All’interno della sede centrale di Ibercaja, a Saragozza, si trova un tesoro unico che non puoi assolutamente perderti durante la tua visita della città: il Patio de la Infanta.
Questo affascinante cortile, noto come il Cortile della Principessa, è un gioiello architettonico del Rinascimento Aragonese dal valore inestimabile.
Rappresenta la parte centrale e l’unica rimasta della Casa Zaporta, una villa costruita da Gabriel Zaporta, un banchiere aragonese di origine ebrea convertito al cattolicesimo. La residenza fu concepita come un regalo per sua moglie, Sabina de Santángel e come simbolo del suo status e dell’amore per la consorte.
Ma perché il Patio dell’Infanta si trova in una location così insolita?
Nel 1980, la banca Ibercaja si fece carico di recuperare questa straordinaria opera d’arte, riportandola nella sua città natale dopo che era stata smembrata e trasferita in Francia.
Oggi, il Patio de la Infanta è un simbolo della ricca eredità culturale di Saragozza e un luogo imperdibile per chi desidera immergersi nella storia e nella bellezza di questa affascinante città. Scopriamolo insieme.
Il cortile nasconde un’incredibile simbologia dove si fondono amore e astrologia, arte ed esoterismo, politica e storia dando origine a molteplici chiavi interpretative. Dal momento della sua costruzione ad oggi, le persone che la hanno occupata e gli eventi che si sono susseguiti hanno scritto una storia che va ben oltre quella della casa stessa.
Il Rinascimento a Saragozza
Nel XVI secolo Saragozza fu un centro fiorente dedicato al commercio e all’industria, sostenuto dal patrocinio di intellettuali come Alonso e Hernando de Aragón, discendenti di Ferdinando il Cattolico.
In determinate occasioni, la città fu anche la sede della corte del re Carlo I di Spagna che la trasformò in punto d’incontro per molti pensatori europei, contribuendo a creare un’atmosfera culturale vibrante.
Proprio in questo contesto storico furono costruiti splendidi palazzi come la Lonja e la casa del nobile Jeronimo Cósida, altra dimora che Ibercaja ha recuperato nel 1976 e trasformato nel Museo Goya.
All’epoca, anche i contatti con l’Italia influenzarono notevolmente l’architettura di Saragozza, che si mostrò come un bellissimo mix di dettagli gotici e mudéjar.
Un’ondata di profondo rinnovamento riguardò i quartieri nelle vicinanze del vecchio quartiere ebraico che fu smembrato dopo gli editti del 1492 e l’intervento della nuova Inquisizione.
La nuova strada, che nel Medioevo prese il nome di Botigas Fondas e poi Alta de San Pedro, oggi si chiama San Jorge Street. E fu proprio lì che, nel 1459, Gabriel Zaporta, decise di costruire la sua casa, nel luogo esatto in cui dal 1913 al 1980 Ibercaja edificò la sua filiale.
La bellissima villa occupava un’area di 1700 mq ed era disposta attorno ad uno splendido cortile centrale, secondo lo stile architettonico romano.
Gabriel Zaporta e la villa del Patio de la Infanta
Gabriel Zaporta apparteneva ad una famiglia di ebrei convertiti che dal XIII secolo si erano dedicati al commercio e all’amministrazione. Si trasferì a Saragozza nel 1535 insieme a Jerónima Arbizu, dalla quale ebbe due figli: Isabel e Luis.
Zaporta lavorò nel settore bancario e commerciale in Aragona e Castiglia, gestendo scambi con Valencia, Francia, Fiandre e Italia. Si occupava di esportazione di prodotti come lana, zafferano e grano, vendita di bestiame e immobili, affitto di proprietà e gestione dei dazi doganali, oltre a fornire prestiti monetari e di credito. Ebbe come cliente anche il re Carlo I, che nel 1542 gli concesse il titolo di nobile d’Aragona e della tenuta di Valmaña.
La sua prima moglie morì prematuramente e Gabriel si risposò con una donna più giovane di lui di 24 anni, Sabina Santángel, anch’essa figlia di ebrei convertiti. L’uomo ne era profondamente innamorato tanto da chiamarla “la mia carissima moglie” fino alla sua morte. Fu proprio per lei che fece costruire la villa di Saragozza.
Il Patio de la Infanta costruito in onore di Maria Teresa de Vallabriga
Il Patio de la Infanta fu invece fatto costruire circa due secoli dopo la villa, in onore di María Teresa de Vallabriga, la vedova del principe Luis de Borbón, fratello del re Carlo III. La donna tornò a Saragozza il 30 novembre 1791 e l’intera popolazione la conobbe come “la principessa” nonostante la donna non avesse un titolo ufficiale.
María Teresa de Vallabriga si trasferì nella casa di Zaporta nella primavera del 1793 e da quel momento la casa fu per sempre chiamata la Casa della Principessa, e il suo cortile, che possiamo ammirare ancora oggi all’interno di Ibercaja, il Cortile della Principessa.
María Teresa de Vallabriga ospitò spesso, in quella casa, eruditi intellettuali dell’epoca tra cui Francisco de Goya che la rese protagonista di numerosi suoi ritratti.
La Casa della Principessa dopo la sua morte
Dopo la scomparsa della Infanta, la casa fu impiegata per vari scopi. Nel corso degli anni, l’edificio accolse studenti, artisti, commercianti e artigiani. Nel 1838, al secondo piano ospitò persino un circolo letterario, mentre il piano terra fu adibito a magazzino per carrozze e officina.
Alcuni documenti del 1844 testimoniano che in quegli anni tergiversava in un grave stato di povertà che durò fino 1871 quando il cortile fu ristrutturato per ospitare il Club Monarchico e Liberale.
Successivamente, l’edificio diventò una fonderia, un magazzino di carbone e legname, una scuola di musica, il centro del Catholic Workers’ Club, un laboratorio di vetro, una fabbrica, una tipografia e un’officina di ebanisteria.
E nel 1885, durante un’epidemia di colera a Saragozza, la casa della principessa venne adibita a centro di assistenza sociale.
L’incendio di Casa Zaporta
La notte dell’11 settembre 1894, un tragico incendio colpì la casa, segnando un punto di svolta nella sua storia. Mentre il cortile e la scala riuscirono a salvarsi, gran parte dell’edificio dovette essere abbattuta o venduta.
Nel 1899, gli eredi della famiglia Franco y Segovia decisero di demolire le parti danneggiate, nonostante i tentativi di alcuni intellettuali dell’epoca di fermare questa decisione. I lavori di demolizione iniziarono ufficialmente il 4 febbraio 1903, giorno della morte di Gabriel Zaporta.
Le sorti delle varie sezioni dell’edificio furono diverse: la scala e le grondaie andarono perdute, mentre il cortile fu venduto all’antiquario francese Ferdinand Schultz per 17.000 pesetas. Quest’ultimo smontò il cortile e lo trasportò a Parigi, per adornare il suo negozio situato al numero 25 di Rue Voltaire.
Nel 1958, José Sinués, direttore della Caja de Ahorros de Zaragoza, Aragón y Rioja, inviò i suoi rappresentanti a Parigi per riportare il cortile a Saragozza.
Ibercaja e il recupero del Patio de la Infanta
Ibercaja pagò 30 milioni di franchi francesi per acquistare il cortile. In un primo momento lo conservò in magazzino per poi installarlo, nel 1980, nella sua nuova sede tra Paraíso Square e San Ignacio de Loyola Street, dove si trova ancora oggi.
Lo scopo di Ibercaja fu, ed è ancora oggi, quello di preservare la memoria di Gabriel Zaporta e di celebrare lo splendore della Saragozza rinascimentale, capitale della Corona d’Aragona.
Per questo motivo il Patio, viene tuttora utilizzato per eventi culturali selezionati che richiamano la tradizione intellettuale di María Teresa de Vallabriga e degli illuministi che vi si riunivano.
I dettagli architettonici del Patio de la Infanta
Il Cortile della Principessa è custodito come un prezioso tesoro, all’interno di una stanza al piano terra di Ibercaja.
Ciò che potrai ancora ammirare sono i due piani del cortile interno costituiti da un tripudio di dettagli scolpiti in colonne e arcate.
Dal piano terra si poteva accedere alle aree di servizio quali la cucina, la lavanderia e le stanze per la servitù. Nel primo piano si apriva invece una grande stanza in cui i padroni di casa ricevevano gli ospiti e organizzavano feste. C’erano inoltre le camere da letto dei proprietari e una cappella. Qui si può accedere solo durante le visite guidate.
Non rimane alcuna traccia dell’ultimo piano, che serviva da soppalco ed aveva piccole stanze per la servitù.
Il Patio de la Infanta ha quattro lati uguali e tutte le colonne, sia quelle inferiori che superiori, sono decorate con anelli per due terzi, una caratteristica distintiva dello stile aragonese.
I dettagli in rilievo rappresentano figure umane, come cariatidi e stipiti rendendo questo stile uno dei primi esempi di Manierismo, che in Aragona si sviluppò subito dopo l’influenza del Rinascimento italiano.
Nei medaglioni sono ritratti illustri imperatori e re, tra i quali: Cesare Augusto, Traiano, Marco Aurelio, Adriano, Costantino, Giustiniano, Carlo Magno, Filippo il Temerario, Francesco I di Francia, Ferdinando il Cattolico, Carlo I, Federico I.
Tuttavia non poteva mancare anche il ritratto dello stesso Gabriel Zaporta, nel medaglione del parapetto che ora si trova sulla sinistra dopo aver varcato la porta d’accesso alla sala.
Il Fregio degli amanti del Patio de la Infanta
Sotto il parapetto e sopra le colonne si trova un piccolo fregio decorato con 28 medaglioni raffiguranti 14 coppie di amanti che si guardano.
Analizzando le opere che potrebbero aver ispirato lo scultore e osservando i vestiti dei personaggi, è possibile identificare figure come Abramo e Sara, Giacobbe e Rachele, Seneca e Pompea, Ulisse e Penelope, oltre a Mausolo e Artemisia.
Ci sono anche altre coppie le cui storie d’amore trasmettono un messaggio di passione, come la regina di Saba, Balkis, e il saggio re Salomone; Achille e la regina delle Amazzoni Pentesilea; Dante Alighieri e Beatrice; Paride ed Elena; Eros e Psiche.
Questi amanti sono protetti da animali mitologici che fungono da guardiani dell’amore. Vogliono sottolineare che quel luogo custodisce e protegge l’amore come ricorda anche il nome che il palazzo aveva all’epoca: il “Palazzo dell’Amore”.
I 4 elementi naturali e le Allegorie del cortile della Principessa
Tra i dettagli più suggestivi delle decorazioni del cortile ci sono i simboli sulle 4 colonne centrali che si ricollegano ai quattro elementi della natura:
- l’Unicorno che simboleggia la Terra,
- il Leone che simboleggia il Fuoco,
- l’Aquila che simboleggia l’Aria.
- L’acqua, andata persa e sostituita da una copia dell’unicorno, sarebbe stata rappresentata da un serpente o da un drago e posizionata sulla colonna di Mercurio.
Lungo le colonne si ergono le statue che riproducono i vari pianeti sormontati dalla rappresentazione dei vizi e delle virtù dei loro figli. Sono ricchi di simboli magici e poetici che vanno ben oltre il semplice significato astronomico.
Potrai riconoscere Mercurio e la Luna, Saturno e il Sole, Venere e Marte e la “colonna” che rappresenta Giove, la Luna e Saturno con le braccia unite. Questa scultura sembra voler rappresentare l‘allegoria dell’alchimia, indicando le tre fasi della ricerca alchemica. È un simbolo che richiama l’origine ebraica dei cognomi Zaporta e Santángel.
Sono stati necessari secoli per comprendere la vera essenza della casa di Zaporta. Gli ebrei convertiti dovevano dimostrare la loro fede e il loro credo cristiano, e Gabriel e Sabina non potevano ammettere ciò che sarebbe stato considerato un peccato.
Il cortile centrale della casa fu progettato con lo scopo di custodire un segreto: l’“oroscopo” del 3 giugno 1549 alle ore 16.50. In quel giorno e ora si svolse il matrimonio tra Gabriel e Sabina de Santángel, la vera ispirazione di quello splendore.
Altri dettagli che potrai vedere durante la visita
Nel Patio de la Infanta è possibile ammirare anche un meraviglioso organo realizzato nel 1692 da Joseph de Sema. Fu restaurato nel 1990 dai maestri restauratori Arrizabalaga nel pieno rispetto dei suoi dettagli originali. Viene utilizzato ancora oggi per la Joseph Sesma International Organ Season che si svolge ogni anno.
Alle pareti sono esposti invece 8 arazzi appartenenti alla collezione Ibercaja . Furono realizzati, dal XV al XVII secolo, nelle Fiandre e a Bruxelles da importanti fumettisti come Rubens.
Prima di accedere al Patio potrai scoprire tutta la sua storia grazie ad una serie di panelli informativi appesi alle pareti.
Info utili per la visita del Patio de la Infanta
L’accesso alla sede del Patio de la Infanta si trova in via San Ignacio de Loyola 16.
E’ visitabile dal lunedì al sabato: dalle 11:00 alle 14:00 e dalle 17:00 alle 20:00. Domenica e festivi: dalle 11:00 alle 14:00.
Il costo del biglietto intero è di 3 €, ridotto 1,50 €.
E’ possibile partecipare a visite guidate che si svolgono solo su prenotazione e al raggiungimento di un numero di minimo 8 partecipanti.
La tariffa individuale è di 7 € e la durata è di circa 60 minuti.
Si svolgono dal lunedì al venerdì alle 11:00 e alle 17:00 e il sabato e la domenica alle ore 11:00.
I dati qui riportati sono relativi all’anno 2024. Per informazioni sempre aggiornate su costi e orari consiglio di consultare il sito ufficiale.
” Per tutti i consigli utili per visitare Saragozza ti consiglio di approfondire anche con questa Guida Pratica.“