensioni del fregio e l’esauriente spiegazione dell’audioguida, gratuita con il Vienna City Pass, permettono di immergersi totalmente nell’opera e di comprendere le ideologie del periodo, ma anche la storia del palazzo e della mostra. E’ sorprendente quanti dettagli si scoprono!
La sorte del fregio di Beethoven dopo la prima esposizione
Il fregio non era pensato come un’opera duratura, soprattutto perché inizialmente Klimt venne accusato e criticato. Ma in due mesi accorsero circa 60mila visitatori e proprio per il suo successo si decise di non distruggerlo.
Inizialmente fu conservato in un magazzino, per poi esser acquistato da August Lederer. Nel 1938 il governo nazista confiscò tutti i beni, compreso il fregio, alla famiglia ebraica che lo riottenne in pessime condizioni solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1973 fu acquistato dalla Repubblica d’Austria che si occupò di restaurarlo. Dopo aver pensato ad una collocazione all’Uno City, ne trovò quella definitiva nel palazzo della Secessione Viennese, adeguato ad accoglierla con una sala climatizzata.
Nei piani superiori del palazzo, che ha una superficie espositiva di 1.000 m², oggi vengono organizzate ogni anno circa 20 mostre temporanee di artisti contemporanei.
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Info utili alla visita del Palazzo della Secessione Viennese
Il palazzo della Secessione viennese è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.
Il costo del biglietto comprensivo di accesso alla sala del fregio e alle esposizioni temporanee è di:
9,50 € per gli adulti, con varie riduzioni per gruppi o per età.
Nel caso in cui non siano presenti mostre aggiuntive, la sola visita al fregio è di 6 €.
L’audioguida (consigliata) in tedesco, inglese, francese e italiano ha un costo aggiuntivo di 3€, ma è gratuita per i possessori della Vienna City Card.
La visita con audioguida dura circa 40 minuti.
Per i dettagli e tutte le info sempre aggiornate su orari, prezzi ed esposizioni, vi rimando al sito secession.at.
Il palazzo della Secessione Viennese è raggiungibile comodamente con la metropolitana alla fermata di Karlsplatz, servita dalle linee U1, U2, U4.
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