La mia visita improvvisata a Pescara è iniziata con una sorprendente scoperta: nell’eclettica cornice di Villa Urania a due passi dalla centralissima Piazza della Rinascita è custodita una preziosa collezione di maioliche antiche di Castelli d’Abruzzo.
Una collezione di 146 esemplari realizzati tra il XVI e il XIX secolo da generazioni di grandi Maestri che dal piccolo paese in provincia di Teramo hanno portato le ceramiche artistiche nelle corti degli aristocratici di tutta Europa.
Villa Urania: la culla dell’esposizione di maioliche di Castelli

L’edificio che ospita la collezione di ceramiche di Castelli, fu fatto costruire nel 1896 dal Barone Giandomenico Treccia di Loreto Aprutino come residenza estiva per l’amata consorte Urania Valentini.
Fu l’ingegnere Francesco Selecchy a progettarla secondo i canoni dell’epoca. Circondata da un ampio giardino, Villa Urania si fa notare per l’intenso colore rosso mattone che risalta ancor più l’elegante facciata ricca di dettagli. L’ingresso è preceduto da un portico con 4 colonne tuscaniche sovrastato da un’ampia terrazza al secondo piano.
Fu poi ereditata dal professor Raffaele Paparella Treccia che l’ha donata alla fondazione intitolata a lui e alla moglie Margherita Devlet, insieme alla sua collezione di maioliche antiche di Castelli, frutto di 40 anni di studi e ricerche.
Chi era Raffaele Paparella Treccia
Raffaele Paparella nacque a Chieti il 25 marzo 1913 e fu adottato dalla prozia dalla quale prese anche il cognome Treccia. Studiò medicina e chirurgia all’università di Bologna e durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò a Roma come Ufficiale Medico in un reparto per i feriti di guerra. Si occupò poi di ortopedia diventando libero docente e pubblicando varie opere che ancora oggi sono di notevole importanza a livello scientifico.
La medicina però non fu l’unica sua passione. Entrambi i genitori avevano una forte dedizione alle arti: la madre dipingeva mentre il padre raccontava il folklore abruzzese trasformando in musica poesie degli amici Modesto Della Porta, Antonio Ambrosini e Luigi Dommarco.
Raffale si appassionò particolarmente alle maioliche dipinte che conobbe a casa dei nonni. Non appena la carriera da ortopedico gli fornì i mezzi economici iniziò a creare una personale collezione di maioliche abruzzesi che nell’arco di 40 anni si sarebbe arricchita al punto tale da rappresentare un prestigio a livello internazionale.
Impiegò gran parte del suo tempo libero a viaggiare per il mondo e ritrovare quelle incredibili opere che oggi appartengono alla collezione permanente esposta a Villa Urania. Dopo la prematura scomparsa della moglie, il Professore decise di preservare il prezioso patrimonio di maioliche donandole al comune di Pescara insieme alla villa e a importanti dipinti.
Nel 2006, 3 anni prima della morte, pubblicò il volume Bellezza e conoscenza, un approfondimento sul rapporto tra la bellezza e il linguaggio matematico, focalizzandosi sulle particolarità decorative delle maioliche di Castelli d’Abruzzo.
Le antiche Maioliche di Castelli

La pregiata collezione permanente è composta da 146 antiche maioliche di Castelli d’Abruzzo prodotte tra il XVI e il XIX secolo. Un tripudio di colori e di dettagli realizzati da grandi Maestri locali ed esposti in ordine cronologico per mostrare l’evoluzione dello stile della maiolica castellana dal più semplice degli albori fino agli elaborati soggetti del periodo Rococò e Neoclassico.
Castelli, il piccolo borgo in provincia di Teramo alle pendici del Gran Sasso, fu a lungo l’unico paese del Regno di Napoli specializzato in questa lavorazione. Nel 1560 la sua fama aumentò per la produzione dei “bianchi” o del “compendiario”: uno stile pittorico con raffigurazioni leggere e stilizzate.
Un notevole esempio di questo stile sono i vasi da farmacia che dimostrano anche l’evoluzione della terapia farmaceutica nei secoli. Fiasche, anfore, brocche, vasi da farmacia sono tra le prime opere esposte nelle vetrine di Villa Urania.
La dinastia Grue
Tra il 1600 ed il 1700 la dinastia della famiglia Grue (Francesco capostipite, Carlo Antonio figlio e Francesco Antonio Saverio nipote) portò avanti uno stile più elaborato: l’istoriato di stampo barocco.
Si passa quindi ad ammirare maioliche con figure evocative di imprese o di leggende, scene di caccia o mitologiche. Stemmi, rappresentazioni della caccia al cervo, al leone, del trionfo di Giulio Cesare, di Attilio Regolo che combatte il serpente africano, di Adamo ed Eva, l’allegoria dell’Europa e dell’Asia sono alcuni dei soggetti più incantevoli.

E poi c’è una stupenda collezione di 19 piatti realizzati nella bottega di Francesco Grue con lo stemma di Monsignor Esuperanzio Raffaelli, vescovo di Penne e di Atri e committente del servito da parata cui appartenevano i piatti esposti. Questo tipo di vasellame raramente veniva utilizzato per apparecchiare le tavole; fungeva piuttosto da decoro per credenze o camini.
I 19 piatti con allegorie, divinità, cavalieri e cacciatori, non presentano traccia di usura e mostrano ancora i dettagli lumeggiati in oro a terzo fuoco.
Passiamo poi alle opere della famiglia Gentili che si caratterizzano per tematiche religiose e scene bibliche.



E poi i dettagli si fanno sempre più ammalianti nelle maioliche in stile barocco di Antonio Grue. Il Maestro si distinse per una tecnica molto simile alla pittura ad olio che lo portò ad esser richiesto nelle maggiori corti europee.
Scene di caccia si alternano a scene bibliche e paesaggi, soggetti ripresi poi anche dai figli che portarono avanti l’attività al di fuori di Castelli.
Di notevole pregio una coppia di vasi con episodi della storia di Mosè, realizzati per l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo. Dopo esser stati esposti nella residenza di Schonbrunn a Vienna passarono ai Savoia che li conservarono nella loro residenza di caccia a Torino: il castello di Stupinigi.

Il Settecento della famiglia Gentili e di Francesco Antonio Saverio Grue
Il viaggio nella storia delle maioliche castellane prosegue con uno dei maggiori esponenti del 1700: Carmine Gentili, allievo di Carlo Antonio Grue. Si specializzò nella rappresentazione del nudo, soprattutto femminile, in soggetti mitologici e allegorici.

In quel periodo si affermò anche Francesco Antonio Saverio Grue che oltre ad esser decoratore si laureò in teologia e partecipò attivamente alla vita politica. Durante la prigionia a Napoli decorò alcuni vasi per la farmacia dell’Ospedale degli Incurabili e poi tornò a Pescara dove aprì la sua bottega a Bussi sul Tirino .
Le maioliche di Castelli tra Settecento e Ottocento


Tra il Settecento e l’Ottocento ci fu un netto cambiamento nelle decorazioni delle maioliche. Trionfarono il Rococò e lo stile Neoclassico.
Silvio de Martinis si distinse per decorazioni con fiori, frutta e insetti su fondo bianco mentre Gesualdo Fuina per i toni di rosso su fondo bianco o celeste.
Il viaggio nel tempo termina qui ma Villa Urania ha in serbo ancora qualche sorpresa.
La collezione di dipinti di Villa Urania a Pescara
Come già accennato all’inizio di questo articolo, il Professore lasciò al comune di Pescara anche un’importane collezione di dipinti:
- il ritratto del professore Raffaele Paparella Treccia, di Nicodemo Napoleone (2004),
- una natività quattrocentesca,
- il Ritratto di un gentiluomo di Anton von Maron,
- un autoritratto di Pietro Santi Bambocci del XVIII secolo,
- il ritratto della madre adottiva del professore,
- l’allegoria dell’Europa e dell’Asia ed altre incisioni,
- interni di cattedrali del XVII secolo, attribuiti a Monsù Desiderio.
“Giorgio de Chirico. La memoria e l’enigma. L’ultima stagione della metafisica” in mostra a Pescara

Villa Urania oltre ad accogliere l’esposizione permanente di antiche maioliche di castelli è anche sede di mostre temporanee.
Dal 9 aprile al 22 settembre 2022 ospita la mostra intitolata “Giorgio de Chirico. La memoria e l’enigma. L’ultima stagione della metafisica”.
E’ stata una vera sorpresa per me trovare due stili artistici così tanto diversi ma ugualmente affascinanti. Un proseguo temporale che coinvolge anche il Novecento attraverso uno dei più grandi esponenti delle correnti artistiche del secolo scorso a livello internazionale.
Ben 26 opere uniche dell’ideatore della Metafisica impreziosiscono le sale di Villa Urania, incredibilmente in armonia con le antiche maioliche di Castelli.

L’esposizione è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, con l’obiettivo principale di coinvolgere non solo gli appassionati ma anche i giovani. Ma è stata realizzata anche per omaggiare il grande artista dopo troppi anni che le sue opere non venivano esposte in Abruzzo.
Se passate da Pescara non perdetevi lo splendido scrigno di tesori che è Villa Urania. Da sola vale una visita in città.
Info utili per la visita del Museo Paparella a Villa Urania
Il Museo Paparella Treccia si trova all’incrocio tra Viale Regina Margherita e Via Piave, all’angolo di Piazza della Rinascita, in centro a Pescara.
Il Museo è aperto da martedì a domenica dalle 9:30 alle 12:30 e 16:30 alle 20:00. Il lunedì è aperto solo su prenotazione per gruppi con più di 10 visitatori.
Il costo del biglietto di ingresso è di:
8 € intero,
6 € ridotto (under 18, studenti, over 65, soci Italia Nostra, FAI, Touring Club Italiano, APC Gold Card, Unione Nazionale Pro Loco, gruppi superiori alle 15 persone).
Comprende la Collezione permanente di antiche maioliche di Castelli e la mostra temporanea Giorgio De Chirico.