Una sorpresa inaspettata, Sciacca è quel piccolo borgo ricco di cose da vedere che ti lascia a bocca aperta in ogni angolo. Scorci magnifici si alternano ad antichi palazzi e scalinate affascinanti che si affacciano a strapiombo sul mare, dove le luci del porto aggiungono un tocco magico al panorama.
Le antiche leggende danzano tra le tracce di un passato ricco di storie: Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi, Normanni, Svevi e Angioini hanno lasciato impronte indelebili in questo luogo, dove i resti dell’antica fortezza si fondono con botteghe di ceramica e corallo che raccontano tradizioni secolari.
Si narra che Dedalo in fuga da Creta atterrò proprio a Sciacca e decise di vivere sul Monte Kronio (l’attuale monte San Calogero), creando un accesso vicino alle grotte vaporose del monte dopo averne scoperto l’uso curativo.
E’ così che secondo la leggenda nacquero le terme antiche, in realtà già attive nel periodo in cui Sciacca era la colonia greca di Selinunte.
E poi c’è il carnevale, tra i più antichi in Italia, un’esplosione di colori e folklore, che trasforma la città in un palcoscenico di gioia e festa già dall’epoca romana.
Ma prima di scoprire cosa vedere a Sciacca, facciamo un tuffo indietro nel tempo all’epoca della sua nascita: l’affascinante storia della città è ricca di aneddoti curiosi.
Le origini e la storia di Sciacca
Partiamo dal nome: Sciacca. Le teorie sulle sue origini sono davvero numerose ma secondo l’orientalista pontificio, il monsignor Giuseppe Sacco, il nome deriverebbe dal termine “Ash – Shāqqa”, che in arabo significa “fendere” o meglio ancora dividere. Questo perché durante il periodo di dominazione musulmana, Sciacca segnava il confine tra due province: l’araba Marsala e la berbera Girgenti (Agrigento).
Alcuni sostengono che il nome possa derivare da “Xacca”, un termine arabo che significa “signore” o “persona illustre”, oppure da “Xechi”, un riferimento ai governatori delle piazze, noti come “Shaykh” dagli Arabi. Quale sia l’origine esatta rimane un enigma, ma è indubbio che l’eredità araba ha profondamente influenzato Sciacca.
La leggenda di Giuditta, regina di Sciacca
C’è anche un’altra storia che racconta le origini della città: un vero e proprio romanzo medievale.
Si narra che Giuditta, la figlia del conte Ruggero che liberò Sciacca dagli Arabi, e il suo amato Roberto Zamparrone, sfidarono il volere del potente padre di lei e si rifugiarono in una grotta nella Rocca Sant’Elmo a Sciacca.
Grazie all’intervento del saggio monaco Mauro dell’ordine Cluniacense, l’epilogo del loro amore fu inaspettatamente positivo! Questo eremita, si fece portavoce dell’amore dei due giovani, riuscendo a convincere il conte Ruggero a perdonare la coppia. Il conte celebrò addirittura il loro matrimonio e regalò alla figlia l’intera città di Sciacca.
A quel punto Giuditta, inebriata di gioia per il lieto evento, iniziò a promuovere una serie di migliorie per la città che tanto amava. Ancora oggi numerose opere sono legate al suo nome. Fece costruire la Torre del Fossato (purtroppo andata distrutta) e diverse chiese tra cui San Nicolò la Latina, Sant’Antonio Abate, San Pietro in Castro e la Matrice. Anche nello stemma di Sciacca, in uso fino al 1860, c’è chi vede in Santa Maria Maddalena la stessa Giuditta e nei leoni rampanti il padre e il fratello Ruggero II.
Cosa vedere a Sciacca: il centro storico

Le porte di Sciacca: Porta Palermo, Salvatore e S. Calogero
L’accesso nella splendida Sciacca avviene ancora oggi attraverso tre porte medievali, incastonate nelle antiche mura difensive.
- Porta Palermo fu costruita nel 1335 ma l’aspetto odierno risale al 1753 durante il regno di Carlo II di Borbone. Qui è ancora visibile il simbolo della casata regnante: l’aquila con le ali spiegate,
- Porta Salvatore: in stile rinascimentale, è arricchita da eleganti decorazioni in stile spagnolo-moresco e da tre stemmi: uno della città, uno della casata austriaca allora al potere e uno della famiglia Sotomajor, che la fece costruire.
- Porta S. Calogero, realizzata nel XVI secolo durante il regno di Carlo V, segnava l’ingresso del quartiere della Cadda
Porta San Salvatore è la più vicina ad un comodo e ampio parcheggio a pagamento in Piazza Mariano Rossi, da dove iniziamo il nostro itinerario a piedi di Sciacca.
Piazza Scandaliato e la Chiesa di San Domenico

A pochi passi dal parcheggio appena menzionato ti ritroverai in un’ampia piazza che funge anche da splendido balcone panoramico sul mare e sul porto. Piazza Angelo Scandaliato è chiamata affettuosamente “lu Chianu” ovvero il cuore di Sciacca e non è difficile capire il perchè.
Qui si affacciano vari locali, negozi e la Chiesa di San Domenico, una delle più antiche della città, con la facciata austera formata da blocchi di tufo conchigliare. Fu fondata nel XVI secolo dal presbitero, storico e antiquario Tommaso Fazello e rifatta nella seconda metà del XVIII secolo secondo il progetto di Ermenegildo Vetrano. Gli interni, in stile barocco, custodiscono la statua della Madonna del Rosario di Vincenzo Ferreri e la Via Crucis di Vincenzo Tresca.
Il Duomo di Sciacca e il Museo Diocesano “Mudia”

Poco più avanti, in Piazza Don Minzoni, si staglia l’imponente sagoma del Duomo di Sciacca (o Chiesa Madre), consacrato a Maria Santissima del Soccorso. Se ne attribuisce la fondazione alla regina Giuditta su una preesistente struttura bizantina dedicata al culto di San Pietro.
Nel luglio del 1991, papa Giovanni Paolo II la dichiarò basilica minore, riconoscendone l’importanza religiosa e culturale per la collettività.
La facciata in stilo barocco con elementi rinascimentali è impreziosita da decori e statue in marmo ed è sormontata da un unico campanile sul lato sinistro.

E’ stata restaurata più volte ma presenta ancora tre absidi risalenti all’epoca normanna. All’interno cattura l’attenzione il ciclo pittorico sul soffitto della navata centrale realizzato da Tommaso Rossi nel 1829. Vi sono rappresentate scene dell’Apocalisse e della vita di Santa Maria Maddalena.
Custodisce inoltre importanti opere scultoree, come le statue della Madonna della Catena e della Madonna del Soccorso, e funerarie, quali i sepolcri di Bartolomeo Tagliavia e di Gerardo Noceto.
Dalla Sagrestia del Duomo si accede anche al Museo Diocesano “Mudia” che custodisce suppellettili liturgiche, reliquiari, dipinti, ex voto in corallo e cimeli in argento realizzato da maestri trapanesi.
Il Museo Scaglione

Proprio accanto al Duomo, un palazzo dai colori vivaci rosso mattone e azzurro, sebbene un po’ trascurato, attirerà sicuramente la tua attenzione.
Questo edificio ospita la casa-museo dedicata all’illustre appassionato d’arte e collezionista Francesco Scaglione, inaugurata nel novembre del 1988. Al suo interno potrai ammirare stanze decorate con eleganti motivi, mobili e ceramiche antiche, monete dell’epoca romana, opere di artisti italiani e stranieri del XVIII e XIX secolo, fotografie storiche, cartoline e armi.
La Scalinata a zig zag di Sciacca

A pochi passi dal Duomo, tra i vicoli del quartiere dei Marinai di Sciacca, c’è una angolino che è stato trasformato in un’opera d’arte urbana diventando simbolo di riqualificazione e rinascita. Si tratta della scalinata a zig zag, realizzata grazie alla partecipazione attiva dei cittadini che insieme ad artisti hanno dato vita ad un luogo magico dove il caleidoscopio di ceramiche e mosaici raccontano tradizioni siciliane.
Da qui avrai anche una splendida vista sul porto, sempre affascinante in ogni momento della giornata, grazie ai giochi di luce che si vengono a creare.

Il cortile Carini: un vivace museo a cielo aperto

In una angolo nascosto di Piazza Saverio Friscia, si apre un mondo incantevole fatto di mosaici, oggetti riciclati, colori e messaggi profondi da indagare lentamente osservando ogni piccolo dettaglio.
Il Cortile Carini è un piccolo gioiello nascosto di Sciacca, riportato alla luce con passione dall’artista lucano Giulio Lorubbio, che dal 2012 ne ha fatto il fulcro di un’opera di rigenerazione urbana. Per accedervi si percorre una scalinata dai gradini e dalle pareti ornate di colori e simboli, quasi un preludio a ciò che attende all’interno. Un cartello, posto all’ingresso, invita però a rispettare la riservatezza e la tranquillità di chi ancora abita in questo angolo suggestivo, lo stesso Lorubbio compreso.
Un tempo parte dell’antico Castello Vecchio, eretto dai Normanni nel 1087, questa area era caduta in uno stato di abbandono, un vuoto urbano che stonava con la sua importanza storica. L’intervento dell’artista ha voluto quindi restituire dignità a un luogo che rischiava di esser dimenticato, trasformandolo in uno spazio di bellezza condivisa. Ma questo non significa che il Cortile debba diventare un palcoscenico caotico, ridotto a sfondo per selfie o a scenario di rumori molesti. È piuttosto un giardino segreto che va vissuto con discrezione, dove le opere moderne dialogano con le pietre antiche e invitano il visitatore a rallentare il passo, ad ascoltare il silenzio e a cogliere il lato poetico e le profonde riflessioni che spesso criticano l’impatto dell’uomo su tutto ciò che lo circonda.
Qual è l’animale più distruttivo al mondo? Osservando tutti i dettagli del cortile non potrai non esser d’accordo con l’artista e apprezzare in silenzioso rispetto le sue creazioni.
Con un pizzico di fortuna, potresti persino imbatterti proprio in Giulio Lorubbio, che con il suo carisma e i suoi racconti riesce a far percepire l’anima autentica del Cortile Carini. Se non dovesse capitare, puoi informarti per partecipare a visite guidate ma ricorda che il Cortile non è stato creato per diventare un semplice scenario da cartolina o l’ennesimo sfondo da pubblicare sui social.
Palazzo Graffeo

Proseguendo lungo via Giuseppe Licata si arriva al cospetto di Palazzo Graffeo un edificio barocco del 1860 che si distingue per il particolare portale ad arco lucchese e il balcone con dettagli barocchi e volti umani.
L’arco ribassato a destra del portale e la scala in stile gotico catalano, situata all’interno del cortile, suggeriscono l’integrazione di una costruzione risalente al XV secolo.
Piazzetta Lazzarini: l’assassinio di Accurso Miraglia

Accanto al Palazzo, una targa sulla facciata dismessa di un edificio ricorda un evento tragico per la storia e la politica italiana.
In quella piazza, Piazzetta Lazzerini, il 4 gennaio ’47 fu ucciso dalla mafia il sindacalista e presidente della Camera del Lavoro Accursio Miraglia.
La Chiesa del Purgatorio di Sciacca

Proseguendo lungo via Giuseppe Licata, all’incrocio con Vicolo Tommasi si trova la Chiesa del Purgatorio, fondata nel 1330, ricostruita nel 1480 e restaurata all’inizio del XIX secolo dalla Congregazione del Purgatorio. La facciata è dominata da un magnifico portale barocco, ornato da un medaglione che raffigura un’anima del Purgatorio tra le fiamme, accompagnata da un angelo e dallo stemma della famiglia Burgio.
All’interno si trovano opere di artisti locali, insieme a due acquasantiere in marmo rosso, due mensole sorrette da piedistalli scolpiti in marmo giallo di Siena. Secondo la testimonianza di padre Vincenzo Farina vi fu sepolto Francesco Savasta, autore del libro “Il Famoso Caso Di Sciacca“.
San Leonardo Street Art

Proseguendo ancora per qualche metro arriverai all’incrocio con Via Roma e Via Triolo a destra. Scrutando bene quest’ultima ti accorgerai di una bella scalinata decorata in ceramiche coloratissime e potrai addentrarti nel quartiere di San Leonardo, l’ex quartiere ebraico in degrado oggi rivalorizzato grazie a splendidi interventi di street art promossi dall’iniziativa “Ritrovarsi”.
Artisti, locali e internazionali come Igor Scalisi Palminteri, Marta Braggio e Michele Ciulla, hanno trasformato storie, tradizioni e speranze in splendidi murales.
Via Roma: Chiesa del Collegio e Municipio di Sciacca
Svoltando a sinistra ti ritroverai in Via Roma che regala un meraviglioso scorcio sul mare, incorniciato da splendide opere in ceramica e graziosi locali.


Sulla via si affacciano la Chiesa del Collegio e il Municipio di Sciacca.
La Chiesa del Collegio
È una delle più belle chiese di Sciacca per la grandezza, per l’eleganza e per la magnificenza dell’architettura
P. Bernardino Cusmano, Ricordi Cronistorici di Sciacca e della Sicilia

La maestosa facciata incompleta ti incanterà con i suoi dettagli manieristici e con un elegante portale in stile barocco.
L’interno, con una sola navata, è ampio e luminoso e custodisce numerose rifiniture barocche, importanti bassorilievi, opere d’arte di artisti locali e non, sei tribune con le grate dorate e il sarcofago marmoreo barocco del suo fondatore G. B. Perollo.

Accanto alla Chiesa, nell’ex Collegio dei Gesuiti, ha sede il Comune di Sciacca.
La struttura fu fatta costruire nel 1613 dai Gesuiti grazie ai finanziamenti del fondatore Perollo, e diventò di proprietà dello Stato dopo la proclamazione del Regno d’Italia.
Il Palazzo Steripinto
Lungo Via Pietro Geraldi, tra Porta San Salvatore e Porta Palermo, si erge uno dei principali esempi di architettura civile di Sciacca: il Palazzo Steripinto.
Questa residenza nobiliare, costruita all’inizio del 1500 da Antonio Noceto, nipote del famoso botanico Gerardo Noceto, è realizzata in uno stile catalano-gotico. La sua caratteristica distintiva è la fitta serie di bugne in pietra che adornano la facciata a punta di diamante, impreziosita da ornamenti a smerlo e bifore, creando un effetto decorativo davvero affascinante e ipnotico.
Il Castello Luna di Sciacca
Arroccato sulla sommità orientale di Sciacca, il Castello Luna, o Castello Nuovo o Castello dei Peralta rappresenta una testimonianza importante della storia della città.
L’imponente struttura poligonale fu fatta costruire nel 1382 da uno dei 4 vicari di Sicilia che sostituirono Federico II dopo la sua morte, Guglielmo Peralta. La figlia Margherita sposò il nobile Artale di Luna dal quale prese il nome. La famiglia catalana dei Luna fu protagonista, insieme a quella dei normanni Perollo, del famoso caso di Sciacca una lotta sanguinosa durata secoli a causa di intrighi amorosi ed interessi politici e economici.
Il Castello di Luna è visitabile tutti i giorni ma consiglio di consultare i siti della città per informazioni sempre aggiornate sugli orari di apertura.
Le Terme di Sciacca: da leggenda a celebrità
Sciacca ha un’anima profondamente legata anche alle sorgenti sulfuree che abbracciano il suo territorio e che hanno dato vita a impianti termali rinomati sin dai tempi antichi.
Si narra che, fuggendo dopo aver tessuto le trame del labirinto, Dedalo si fermò sul Monte Kronio, dove scoprì il miracoloso potere curativo delle acque.
I Romani la chiamarono addirittura Aquae Labodes, perché ne sfruttarono le acque termali che sgorgavano dalle grotte e le acque sulfuree che scorrevano nella vallata. I benefici di queste acque erano così straordinari da superare quelli delle celebri terme di Roma.
Con l’arrivo delle invasioni barbariche, la tradizione dei bagni termali andò in declino, ma fu ripresa con la dominazione araba. Infatti, tra le tante ipotesi, il nome Sciacca potrebbe anche derivare dal termine arabo Syacc (bagno), o ash-Shaqqah che significa fessura in riferimento alle fessure del Monte Kronio.
Nella Valle dei Bagni, un tempo pulsante di dieci sorgenti dalle proprietà diverse, oggi ne restano cinque attive – Acqua Salmastra, Acqua Santa, Acqua del Carabollace, Fontana Calda e Acqua dei Molinelli – che continuano a sgorgare ai piedi del Monte San Calogero. Alcune sono andate perdute, vittime di terremoti o di interventi umani maldestri, ma quelle sopravvissute mantengono intatto il fascino di un luogo dove natura, storia e cura si incontrano, regalando ai viaggiatori un’esperienza che unisce relax e suggestione.
Se hai un po’ di tempo a disposizione approfittane per un po’ di coccole termali!
Le Antiche Grotte del Caricatore
Il sottosuolo di Sciacca non nasconde solo preziose acque sulfuree ma anche una fitta rete di cunicoli detti “cannoli” che collegavano antiche grotte scavate nella roccia.
Probabilmente nate nella preistoria come abitazioni rupestri o luoghi di sepoltura, le Grotte del “Caricatore” diventarono la linfa vitale di Sciacca.
Questi depositi, a forma di “imbuto rovesciato” e accessibili dall’alto, erano destinati a immagazzinare le granaglie in attesa di essere caricate sulle navi al porto. Il famoso “oro biondo” contribuì a rendere Sciacca una città ricca e ambita nel medioevo, portandola a diventare uno dei quattro Vicariati di Sicilia e sede della Zecca. Gran parte della prosperità della città derivava dal “caricatore”, che forniva i fondi necessari per il pagamento degli amministratori, delle forze armate, dei servizi pubblici e per la costruzione delle mura.
Nelle Grotte del Caricatore di Sciacca si sviluppò una profonda connessione tra il mondo contadino e quello marinaro, che ancora oggi puoi scoprire in un viaggio verso il centro della terra.
Il Mare di Sciacca: meravigliose spiagge adatte a tutte le esigenze

Sciacca non è soltanto arte, storia e architettura: accanto ai vicoli medievali e ai palazzi signorili, anche il mare gioca un ruolo fondamentale. Le sue spiagge offrono scenari diversi, capaci di soddisfare chi cerca comodità, chi preferisce angoli più appartati e chi desidera immergersi in paesaggi incontaminati. Dal litorale vicino al centro fino alle riserve naturali poco distanti, ogni tratto di costa regala un’esperienza unica.
Capo San Marco: il rifugio a due passi dalla città
La spiaggia di Capo San Marco è il punto di riferimento ideale per chi vuole trascorrere qualche ora di relax senza allontanarsi troppo dal centro di Sciacca. Qui si alternano tratti attrezzati e zone di spiaggia libera e il fondale sabbioso, che digrada dolcemente, la rende particolarmente adatta alle famiglie con bambini.
Sovareto e Stazzone: le spiagge autentiche di Sciacca
Lontane dal caos delle spiagge più note, Sovareto e Stazzone conservano il fascino dei luoghi frequentati principalmente dagli abitanti del posto. Qui l’atmosfera è più intima, perfetta per chi non ama le spiagge affollate e le acque sono così limpide da lasciar intravedere i pesci che si nascondono tra gli scogli.
La Riserva di Torre Salsa: La Natura Incontaminata
A pochi chilometri da Sciacca si apre uno degli angoli più selvaggi della costa siciliana: la Riserva Naturale di Torre Salsa. Gestita dal WWF, è un susseguirsi di spiagge selvagge e falesie bianche che si tuffano nel mare. La biodiversità qui è sorprendente: uccelli rari, flora mediterranea e, con un po’ di fortuna, persino le tartarughe Caretta Caretta che scelgono questi arenili per deporre le uova.

Cosa vedere nei dintorni di Sciacca
A pochi chilometri dal centro storico di Sciacca ci sono altre attrazioni molto interessanti. Se hai un paio di giorni a disposizione ti consiglio di inserirle tutte nel tuo itinerario.
Il Castello Incantato di Sciacca
Tra le cose più particolari da vedere a Sciacca c’è senza dubbio il Castello Incantato, situato a circa 4 km dal centro, poco più di 10 minuti in auto.
Come si può intendere dal nome, il Castello è avvolto in un’atmosfera davvero suggestiva e unica. E’ stato creato agli inizi del Novovecento dallo scultore Filippo Bentivegna che nacque a Sciacca ma si trasferì in giovane età a New York dove lavorò per una compagnia ferroviaria.
Secondo la leggenda, a causa di una situazione amorosa spiacevole, fu vittima di un tentato omicidio che gli procurò un lungo coma seguito da amnesia e paranoie. Tornato in Sicilia, acquistò un terreno dove, vivendo da eremita, creò l’incredibile museo a cielo aperto che dagli anni ’80 è diventato una delle cose più curiose e affascinanti da vedere nei dintorni di Sciacca.
Bentivegna creò dipinti stravaganti di grattacieli e pesci e cunicoli labirintici ma ciò che in primis cattura l’interesse sono le circa 3000 sculture di teste scolpite in pietra e legno e collocate tra mandorli e ulivi. Fedeli compagni silenziosi, che allietavano la sua solitudine e ai quali rivolgeva i suoi discorsi.
Il Castello Incantato di Sciacca è aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 20.00, ma ti consiglio di consultare sempre i canali ufficiali prima di organizzare la tua visita.
L’eremo di San Calogero
A circa 7 km da Sciacca, sorge l’Eremo di San Calogero, luogo di silenzio e preghiera, nato sui resti dell’antica chiesa in cui il Santo guariva i malati e dava rifugio ai pellegrini.
I lavori per la costruzione della struttura attuale cominciarono intorno al 1530 grazie all’iniziativa del vescovo Mariano Manno, sostenuta dalle donazioni dei fedeli.
All’esterno ha un’imponente facciata bianca con 4 pilastri in pietra lavica mentre all’interno è formato da un’unica navata con otto altari laterali e un altare maggiore, dove si trova una statua di San Calogero del 1538.
Il Parco Archeologico di Selinunte
A circa 40 km dal centro di Sciacca si trova anche una delle aree archeologiche più grandi d’Italia, il Parco Archeologico di Selinunte. L’antica città greca nata intorno al VII secolo a.C. racconta ancora la sua storia e l’assedio del 409 a.C. durante il quale morirono più di 16.000 persone, attraverso gli affascinanti resti del Tempio di Hera, del Santuario della dea Malophoros, e di edifici residenziali e commerciali.
E’ una delle cose più affascinanti da vedere nei dintorni di Sciacca, che ti consiglio di includere nel tuo tour della Sicilia.
Puoi raggiungerla in auto oppure partecipare ad un’escursione in autobus senza il pensiero degli spostamenti.
Se desideri partecipare ad altri tour guidati che partono da Sciacca ti consiglio anche l’escursione a Marsala, Erice e Segesta
Dove mangiare a Sciacca
In questo articolo non troverai un elenco di tutti i ristoranti o locali dove mangiare a Sciacca, ma un paio consigli basati sulla mia esperienza personale.
Se vuoi fare un aperitivo sfizioso, con ottimi distillati locali, in una location informale ma graziosa, di fronte alla Chiesa del Collegio e al Municipio, ti consiglio Skalunata Cafè Retrò, in Piazza Giacomo Matteotti, lungo Via Roma.

Se desideri assaporare i panini tipici della cucina siciliana, ti consiglio di visitare il chiosco La Focaccia 2.0, situato in Piazza Saverio Friscia. Qui potrai gustare il celebre Panì ca’ meusa, o pane con panelle e crocchette, a prezzi molto competitivi e davvero gustosi (anche se la meusa non è per tutti!).
Non lasciarti spaventare dalla fila: il servizio è rapido ed efficiente. Potrai gustare queste prelibatezze comodamente nella piazza di fronte o nel parco della Villa Comunale “Ignazio Scaturro”, alle spalle del chiosco.

Il Carnevale di Sciacca
Il Carnevale di Sciacca è un tripudio di colori, musica e ironia che travolge la città ogni anno trasformandola in un grande palcoscenico a cielo aperto. Nato come festa popolare e cresciuto nel corso del Novecento fino a essere annoverato tra i Carnevali Storici d’Italia, dal Ministero per i Beni e Attività Culturali, oggi è una manifestazione che unisce tradizione e spettacolo.
I carri allegorici in cartapesta, frutto di mesi di lavoro e di una sana rivalità tra le associazioni locali, sono vere opere d’arte effimera: sculture di fantasia che prendono vita tra luci e satira pungente, per contendersi il prestigioso Trofeo del Carnevale. A guidare la festa c’è sempre Peppe Nappa, maschera della commedia dell’arte siciliana, che riceve simbolicamente le chiavi della città e le restituisce con il suo rogo finale, quando le fiamme segnano la fine del divertimento e l’inizio della Quaresima.
Cinque giorni di sfilate, danze e coriandoli che avvolgono grandi e piccoli in un’atmosfera di leggerezza contagiosa, come se Sciacca intera si trasformasse in un immenso caleidoscopio di suoni e colori.
Come raggiungere Sciacca e dove parcheggiare
Il mezzo più comodo e veloce per raggiungere Sciacca è sicuramente l’auto, percorrendo:
- la E90 da Palermo o da Mazara del Vallo,
- oppure la SS624, poi SS 188 e infine SS 115 da Palermo,
- o la SS115 da Agrigento.
Puoi anche scegliere di raggiungerla in treno, fermandoti alla stazione ferroviaria di Castelvetrano, dalla quale partono gli autobus per Sciacca.
Le principali città siciliane sono collegate a Sciacca anche da diverse compagnie di autobus. Autolinee Gallo ad esempio collega l’aeroporto di Palermo “Falcone e Borsellino” con le città di Sciacca, Ribera e Menfi con 5 corse giornaliere (4 la domenica).
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