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Dante Alighieri in Casentino: itinerario dei principali luoghi danteschi

Sei alla ricerca di luoghi intrisi di storia e poesia che hanno ispirato ed ospitato Dante Alighieri, nel suggestivo Casentino?

In questo articolo troverai un itinerario per rivivere i versi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso che si intrecciano con la bellezza naturale dell’affascinante vallata toscana.

Dante Alighieri e il Casentino

Scopriamo insieme il mistero e l’incanto dei luoghi che in Casentino hanno ispirato Dante Alighieri nella creazione della sua epica Divina Commedia.

Dopo aver partecipato a sanguinose battaglie e aver vissuto gli anni dell’esilio tra i maestosi Castelli di Poppi e Romena, il Sommo Poeta ha tratto ispirazione da questa terra magica per tessere l’intricato tessuto del suo capolavoro letterario.

Centro Multimediale Dantesco

Centro Multimediale Dantesco Pratovecchio Stia

Di recente apertura, il Centro Multimediale Dantesco nel comune di Pratovecchio Stia è il punto di partenza perfetto per avere un’idea di quanto Dante Alighieri e le sue opere siano legate al Casentino e di come muoversi per visitare tutte le tappe più importanti.

Tre stanze all’interno del Palagio Fiorentino, un tempo residenza dei Conti Guidi, ospitano postazioni interattive che in compagnia del Sommo Poeta illustrano tutti i luoghi danteschi in Casentino.

Per gli orari di apertura, i costi del biglietto, le attività e i laboratori interessanti che il centro organizza, consiglio di seguire i social ufficiali.

La Divina Commedia e Borgo alla Collina

Il piccolo paese di Borgo alla Collina, nel Comune di Castel San Niccolò, non è citato nell’opera ma ha giocato un ruolo cruciale nella sua diffusione.

Nella Chiesa di San Donato riposano infatti le spoglie del primo commentatore della Divina Commedia, Cristoforo Landino. L’umanista fiorentino fu anche segretario della Repubblica Fiorentina dalla quale ricevette il castello di Borgo alla Collina in origine appartenuto alla contessa Elisabetta dei Guidi di Battifolle.

Il Castello di Romena nell’Inferno dantesco

“Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai.”

Inferno, canto XXX, 73 – 75

Nella bolgia dei falsari Dante incontra Mastro Adamo che si lamenta della sete incessante che lo tormenta e lo ricorda in Casentino quando i conti Guidi del Castello di Romena (Guido, Alessandro e Aghinolfo) lo spinsero a falsificare la moneta fiorentina, facendogli sostituire tre dei ventiquattro carati d’oro di ciascuna moneta con semplici metalli.

Una volta scoperto, il falsario fu bruciato sul rogo in un luogo che dopo molte ricerche sembra coincidere con la località di “Ommorto” (uomo morto) a circa 4 km dal passo della Consuma.

Ma s’io vedessi qui l’anima trista
di Guido o d’Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista.

Inferno, canto XXX, 76 – 78

Il XXX canto dell’Inferno prosegue poi con la menzione di Fonte Branda, un anfratto fra le antiche mura apparentemente insignificante, che però all’epoca stimolò l’attenzione del poeta.

Si trova lungo il sentiero che collega la Pieve di Romena all’omonimo castello.

Dante Alighieri ospite presso il Castello di Romena

Castello di romena Fontebranda Mastro Adamo Dante Alighieri in Casentino

Il castello di Romena non appartiene solo ai versi di fantasia del Sommo Poeta, ma fu importante testimone della sua vita da esiliato.

Dante Alighieri fu infatti ospite del conte Guido Selvatico di Dovadola e della moglie Manentessa, figlia di Bonconte da Montefeltro. La donna era parente e molto amica di Madonna Gherardesca, figlia del conte Ugolino e moglie di un conte Guidi del castello di Poppi.

Si racconta che Manentessa avesse rapporti troppo confidenziali con un frate francescano che visitava spesso il castello. Dante, in quanto ospite del marito, cercò più volte di avvisarlo ma la fiducia del conte nei confronti di un uomo di chiesa era intaccabile.

Dante lo provocò così con queste parole “Chi nella pelle di un monton fasciasse / un lupo, e fra le pecore ‘l mettesse / dimmi, cre’tu, perché monton paresse / ched’ei le pecore salvasse?”.

Il conte capì finalmente l’antifona e il frate non si fece più vedere.

Numerosi documenti testimoniano inoltre che Dante Alighieri fu il portavoce del conte di Romena, Alessandro Guidi, capitano della Lega dei Bianchi esiliati della Toscana.

Nel 1304 scrisse un’epistola per conto di Alessandro al cardinale Niccolò da Prato ed una a Oberto e Guido di Romena per informarli della morte dello zio (Alessandro).

Si dice inoltre che il Sommo Poeta si sia ispirato alle antiche prigioni del Castello di Romena per la struttura dei gironi infernali.

Dante Alighieri ospite al Castello di Porciano

Castello di Porciano Dante Alighieri in Casentino

Da Romena, Dante Alighieri si spostò anche al castello di Porciano (Stia), presso un altro conte Guidi. Da qui scrisse due delle sue più famose lettere:

  • il 31 marzo del 1311, inviò una lettera ai fiorentini, definendoli “scelleratissimi” per cercare di convincerli ad accettare il dominio dell’imperatore Arrigo,
  • il 16 aprile, la inviò all’imperatore stesso, esortandolo ad attaccare Firenze e a “schiacciarle il capo con il piede”.

Gli abitanti del paese tramandano ancora un particolare aneddoto legato a quelle missive. Le parole di Dante suscitarono le ire della Repubblica fiorentina la quale inviò a Porciano un incaricato per catturare l’Alighieri.

Il Poeta fu prontamente avvisato ma mentre si allontanava incontrò l’ambasciatore fiorentino che non conoscendo il suo volto gli chiese se Dante Alighieri si trovasse ancora a Porciano. Il poeta rispose: “Quand’io v’ero è v’era “ e proseguì per la sua strada.

Il Castello di Porciano è oggi di proprietà privata ed è recentemente riaperto in veste di albergo diffuso, con camere d’epoca ed un ristorante che propone piatti della tradizione toscana.

Capodarno nella Divina Commedia

“E io: <Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona,
e cento miglia di corso nol sazia.>”

Purgatorio, canto XIV, 16-18

Con questi versi Dante Alighieri cita il luogo in cui il principale fiume toscano ha origine. Capodarno si trova nel versante meridionale del Monte Falterona, facente parte del Comune di Pratovecchio Stia.

Per raggiungerla è necessario avventurarsi lungo vari sentieri di diverse lunghezze e difficoltà, che passano anche nelle vicinanze dal rinomato Lago degli Idoli, luogo del ritrovamento di circa 600 cimeli di origine etrusca e romana.

Camaldoli nel Purgatorio dantesco

Eremo di Camaldoli Casentino

“<Oh!>, rispuos’elli, <a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino.>”

Purgatorio, canto V, 94-96

Attraverso le parole di Bonconte, Dante colloca la sorgente del fiume Archiano sopra l’Eremo di Camaldoli, anche se oggi ha origine nei pressi di Badia Prataglia.

Qui è Maccario, qui è Romualdo,
qui son li frati miei che dentro ai chiostri
fermar li piedi e tenner lo cor saldo.

Paradiso, canto XXII, 49 – 51

Dante Alighieri cita inoltre il fondatore dell’ordine dei camaldolesi, San Romualdo, in un canto del Paradiso insieme ai “frati miei“, che in realtà sono monaci.

Camaldoli, con il Monastero e l’Eremo, è oggi uno dei luoghi spirituali più affascinanti di tutta Italia e una vera perla da non perdere durante un qualsiasi tour in Casentino. Si trova immerso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ed offre percorsi immersi nella natura per chiunque sia alla ricerca di un po’ di relax.

La Verna nei versi danteschi

Luoghi danteschi in Casentino Sasso Spicco La Verna

“Nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno.”

Paradiso, canto XI, 106-108

Le tracce dell’incantevole territorio casentinese arrivano fino al Paradiso dantesco: nella terza cantica Dante ricorda il crudo sasso della Verna dove San Francesco ricevette le Stimmate.

La Verna è un’oasi di pace dove ricongiungersi alla propria pace interiore e alla natura attraverso la visita dei luoghi spirituali ma anche grazie agli splendidi sentieri immersi nelle foreste circostanti.

Bibbiena e Bonconte da Montefeltro

<< Oh ! >>, rispuos’ elli, << a pie’ del Casentino
traversa un’acqua c’ha nome l’ Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino.

Là ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.

“Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce.”

Purgatorio, canto V, 94 – 96, 97 – 99, 124-126

Ai piedi della collina su cui sorge il paese di Bibbiena, il torrente Archiano si getta nel fiume Arno ed è proprio lì che Bonconte da Montefeltro, nel Canto V del Purgatorio, morì per le ferite alla gola. Il suo corpo fu inghiottito dalle acque del fiume e mai più ritrovato in seguito alla disputa che si creò tra gli Angeli e il Diavolo nata dal suo pentimento in punto di morte.

Federigo Novello a Raggiolo

“Quivi pregava con le mani sporte
Federigo Novello, e quel da Pisa
che fé parer lo buon Marzucco forte.”

Purgatorio, canto VI, 16-18

Dante Alighieri non cita direttamente Raggiolo nella sua Commedia, ma menziona il conte Federigo Novello che portò il castello di questo borgo al massimo splendore.

cosa vedere a Raggiolo Borghi più belli d'Italia e luogo dantesco

Oggi Raggiolo è uno dei Borghi più belli d’Italia, dove le antiche tradizioni vengono gelosamente custodite tra gli incantevoli vicoli e nei boschi circostanti.

Poppi nel Purgatorio dantesco

“E io a lui: <Qual forza o qual ventura
ti travïò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?>”

Purgatorio, canto V, 91-93

Poppi, è uno dei luoghi danteschi più conosciuti in Casentino, dove il busto di Dante domina l’intera vallata a fianco del Castello dei Conti Guidi e la Piana di Campaldino risuona ancora delle gesta eroiche dei combattenti.

Dante Alighieri a Poppi Casentino Castello dei Conti Guidi

L’11 giugno 1289 Dante Alighieri partecipò come feditore dell’esercito guelfo nella sanguinosa battaglia di Campaldino che vide il suo schieramento avere la meglio sui Ghibellini.

La colonna di Dante, fu eretta nel luogo dello scontro nel 1921, anno del sesto centenario della morte del Sommo Poeta.

Durante i primi anni del 1300, fresco d’esilio, Dante trovò rifugio anche al Castello di Poppi come ospite del conte Guido da Battifolle.

In questo periodo scrisse per conto della moglie Madonna Gherardesca, tre lettere rivolte all’imperatrice Margherita di Brabante consorte di Arrigo VII. In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, quando Dante apprese la triste notizia della morte del padre della contessa gli dedicò l’intero canto XXXIII dell’Inferno. I versi sul Conte Ugolino furono scritti proprio tra le mura del Castello di Poppi.

Il Pratomagno nei versi danteschi

“Indi la valle, come ’l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ’l ciel di sopra fece intento.”

Purgatorio, canto V, 115-117

L’imponente massiccio del Pratomagno è stato una presenza costante durante il soggiorno di Dante Alighieri in Casentino, in quanto veglia dall’alto sull’intera vallata.

Non poteva quindi mancare un riferimento al Pratomagno nella Divina Commedia dove viene esplicitamente nominato nel canto V del Purgatorio.

Il Pratomagno, con la sua bellezza unica e incontaminata, è un luogo che merita di esser esplorato. Offre una combinazione straordinaria di paesaggi mozzafiato, natura rigogliosa e una tranquillità che cattura l’anima. Numerosi sentieri conducono ad attrazioni uniche quali la maestosa Croce, una spada nella roccia e ad un relitto aereo.

Conoscevi tutti i luoghi danteschi in Casentino? Ti piacerebbe visitare la vallata dedicando un intero itinerario al Sommo Poeta?


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