14 Settembre: pronti per la visita della Monument Valley e del Grand Canyon in un giorno solo e poi via verso la Route 66
Ore 6: suona la sveglia, Dome è carichissimo, vuole vedere l’alba alla Monument Valley e nonostante il sonno, il suo entusiasmo mi butta giù dal letto.
Volevamo vedere nei paraggi del motel il famoso sasso col cappello Mexican Hat Rock, che dà il nome anche al paesino, e il Gooseneck State Park a una decina di km, ma in ogni on the road che si rispetti purtroppo non si può fare tutto e seguire alla lettera il piano della giornata. Questa volta scegliamo l’alba, alle 7 in punto.
Temporeggiamo un po’ troppo come sempre e partiamo che mancano pochi minuti, dobbiamo fare una ventina di miglia, perciò piede a manetta sull’acceleratore e via. La strada che ci porta alla Monument Valley a quest’ora è praticamente deserta.
Solo quando iniziamo a scorgere i primi monoliti rossi da lontano vediamo anche le prime persone, munite di cavalletto e macchina fotografica e addirittura qualcuno con la sedia da campeggio, appostati nelle piazzole di sosta o sopra le rocce, per riprender come noi quel magnifico momento.
Il Forrest Gump Point
Ci fermiamo al Forrest Gump Point e facciamo le classiche foto di rito a questa immensa strada diritta con il bellissimo sfondo della Monument Valley, resa appunto famosa dalla scena della corsa di Forrest.
Scattiamo velocemente decine di foto seduti al centro della strada: noi così piccoli di fronte all’immensità della natura circostante. Ripartiamo poco dopo a gran velocità e con un po’ di ritardo rispetto al preventivato, arriviamo al parcheggio di fronte al The View.
Lo spettacolo è indescrivibile: il sole, al centro di due dei tre grandi sassi rossi, ci abbaglia con i suoi raggi penetranti. Non riusciamo però a cogliere quei bei colori rosso acceso che si vedono nelle foto dei vari siti. Forse siamo arrivati in ritardo o forse non siamo semplicemente bravi fotografi, ma restiamo affascinati lo stesso.
Prima tappa: The View
Entriamo al ristorante con annesso negozio di souvenir per una breve colazione. All’ingresso del percorso sterrato per il tour della Monument c’è ancora una grande sbarra, che ci dicono verrà aperta alle 8, così prendiamo una hot chocolate e un gelato (ebbene si, Dome prende un gelato a colazione e poi sta sempre male…) spesa 2$. Credo di aver capito male…così poco?!? Ebbene sì, proprio 2 $.
A dispetto di quanto si pensi il ristorante al The View non è affatto caro e negli anni passati ho avuto modo anche di pranzarci, rimanendo molto soddisfatta.
Considerando anche solo la vista che offre, non si potrebbe trovare di meglio. Unica cosa, non servono alcolici: la legge Navajo lo impedisce, ma sinceramente, chi dovrebbe averne bisogno in un posto del genere?!?
Per ingannare l’attesa inizio a curiosare tra i souvenir ma questi, per quanto belli, sono davvero cari: vasellame di tutte le dimensioni, gioielli, coltelli…di tutto di più. Ciò che sembra più simile ad un portacenere che devo regalare, è un vasetto di 10 cm di diametro prezzato “solamente” 240$. Direi che questo regalo non s’ha da fare…
Iniziamo il tour della Monument Valley
Sono ormai le 8 e l’ingresso al parco dovrebbe esser aperto. Siamo però abbastanza titubanti perché quest’anno non abbiamo un SUV alto e con ruote motrici e i cartelli che indicano la presenza di terreno sconnesso e la non responsabilità del parco in caso di danni all’auto, ci fanno preoccupare.
In particolar modo perché sappiamo benissimo che le assicurazioni dell’autonoleggio non coprono danni nello sterrato.
Per un attimo pensiamo di rinunciare al tour del parco, ma ormai siamo lì, dobbiamo farcela. Per me è già la terza volta, ne posso fare anche a meno, ma Dome non voglio che se lo perda.
Il gate è ancora aperto solo dalla parte dell’uscita ma le auto iniziano ugualmente ad entrare, così decidiamo di seguirle e proprio in quel momento arriva l’indiano a togliere la sbarra .
Sembra arrivato proprio per noi, ci dà il benvenuto con un gran sorriso e iniziamo il nostro percorso.
Action cam montata sul vetro esterno del parabrezza, per immortalare tutta la bellezza del luogo e via…
La strada nei primi metri non è bellissima, scende vorticosamente ed è anche piuttosto dissestata: si alterna una pavimentazione di sabbia rossa con molte buche a scogli lisci di roccia più compatta, ma la nostra macchinina a passo di lumaca, ci porta in fondo senza problemi.
Ci inoltriamo all’interno della valle, dove a parte la polvere, la strada inizia a migliorare…state tranquilli che anche se andrete a passo d’uomo, nessuno vi dirà niente: il percorso è fatto apposta per godersi il paesaggio e nessuno viene qui per fare una gara di rally.
Per di più non è difficile incontrare lungo la strada branchi di cani selvatici, che a volte si avvicinano titubanti, quindi se guidate con prudenza il percorso non è poi così complicato.
Il John Ford Point
Proseguiamo lungo i vari viewpoints, facciamo le classiche soste per le foto e incontriamo anche una simpatica coppia di ragazzi italiani in viaggio di nozze, con i quali ci scambiamo scatti fino al John Ford Point.
Si tratta di un bellissimo punto di avvistamento sulla vallata, che fa da scenario a molti film western, con l’indiano e il suo cavallo che posano sulla cima del dirupo. Qui terminiamo la nostra visita.
Decidiamo di non fare l’intero tour in loop tra i monoliti perché tra una chiacchiera e una foto sono passate già 2 ore e siamo ancora in paranoia per la strada sconnessa, che in salita ci preoccupa davvero.
Salutiamo i nuovi amici e ripercorriamo la stessa strada al contrario. Con nostra grande sorpresa non ci accorgiamo nemmeno di essere già arrivati all’uscita. Incredibile! Il percorso è stato molto più semplice di quanto pensassimo.
Scendiamo un’ultima volta per fare ancora qualche altro scatto e siamo pronti per salutare la Valley. La sua maestosa bellezza e i suoi straordinari colori rendono la rendono davvero uno dei luoghi più affascinanti della terra.
Trovate in questo link tutte le emozioni di Dome relative a questa visita della Monument Valley.
Arrivederci Monument Valley: Grand Canyon arriviamo
Soddisfatti della visita alla Monument Valley, ci prepariamo ad affrontare le successive 3 ore che ci separano dall’ingresso Est del Grand Canyon.
Le tappe di questa giornata sono lunghe e intense, in termini di km ed emozioni, ma abbiamo volutamente accorpato entrambi i parchi in un’unica giornata, per una questione logistica di organizzazione dell’itinerario e per evitare i costi eccessivi dei pernottamenti al loro interno. Questa scelta però non ci fa godere con meno entusiasmo il nostro tour, soprattutto perché recuperiamo un’ora a metà strada, grazie al fuso orario.
Ci fermiamo un’oretta per pranzo all’immenso Trading Post di Cameron. La scelta di cibo è piuttosto scarsa ma in compenso ci sono milioni di gadget e souvenir.
50 dollari, noi però li spendiamo una mezz’ora dopo, qualche decina di miglia più avanti, in un mercatino sul ciglio della strada. Quelli classici dei Navajo, che in un paio di baracche allestiscono il loro laboratorio e vi fabbricano direttamente collanine e braccialetti molto più belli dei più cari, prodotti chissà dove, in vendita nei negozi…
Inizia la nostra visita al Grand Canyon
Alle 13 e 20 siamo all’ingresso del Grand Canyon, paghiamo i 35$ di fee e siamo pronti ad esplorare anche questo parco.
Per me è la terza volta anche qui, so già cosa mi aspetta. Dome nemmeno se lo immagina, perché le foto per quanto belle possano esser, non renderanno mai l’idea di ciò che si prova vedendolo dal vivo.
Io ho preferito l’ingresso ad Ovest dove lo scenario mozzafiato si apre improvvisamente sul lato sinistro della carreggiata e ti spiazza, ti lascia a sorpresa senza fiato, ma anche la vista dal Desert View Point, che si incontra entrando da Est, è molto suggestiva. La differenza è che bisogna parcheggiare e dirigersi verso lo strapiombo, perciò viene meno l’effetto sorpresa.
In ogni caso anche questa volta, ribadisco, la terza volta, sono rimasta col respiro strozzato in gola, esattamente come la prima . A mio avviso il Grand Canyon batte di gran lunga la Monument Valley.
Dome invece non la pensa come me:
“A differenza di Simo, a me è piaciuta di più la Monument. Non so, forse per tutti i film western divorati da bimbo o solo per una questione di semplice feeling, mi sono emozionato decisamente di più nel vederla. Questo però nulla toglie alla magnificenza e maestosità del Gran Canyon.
In qualsiasi punto ci si possa fermare per ammirarlo, la sua grandezza toglie il fiato. Avere la fortuna di poter ammirare entrambi questi scenari, ti fa capire realmente quanto insignificanti siamo rispetto allo spettacolo offerto dalla natura. E siamo veramente entusiasti nel poter essere testimoni attivi di tutto questo e poter condividere con voi le nostre emozioni.
Per questo, chiunque abbia intenzione di venire nella West Coast, vanno bene le città, va bene il mare, ma non può assolutamente perdersi uno spettacolo del genere. Fidatevi, nessuna parola potrà mai rendere giustizia a quanto si prova nel vederli di persona.”
Dopo avervi riportato le esatte emozioni di Dome, torniamo a noi, noi che abbiamo deciso di non fare camminate lungo i vari sentieri, perché sì, siamo un po’ pigri. Per questo ci limitiamo a percorrere in auto le circa 25 miglia che ci separano dall’uscita. Alterniamo soste nei vari viewpoints per ammirare gli strapiombi mozzafiato a quelle vicino ai boschetti, per osservare i simpatici cervi mulo che popolano il parco.
Poco meno di 3 ore e arriviamo al Village, dove ci fermiamo per qualche snack. Qui veniamo ripetutamente importunati dai grandi corvi neri cacciatori di cibo, che zampettano tra i tavolini all’esterno.
Sembra quasi che vogliano cacciarci dal loro territorio e noi purtroppo dobbiamo fare il loro gioco, perché il nostro on the road non è ancora finito.
Dopo la visita alla Monument Valley e al Grand Canyon ci aspettano altre 2 ore di viaggio prima di poter raggiungere Seligman lungo la Route 66, tappa che faremo domani. Arrivederci Grand Canyon…
Buonasera Seligman!
Arriviamo a destinazione che ancora non è buio, ma non abbiamo le forze per visitare la cittadina. Sono più di 14 ore che siamo svegli e per oggi abbiamo esplorato anche troppo.
Vogliamo solo goderci la nostra stanza d’albergo “deluxe” che ci è capitata per caso allo Stagecoach 66. Ebbene sì, ogni tanto la ruota gira pure per noi, tra un imprevisto e una perdita di tempo prezioso.
Al banco del check in veniamo accolti da una simpatica signora che ci spiega che sfortunatamente (e già qui, visti i precedenti mi preparo al peggio…) la nostra camera ha avuto dei problemi con la pulizia.
“Eccoci qua, questa sera dormiamo in macchina!” Già mi figuro coricata sul sedile dell’auto con la valigia a fare da cuscino e i coyote che ululano intorno a noi, sul ciglio della famosa Route 66. Eh sì, sono disfattista, ma di certo dalle parole della signora non posso immaginarmi cosa vuole proporci: in via del tutto eccezionale ci offre un upgrade gratuito ad una camera deluxe, a detta sua, mooolto carina.
Al momento della prenotazione avevamo letto della particolarità di alcune camere, ma dato che noi cercavamo il risparmio, non ci avevamo fatto troppo caso. Ci fiondiamo così incuriositi verso la nostra stanza, la 111, e vedendo i poster appesi alle porte capisco la bella sorpresa.
Alcune camere di questo motel, che da fuori sembra davvero una baracca, sono arredate a tema: Hollywood, gangster…
Sono eccitatissima: la nostra ha la foto di Marilyn Monroe .
“Dome, corri, apri …” Entro prima io e wow! Inizio a fare i salti di gioia mentre lui, che non ama molto le esagerazioni, mi guarda sconsolato. Io invece già fantastico di trasformare anche casa nostra con questo stile: tendaggi e arredamento sulle tonalità del rosso e del rosa, poster e gigantografie di Marilyn ovunque, uno specchio enorme di fronte al letto, un letto grande e morbido con soffici cuscini di pelliccia e caramelline di benvenuto…che spettacolo!
Per di più la stanza è ben curata e molto pulita, ovviamente l’arredamento è datato e il wifi funziona a scatti, ma per una volta che tutto fila liscio, non ci interessano le piccole mancanze.
Stagecoach 66, passato a pieni voti. Fotografo ogni dettaglio della stanza, mentre Dome ne approfitta per riposarsi, finché non mi rendo conto che rischiamo di crollare senza cena, così anche se è presto cerchiamo un posto dove mangiare.
Il Pizza Joint: la delusione della giornata
All’ingresso del motel c’è un piccolo locale che sembra esser famoso per le sue pizze, il Pizza Joint . Scegliamo questo senza pensarci, per oggi basta guidare!
Anche qui rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla cura dell’arredamento in classico stile Happy Days: tavolini con frasi stampate, poltroncine rosse, pareti decorate con poster e targhe.
Non è molto affollato ma vediamo che gli ospiti accanto a noi hanno ordinato il piatto forte del locale: una enorme e invitante pizza servita su un vassoio in metallo per mantenerla croccante e calda. Noi non abbiamo così fame, perciò optiamo per la misura small, accompagnata da pollo fritto e patatine: errore fatale.
La nostra pizza è minuscola, piccola come un piattino da dessert e il pollo e le patate sono secchi e trasudano olio da tutte le parti. Per di più nel locale fa un freddo incredibile. Sarà la stanchezza che si fa sentire, sarà che non siamo abbastanza vestiti perché nei parchi faceva caldo, ma siamo costretti a farci impacchettare il tutto per portarlo di corsa in motel. Meglio evitare che la combo cibo pessimo + freddo glaciale ci faccia stare svegli e doloranti tutta la notte.
Ovviamente però le nostre peripezie non posson esser finite qui: arriviamo in camera con l’intento di continuare a mangiare in qualche modo, ma la pizza è diventata un sasso, il pollo una soletta unta e le patate hanno la consistenza di rami secchi.
Stasera non si mangia, non c’è niente da fare. Locale bocciato e noi, possiamo solo goderci la nostra bella cameretta e la nostra botta di fortuna, a stomaco vuoto…
Domani ci attende un’altra bellissima giornata; percorreremo parte della mitica Route66 e faremo tappa nei vari paesini a tema Cars che non vediamo l’ora di ammirare e fotografare. Per oggi quindi può bastare così. Ciao e…. alla prossima!!!