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Palazzo dei Camerlenghi: la “Mona” ardente e il “Casso”unghiato

Il Palazzo dei Camerlenghi è uno degli edifici più antichi e suggestivi di Venezia, situato in Campo San Bartolomeo, proprio accanto al Ponte di Rialto.

Costruito nel XV secolo, ha una notevole importanza storica e culturale per la città di Venezia e si distingue per la pianta pentagonale e le facciate completamente rivestite in pietra.

E poi c’è una leggenda particolare che ha reso due dei suoi capitelli, tra i più fotografati della città. Ma di questo parleremo fra poco.

Storia e architettura del Palazzo dei Camerlenghi

Palazzo dei Camerlenghi e Ponte di Rialto Venezia

La costruzione del Palazzo dei Camerlenghi risale al 1525, quando il governo della Repubblica di Venezia commissionò il lavoro a Guglielmo dei Grigi detto “il bergamasco”.

Il Palazzo dei Camerlenghi era destinato ad ospitare i Camerlenghi de comun che gestivano le finanze pubbliche e avevano il compito di garantire il corretto utilizzo delle risorse economiche della città.

I camerlenghi de comun erano scelti tra i patrizi veneziani, restavano in carica per un anno solare e durante il loro mandato dovevano amministrare il patrimonio pubblico della città, riscuotere le tasse, gestire i bilanci, le entrate e le uscite di denaro e controllare le attività commerciali e finanziarie della Repubblica.

Il palazzo era anche sede di altre importanti magistrature finanziarie: i Consoli ed i Sopraconsoli dei Mercanti, i Governatori dell’Entrate e i Provveditori sopra Conti.

I Camerlenghi svolgevano le loro attività al primo piano mentre al piano terra furono volutamente allestite le prigioni per gli insolventi. In questo modo tutti i veneziani di passaggio avrebbero potuto vedere che cosa li aspettava se non avessero pagato le tasse.

La struttura si presenta con un’imponente e maestosa facciata, arricchita da una serie di archi e finestre in stile gotico. La facciata è adornata da numerosi bassorilievi che raffigurano simboli distintivi della città di Venezia, tra cui il leone di San Marco e la figura dell’abate, che rappresenta il potere giudiziario.

E poi ci sono due capitelli raffiguranti due personaggi bizzarri che attirano ancor più l’attenzione.

I capitelli dell “mona” incendiata e del “casso” unghiato

Mona infuocata Palazzo dei Camerlenghi Venezia

Che cosa avranno mai di così tanto particolare i due capitelli che ti ho appena citato? Il titolo di questo paragrafo non lascia spazio all’immaginazione: sulla facciata del palazzo sono davvero scolpiti una donna con la “mona” in fiamme ed un uomo dal cui “casso” cresce un’unghia.

Tutto ebbe inizio durante gli infiniti lavori di ricostruzione del Ponte di Rialto che si protrassero dal 1514 al 1587. Secondo la tradizione popolare, a quell’epoca, un vecchio e una vecchia iniziarono a discutere animatamente sul destino del ponte.

La donna ad un certo punto esclamò “quando che i finisse el ponte, me ciaparà fogo la mona” (quando finiranno il ponte la vagina mi prenderà fuoco) e l’uomo rispose prontamente alla battuta dicendo: “sto ponte i lo finirà quando ch’el casso farà l’ongia” (questo ponte lo finiranno quando il pene farà l’unghia).

I due capitelli possono essere osservati scendendo dalla parte esterna del ponte di Rialto, mantenendo il palazzo dei Camerlenghi sulla destra.

Per primo vedrai il capitello della Mona mentre quello dell’uomo è situato poco prima dell’angolo della naranzeria dove si trovava l’antico magazzino utilizzato per la conservazione degli agrumi.

Le sale interne del Palazzo dei Camerlenghi

Il Palazzo dei Camerlenghi non è visitabile all’interno ma ci sono alcune sale affascinanti degne di esser menzionate.

Una delle più importanti è la Sala del Maggior Consiglio dove aveva sede il consiglio dei nobili della città di Venezia. Qui sono custodite preziose opere d’arte come il ritratto del doge Francesco Foscari, dipinto da Lazzaro Bastiani.

Nella Sala della Giustizia, dove si svolgevano le udienze dei processi più importanti si trova una grande pala d’altare, raffigurante la Madonna col Bambino e i santi, dipinta da Jacopo Tintoretto.

Ci sono poi la Sala della Congregazione, la Sala dei Trecento, la Sala della Camera Fiscale e la Sala del Consiglio dei Dieci dove sono custoditi documenti importanti come antichi libri contabili, atti amministrativi e mappe geografiche.

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