Un importante capitolo della storia di Cracovia lo si può scoprire visitando il ghetto ebraico dove l’attrazione principale è la Fabbrica di Schindler, resa celebre dal film di Spielberg, ma c’è un altro luogo meno conosciuto e più intimo che ha come protagonista un farmacista: la Farmacia sotto l’Aquila (Apteka pod Orlem).
La Farmacia ebbe infatti un ruolo essenziale per la salvezza di molti ebrei.
Sono solo poche, piccole stanze apparentemente prive di significato, ma ciò che successe tra quelle mura, grazie al farmacista Tadeusz Pankiewicz, cambiò le sorti del Ghetto ebraico.
Nascita del ghetto ebraico di Cracovia
Tadeusz Pankiewicz ereditò la farmacia dal padre Jozef Pankiewicz nel 1933.
Era una delle 4 farmacie presenti nel distretto di Podgórze prima della Seconda Guerra Mondiale e veniva frequentata dai residenti, sia polacchi che ebrei.
Nel 1939 i tedeschi invasero la Polonia smembrandola: la parte occidentale entra a far parte del Terzo Reich, l’area orientale con Cracovia e Varsavia, diventa governatorato Generale.
Iniziarono subito le persecuzioni degli ebrei polacchi privati delle proprie libertà e inclusi nel piano di eliminazione fisica nazista, che portò alla nascita del ghetto ebraico di Cracovia, nel marzo 1941.
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Venne scelto il quartiere di Podgorze, un’area di 600 m x 400 m delimitate da filo spinato e possenti mura.
Nonostante i 4 varchi nessuno poteva entrare o uscire: 3000 polacchi vengono fatti trasferire per lasciare spazio a circa 18000 ebrei, rinchiusi a forza tra quei confini e privati di tutti i loro beni.
La farmacia di Pankiewicz fu l’unica a rimanere all’interno dei confini del ghetto e sebbene il farmacista fosse polacco e avesse ricevuto altre offerte e l’intimidazione dei nazisti di andarsene, decise di non abbandonare l’attività.
La sua intenzione di resistere ai tedeschi in ogni modo lo portò addirittura a strappargli l’autorizzazione per entrare nel negozio e allo stesso tempo riuscì a farsi rilasciare un permesso per i suoi collaboratori per entrare e uscire dai confini del ghetto.
Era l’unico polacco che aveva il diritto di soggiorno nel ghetto ebraico.
Podgorze non era altro che morte: gli ebrei ricevevano misere razioni di cibo, non trovavano lavoro e non potevano migliorare le loro condizioni di vita. La violenza nazista li massacrava, così come le malattie.
Tadeusz si appigliò a questo per restare nella sua farmacia. Era necessario impedire che le malattie si diffondessero anche al di fuori dei confini del ghetto, era indispensabile controllare ed evitare il diffondersi di eventuali epidemie.
Tadeusz Pankiewicz: il farmacista del ghetto di Cracovia
Tadeusz era un uomo qualunque. Nessun segno distintivo se non la pipa in mano con cui spesso si faceva fotografare. Aveva i capelli scuri sempre pettinati, era magro, non troppo alto, niente di appariscente insomma.
Ma dietro questo aspetto “normale” si nascondeva un eroe, una di quelle rare persone che non si lasciano intimorire dagli eventi, che resistono anche quando tutto sembra perduto.
Un ribelle? Sicuramente un uomo di coraggio, che non si è abbassato ad una accettazione passiva della realtà, che ha continuato a perseguire i suoi ideali anche a costo di rischiare la sua stessa vita. Pur potendosene fregare.
Tadeusz non si fece intimorire, né influenzare dalla propaganda. Agì nel modo che ritenne migliore dopo aver osservato ciò che stava accadendo proprio di fronte alla sua farmacia.
L’importanza del farmacista per l’intero ghetto ebraico di Cracovia
Fin dai primi momenti critici, si impegnò per cercare farmaci quasi scomparsi dal ghetto e lì distribuì gratuitamente alla popolazione.
Divenne il punto di riferimento per medicinali e strumenti che avrebbero potuto alleviare le sofferenze ed evitare la deportazione.
I tranquillanti (luminal) servivano per calmare i bambini nei nascondigli o per farli uscire dal ghetto all’interno delle valigie,
gli oppiacei placavano i dolori,
le tinture per capelli servivano per mascherare la propria identità e apparire più giovani.
Ben presto però la farmacia non si dedicò solo ai medicinali. Diventò il luogo di connessione tra il ghetto e l’esterno, la sede di riunioni cospirative. Iniziò ad accogliere intellettuali, artisti, studiosi, che di notte si ritrovano per scambiarsi notizie, giornali, informazioni altrimenti impossibili da far arrivare all’interno del ghetto.
Tra questi c’erano lo scrittore Mordechai Gebirtig, il pittore Abraham Neumann, il dottor Julian Aleksandrowicz, il neurologo Dr Bernhard Bornstein, il dottor Leon Steinberg e i farmacisti: Emanuel Herman, Roman Imerglück.
Pankiewicz invece era fedelmente assistito da Irena Drozdzikowska, Aurelia Danek e Helena Krywaniuk
La farmacia restava aperta 24 ore su 24 e si occupava anche della produzione di documenti falsi.
Tadeusz riuscì a raccogliere e immagazzinare nello scantinato documenti, libri in yiddish, rotoli della Torah, cimeli sacri. Gli ebrei gli consegnavano i loro averi prima che venissero confiscati dai nazisti ed anche i bimbi piccoli per nasconderli e poi farli scappare all’esterno.
Nel 1942 iniziarono le deportazioni sistematiche per la “soluzione finale” e Tadeusz fu testimone dei due più cruenti sfollamenti del ghetto, a giugno e ad ottobre del 1942. Vide gli ebrei sfilare verso i camion che li avrebbero condotti alla morte. Vide chi la trovò ancora prima di partire come le donne e i bambini che rallentavano la fila e venivano giustiziati per strada.
Il 13 e il 14 marzo del 1943 ci fu invece la liquidazione finale del ghetto. Chi era in grado di lavorare fu trasferito al campo di lavoro di Płaszów mentre tutti gli altri, circa 2000 ebrei vennero uccisi nel ghetto o inviati ad Auschwitz-Birkenau.
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Tadeusz sopravvisse a tutte quelle atrocità e dopo il 1945 continuò la sua attività, ospitando ancora una volta chi aveva bisogno di fuggire dalla città. Quello che gli rimase degli anni appena trascorsi fu la consapevolezza di esser stato non solo un eroe, ma anche un prezioso testimone.
La preziosa eredità del farmacista
Già nel 1947 Tadeusz Pankiewicz pubblica il suo diario, The Cracow Ghetto Pharmacy per raccontare quello che aveva visto, vissuto e che non doveva essere nascosto.
Nel 1983 riceve il riconoscimento di “Giusto fra le nazioni” e nello stesso anno partecipa all’inaugurazione del Museo della memoria, nato proprio all’interno della farmacia.
Quello che è stato e quello che ha fatto, non sarà dimenticato.
E’ per questo che ritengo che anche la visita alla Apteka Pod Orlem sia indispensabile e imperdibile. Perché la storia del farmacista del ghetto di Cracovia è ancora troppo poco conosciuta e quando si visita la città non si può perdere un’occasione simile di approfondimento.
La farmacia oggi – Il Museo di Cracovia
La farmacia sopravvisse alla guerra e rimase attiva fino al 1967.
Quando è diventata un museo gli ambienti sono stati ricostruiti fedelmente ed è stata allestita una mostra permanente che ripercorre la storia di quegli anni. Flaconi, medicinali, bacheche, cassetti, fotografie costituiscono le testimonianze attraverso le quali i visitatori possono ricostruire gli orrori di quel periodo.
L’ambiente è piccolo, ma saturo di storia. La visita non porta via molto tempo ma è importante per arricchire la propria conoscenza dei fatti.
Per visitare l’Apteka Pod Orłem dovete raggiungere il lato sud-ovest di Plac Bohaterów Getta, al numero 18.
E’ raggiungibile con
il tram: linee 3, 8, 9, 24, 50 e 69
oppure con l’autobus linea Z69,
ma consiglio di recarvisi a piedi direttamente da Stare Miasto, in quanto l’intera zona merita una visita e la passeggiata è di poco più di un km.
La farmacia è aperta:
Il lunedì dalle ore 10:00 alle 14:00.
Dal martedì alla domenica dalle ore 9:00 alle 17:00.
E’ chiusa il secondo martedì del mese.
Il costo del biglietto è di:
14zł (3€) per adulti
10zł (2,20€) per studenti
Il giovedì l’ingresso è gratuito.
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4 risposte su “Farmacia Sotto l’Aquila: storia del farmacista del ghetto di Cracovia”
Per fortuna sono esistite persone come questo farmacista in quel triste periodo. Non solo ha salvato la vita a tanti ma, ha reso la dignità a tutti gli uomini giusti e li ha riscattati a tutti quei “mostri” che hanno compiuto quegli orrori.
Buongiorno Pierangela, grazie innanzitutto per aver letto l’articolo e aver dedicato il suo tempo a lasciare un commento. Sono pienamente d’accordo con la sua opinione ed è per questo che ho trovato la visita molto interessante ed ne ho parlato in questo articolo, sperando di contribuire alla diffusione di questo importante messaggio.
È una storia che non conoscevo. Le persone che coraggiosamente si sono opposte alla stupida crudeltà nazista ( in Italia anche nazifascista) fanno sperare in un futuro per l’umanità
Grazie Iolanda per aver apprezzato l’articolo e la storia e aver lasciato il tuo commento. Ci sono sicuramente tante altre storie simili ancora poco conosciute e continuiamo a sperare di scoprirle e soprattutto che servano per il presente e per il futuro.